Acido muriatico
Sono pianti solitari e disperati quelli che mi faccio in
macchina ogni volta che torno da un incontro in cui si discute di Luca, del suo
presente e del suo futuro. Le lacrime vengono giù da sole, e sulle guance
bruciano come acido muriatico.
Ci metto dentro tutto, nei miei pensieri che
arrivano senza preavviso e che viaggiano più veloci del paesaggio proposto dai
finestrini: la delusione di avere per tanto tempo voluto un figlio e poi essere
qui con un figlio che non avrei voluto; il senso di colpa di avere questi
pensieri; il viso di Luca stamattina che si è spaccato in un sorriso immenso
quando mi ha visto scendere le scale, in pigiama e spettinata; l’odio per tutte
le persone che non hanno mai pianto per un dolore così profondo, che anche se
spiego non si capisce; quello, ancora più violento, per le persone che hanno i figli normali e non si sono
mai soffermati a ringraziare dio e la madonna, e che prendono il loro essere
normali per scontato; il bisogno di un abbraccio da mia mamma, ma anche la
contentezza che non sia qui con me, ad assistere a questo mio dolore, per evitare
anche a lei di stare male per me, come io sto male per Luca.
Stamattina io e Dan siamo andati all'appuntamento con l’avvocato che
si occupa di Luca, o meglio che ci aiuta a navigare i passaggi legali complessi e contorti che ci permettano di salvaguardare i diritti di Luca. Oggi in particolare siamo andati a iniziare il
processo di tutela per Luca quando compie diciotto anni, e cioè a novembre. In teoria essendo maggiorenne, sarebbe considerato un adulto, ma siccome non è in grado di intendere e di volere, lo Stato lo fa
per lui. A meno che noi non andiamo davanti a un giudice e diciamo: ci pensiamo
noi. Il giudice valuta la nostra situazione economica, giudiziaria e di stato
mentale e poi decide se noi siamo in grado di occuparci di lui.
È di per sé un concetto che scatura in me molta tristezza:
riconoscere che Luca sia gravemente ritardato mentale è la prima cosa che mi
accoltella. Mi è subito venuta in mente una telefonata che feci a mia madre
anni fa, di ritorno a uno di quei test micidiali in cui mi venne detto che mio
figlio era profondamente ritardato mentale. Mi era sembrato che lo dicessero
quasi con disgusto, dopo che per più di un'ora tentarono di farlo reagire a diversi stimoli. Io
avevo assistito al macello, e temevo un esito devastante, che infatti venne
puntuale.
Piansi in macchina anche quella volta lì, ma piansi ancora più forte
al telefono quando dovetti annunciarlo a mia madre. Mi ricordo di averle sbattuto la cornetta
in faccia, perché pronunciare quelle parole era troppo forte per me, e mi sono
sempre pentita di non avere trovato la forza di rimanere composta nel
comunicarglielo, per proteggerla. Me la immagino ancora in piedi, davanti al telefono, con la
cornetta a mezz’aria e gli occhi lucidi.
Poi, per quanto io capisca e apprezzi il motivo per cui un
giudice debba stabilire se noi siamo in grado di occuparci di Luca, la cosa mi
riempie di tristezza, e anche di rabbia. Vorrei che questo giudice, che per ora
non ha un nome o un viso, passasse del tempo con noi, anzi no: con Luca. Che
fosse lui a essere svegliato alle tre di notte, alle tre e mezza, alle quattro,
alle quattro e un quarto da un diciassettenne gravemente ritardato mentale,
nudo e iperagitato. O che venga il signor giudice a pulirgli la stanza piena di
merda, o a lottare per i suoi diritti, o a rinunciare a ferie, al cinema, alle
gite in montagna, alle passeggiate in bicicletta, a un futuro semplice. Il
giudice è in ritardo di quasi diciotto anni, a voler vedere.
Aggiunge l’avvocato che solo uno di noi dovrà essere il
tutore, l’altro avrà il compito di stare a casa a curare Luca così lo Stato lo paga. Siccome io ho
tette e michetta, sono stata da lui designata a stare a casa, mentre Dan sarà il
tutore, perché maschio, per cui per l’avvocato è scontato che sia lui a
guadagnare e io a occuparmi dei bisogni di Luca. C’ha beccato in pieno, ma non
pensavo che fosse così ovvio. Ho detto all’avvocato che se è per quello dovrei
essere pagata da tanti anni, ma lui non ha colto la battuta, perché in effetti
non fa ridere: sarei miliardaria adesso se qualcuno mi avesse pagata
dall’inizio.
Avere un figlio come Luca implica un disagio in ogni campo
della vita di chi gli sta attorno: emotivo, pratico, giudiziario, quotidiano,
futuro. Una destabilizzazione della mia vita, di quella delle mie figlie Sofia e Emma e di quella
di Dan. E poi alla fine è questo che mi fa piangere in macchina.
Luca, invece, va avanti come un treno, con il suo iPad e il
suo sorriso perenne.
Come sempre, lo invidio.
bruciano le parole, invece, come acido muriatico. che scortica e non fa più essere quelli di prima.
RispondiEliminail resto è sguardo silenzioso.
Ciao Marina, ho perso il lavoro alla soglia dei 50 anni, e come puoi prevedere non ne ho piu' trovato uno, ma nonostante tutti i problemi , soprattutto di ordine economico che mi costringono a rinunciare a molte cose materiali, non smetto mai di ringraziare il cielo di avere due figli sani, il piu' "piccolo" diventa maggiorenne quest'anno, come il tuo, e la sua allegria i suoi sogni, il suo amore per la musica e per la vita, la sua voglia di partire alla scoperta del mondo, sono la mia ragione di vita e la mia voglia di lottare sempre e comunque. Ti sono vicina anche se non ti conosco e ti ammiro per il tuo coraggio. Un grande abbraccio a te ed a tutta la tua famiglia. Rossella
RispondiEliminaGrazie Rossella. Un abbraccio a te e ai tuoi ragazzi!
RispondiEliminaTi abbraccio forte forte
RispondiEliminaIo ringrazio che i miei tre figli siano normali e stiano bene, e la loro presenza sia felicità e non disagio.
RispondiEliminaNon proprio dio e la madonna, ma altro, credo il fato.
Grazie Marina, per la visione e il coraggio.
Meriti un abbraccio.
Guido
Ciao Marina, leggo quello che hai scritto e....mi sento meno sola. Capisco TUTTO, compresa la merda da pulire e le lacrime all'acido muriatico....Io ho tre figlie "sane" e un fratello disabile con un ritardo mentale o autistico o quello che preferisci. Adesso, dopo la scomparsa dei miei genitori ho 4 figli, che culo! Ci chiamano siblings (scoperto da poco) in sostanza siamo i nuovi genitori, un'eredità che non avrei mai voluto. Ti abbraccio e ti bacio bella.....milanese.
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