Con tutto l'amore ossessivo del mondo








C’è la scena di un film che mi hanno consigliato dicendomi: “È di qualche anno fa, ma devi vederlo perché è bellissimo” che mi tormenterà per i prossimi anni. 

La trama è questa: una mamma un po’ strana ha un figlio con disturbo di deficit e di attenzione e iperattività, quindi difficile da gestire. Per quanto lei lo ami, a malincuore vorrebbe un figlio diverso, e cioè non dis-abile, nel senso che il suo, a differenza di quelli “normali” si mette spesso nei guai, o in situazioni oggettivamente difficile da gestire, ma che soprattutto adora la madre a modo suo, e cioè in modo ossessivo.

Il troppo amore può essere un problema. Lo so perché l’ossessione che Luca ha per me la sperimento tutti i giorni sulla mia pelle. Luca non fa che dirmi “Luca loves mommy” e non fa che ripetermi YOU ARE MY SWEETY. È un amore devastante, senza limiti, che mi impedisce, spesso, di interagire con il mondo circostante.  La mamma nel film, che riceve la stessa passione dal figlio e che pure a modo suo lo ama, in un momento di disperazione lo immagina che incontra una ragazza al college dei suoi sogni, che poi si laurea, che poi si sposa, e durante il matrimonio balla felice con la mamma.

È lo stesso sogno, devastante, che ebbi io, lo devo ammettere, malgrado feci di tutto per nascondere le mie lacrime calde e la mia vergogna. La prima volta fu al matrimonio di uno dei miei migliori amici Kevin. Nel mezzo della cerimonia, lui, bellissimo come sempre, invitò la sua mamma in un ballo pieno di amore e complicità e per la prima volta pensai: ecco, a me non succederà mai che mio figlio Luca, che eppure mi ama come nessun altro al mondo, mi inviterà a un ballo così speciale durante il suo matrimonio, perché, per quanto io credo che lui sia perfetto, nessuno lo vorrà mai sposare. Ricordo che scappai in bagno a piangere. La seconda volta è più recente: qualche mese fa Eric, che ormai nessuno (men che meno i suoi genitori) pensava facesse il grande passo, ci ha invitato al suo matrimonio. Ballavano tutti, come nei migliori matrimoni ebrei, ma il ballo con la sua mamma Judy fece commuovere tutti, per ragioni diverse. La più diversa era la mia, che infatti anche questa volta mi ritrovai nel cesso del bellissimo centro che avevano affittato a piangere come una bestia.

Nel film, bellissimo, che tanto mi hanno raccomandato, la mamma pensa alle stesse cose, ma con una diversa conclusione: malgrado l’amore devastante che suo figlio prova per lei, lei decide di farlo internare in un centro per persone pazze perché la sua disabilità è troppo difficile da gestire. Orrenda è la scena in cui lui cerca di scappare chiedendo aiuto alla madre che guarda stupita senza fare nulla per scagionarlo,  e devastante è la scena successiva, quando Steve lascia un messaggio d’amore al cellulare della sua mamma, che lo ha tradito in tutti i sensi.

Pensando a Luca ho creduto di morire.

Il vero problema di questo film è, a mio parere, il messaggio distorto che chi non vive questa realtà non può capire, e che sta a noi genitori spiegare bene. Il fatto che i nostri figli dis-abili non balleranno con noi al loro matrimonio, che non condivideranno con noi la gioia di una laurea in una università prestigiosa e che non proveranno l’emozione di presentarci una loro fidanzata, non è colpa loro. È colpa di una società che pensa che solo così una mamma possa realizzarsi, anche se i propri figli la adorano in modo ossessivo. Invece la vita è esattamente l’opposto: dobbiamo cercare di apprezzare quello che abbiamo anche se non coincide con i valori di Hollywood.

L’amore di Luca spesso mi soffoca e mi irrita, sono la prima ad ammetterlo. Non è facile avere un figlio come lui. E sì, a volte mi chiedo come sarebbe se io e Dan avessimo deciso di fare all’amore il giorno dopo e avessimo concepito un figlio diverso da lui. Credo che sia normale. Ma una cosa è certa: non è colpa sua se io non potrò mai ballare al suo matrimonio. Se io non potrò mai gioire del raggiungimento della sua laurea. Nel film che mi hanno consigliato, sembra che l’alternativa sia liberarsi della dis-abilità e cercare in tutti i modi di avere una vita senza delusioni, anche se con un cuore distrutto. Come dire che è meglio rinunciare a un amore ossessivo e far finta che vada tutto bene.

Mi fa anche pensare che se ci fossero più servizi, se ci fosse un sistema più efficiente, si potrebbe arrivare a conclusioni diverse invece che dover decidere se pugnalare al cuore il proprio figlio che ti ama incondizionatamente o cercare di sopravvivere.

Ma in fondo, mi sono detta cercando di calmarmi, è solo un film.

Mommy (Xavier Dolan, 2015)






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