Euforie misto ansia
La voglio mettere giù perché
così più avanti la ritrovo. È questa sensazione di euforia che mi prende ogni
volta che qualcuno viene a trovarmi, questa voglia di essere all’aeroporto due
ore prima nella speranza che l’aereo arrivi in anticipo. Questa volta poi, dopo
tredici anni, viene anche Milena, la mia zia/mamma con cui condivido le gioie e
i dolori di crescere figli diversi. Per lei, presa come me a gestire una
famiglia complessa, venire qui è difficile, e infatti non viene da quando ero incinta
di Sofia, che adesso, in terza media, prende già brutti voti e dice balle, per
dire come passa il tempo.
È l’euforia che mi viene
la settimana prima, quando tiro fuori tutto dagli armadi per riordinare,
buttare via le cose vecchie, quando lavo anche i cani, pulisco il forno, faccio
tutti i bucati possibili e immaginabili. Pulirei anche il marciapiede fuori, se
potessi.
L’euforia che mi fa
svegliare poi la mattina del fatidico giorno e mi mette un’agitazione bella, mi
fa telefonare alle sorelle tutte e chiedere, sono partite? Erano agitate? Erano
contente? Chi le ha accompagnate all’aeroporto? Chiedo a raffica, anche se so
già le risposte. Faccio le stesse domande a Renata, poi a Anna e poi a Serena. Questa
volta anche a Bruno. Dico loro, vi chiamiamo dall’aeroporto.
È anche un’euforia un po’
triste, perché penso che l’inizio abbia in sé anche la fine, che ogni volta mi
distrugge. La tristezza del viaggio in macchina di ritorno dall'aeroporto, dove più si nota
l’assenza ogni volta mi fa piangere, cazzarola.
È anche un’euforia
mischiata a paura di deludere le aspettative: che Luca non saluti bene, che
Sofia non si comporti bene a tavola, che Emma faccia i capricci, che Dan non
partecipi alle nostre avventure, che i cani piscino per terra. Paura di farmi
vedere in questo mio mondo tanto lontano da loro e di sentirmi in qualche modo
vulnerabile, come se loro veinssero qui e poi avessero l’esigenza di analizzare
il mio mondo.
Poi lunedì è anche il
compleanno di Luca, che ogni anno mi stupisce perché malgrado diventi grande
rimane sempre piccolo, e ogni dodici novembre allarga il gap tra l’età
anagrafica e quella della sua (im)maturità. È l’unico giorno dell’anno che mi
faccio un po’ pena, che sento dentro un dolore immenso per avere un figlio autistico,
che poi viene alimentato dal mio
senso di colpa per sentirmi così, perché mi sembra di fare un torto a Luca:
come dire, avrei voluto che tu fossi diverso.
Poi lunedì è anche il
giorno che alla rai ritirerà mio padre fuori dal cilindro, cosa che mi riempie di orgoglio, ma che so dovrò avere a che fare con dei magoni massicci.
Insomma, ho dentro di me
un garbuglio di sentimenti, che oramai dopo tanti anni sanno bene come gestirsi
tutti gli angoli del mio cuore.
Vado che devo (ri)pulire
il cesso.
Cara Marina, come ti capisco.. anche io ho le malinconie per il ritorno a casa di mia figlia prima ancora che arrivi da Stoccolma! Le mie amiche mi dicono "ma cosa stai a pensare, goditi il presente!" e io dentro di me penso "ma che ne sapete voi!!" vabbè.. solito grande abbraccio, ora vado; anche io sto io pulendo il forno . e Annachiara arriverà solo il 18 dicembre.. la prendo da lontano!
RispondiEliminaMarina, hai visto il documentario su papà?
RispondiEliminaio ne ho parlato qui:
http://pazzoperrepubblica.blogspot.com/2012/11/quelli-cheapprovano-e-quelli.html
ciao