Luca, Sean Penn e Chianti e angeli



E' tutto il giorno che penso a questo esatto istante. Dopo aver fatto i letti, pulita la sabbietta della gatta, aver discusso con la terapista di Luca come fare quando non ha voglia di lavorare e si siede per terra, e dice solo 'Fly me to the Moon', che vuol dire che l'unica cosa che lo fa alzare e' Frank Sinatra; dopo essere andata a portare Sofia dall'amica, aver fatto la spesa, aver portato Pia a casa con un buon pranzo per sua mamma, che non sta bene; dopo aver messo (male) la complessa griglia di ferro che in teoria separa Luca dai cani in macchina, dopo aver guidato per due ore con Emma e Luca e i cani (la griglia e' crollata al sesto chilometro, con conseguente smadonnata mia, e coi cani che mangiavano le patatine di Luca, unica mia arma per farlo star tranquillo e non tirarmi i capelli mentre viaggio a 140 km in autostrada), dopo essere arrivata a Becket, messo via le robe portate, fatto da mangiare, pulito la cucina, convinto Emma e Luca ad andare a letto (Luca, a dire il vero, l'ha convinto la melatonina, ma transit). Dopo tutta sta roba, finalmente arriva il mio istante. Un bel bicchiere, bello pieno, di Chianti (Melini, Borghi D'Elsa, comprato in un negozio disgraziato nei paraggi della foresta americana) e la mia pagina al computer. Bella e bianca. Vergine.

Avevo progetti enormi per questo momento: immaginare di pesare quindici chili meno, avere dieci anni meno e ricevere una telefonata da, chesso', Sean Penn o Folco Orselli per parlare e sbaciucchiarsi. Invece, porca la malora, son qui a pensare al momento in cui stasera ho messo a letto Luca.

Si, perche' io Luca lo metto a letto, come si mette a letto un bimbo di un anno. Gli lavo i denti, lo convinco a far pipi' (seduto) in bagno, gli metto il pigiama, lo copro, gli ricordo quanto lo adoro, spengo la luce e chiudo la porta. Solo che Luca tra due mesi compie quattordici anni. Ha tantissimi peli neri scuro sul pube, ha il pisello da grande, con erezioni continue; ha il baffi, il 39 di scarpe e la fame atavica tipica degli adolescenti. Solo che ancora non sa mettersi le scarpe, lavarsi i denti, parlare, usare il bagno indipendentemente. Non e' capace di dirmi se ha mal di testa, se gli girano i coglioni, se ha voglia di gelato, se si e' innamorato, se e' triste. O felice. O solo. Se capisce la sua situazione, e ha domande. Se si confronta. Se soffre, come soffro io, ogni volta che gli metto le scarpe, o mi accorgo di non poter condividere nessuna emozione con lui.

Non voglio metterla giu' dura. Davvero. Non e' neanche che mi sento poverina per avere un figlio autistico e con un cromosomo in piu'. Ci mancherebbe altro. Anzi, io sono davvero fiera di avere un figlio come Luca. Lui e' unico, e' diverso, un po' come lo siamo tutti, solo che lui di piu'. Lui mi insegna ogni giorno un sacco di roba, e la cosa piu' profonda che mi ha insegnato e' di non nascondere le emozioni. Luca quando ascolta Fly Me to the Moon, o una canzone di James Taylor, lui balla, e' euforico, non sta nella pelle. Senza filtri. Quando la zia Anna lo abbraccia e gli dice I love you, Luca spontaneamente le da l'abbraccio piu' grosso, piu' puro. Ne abbiamo, noi normali, da imparare da Luca.

E' solo che vorrei avere una conversazione con lui, anche una volta sola. Vorrei potergli dire, guarda che a noi va bene cosi', Luca. Poter ascoltare le sue opinioni, o anche solo la sua voce. Vorrei avere un figlio normale per ventiquattr'ore, che mi convinca che va bene cosi', va bene anche se non si e' normali. Vorrei esser sicura che lui sta bene. Ecco. Tutto qui.

Poi io e Dan ci saremo sempre. Gli laveremo i denti, gli allacceremo le scarpe, lo terremo per mano quando attraversiamo, discuteremo con le sue terapiste, lo metteremo a letto, gli compreremo il budino al cioccolato e gli ipod che vuole. Non e' quello.

Che poi chissa' se chi legge capisce. In questo mondo, il nostro, dico, noi diamo per scontato che vada bene a tutti avere figli diversi, o handicappati, come dicon in certi ambienti.

Pensa te che io penso di avere un angelo...

Commenti

  1. cara marina,
    i tuoi pezzi migliori sono quelli che riguardano luca. e non sarà mica un caso. vorrei raccontarti tante cose, condividere con te quello che provo quando leggo di luca. magari un giorno... comunque al di là di tutte le cose che si possono dire una la voglio scrivere subito: le tue parole così belle, così mamme (le parole...), così sane, così limpide mi rendono tuo figlio così familiare da pensarlo almeno una volta al giorno (la passione per "fly me to the moon" ci unisce). tuo figlio fa nascere nella mia pancia (e non fraintendermi perché non voglio essere una palla al culo o una cretina ingenua) un forte sentimento che è proprio amore e mi fa battere il cuore più forte, proprio come mi succede per leah.
    perdona la mia intrusione, non ci vediamo e non ci sentiamo da almeno vent'anni e guarda tu...

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  2. ho la fortuna di incontrare un angelo, tutti i giorni, da settembre a giugno, a volte mi fisso per cercare di farmi guardare e dico -cribbio almeno una volta incontra il mio sguardo-comunica attraverso immagini, ma solo per far contenti i normali che la circondano.cosa la rende felice? lilli e il vagabondo, ma non tutta la storia, quel pezzo dei siamesi, che le leggo e rileggo ogni giorno, e ancora e ancora. così gioiamo insieme, o alameno così sembra. perchè è l'unico momento in cui sento che i nostri mondi per una frazione di secondo si incontrano...e lo chiamano lavoro. io mi sento fortunata a lavorare con un angelo.

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