Rain Man: anche a noi è successo
Ieri sera non avevo voglia di andare a letto.
Eravamo appena
tornati da casa di Byrne, dove avevamo bevuto con lui un bicchiere di rosso
buonissimo e ci eravamo raccontati delle vacanze di Natale.
A casa c’era silenzio: i ragazzi a letto, Dan anche. I cani
nella loro cuccia in sala. Io, sveglia come un grillo. Mi sono ricordata di una
bottiglia di Chardonnay in frigo, che ho subito aperto e mi sono versata in un
calice di Ikea (sei per 3 dollari e 99) e ho acceso Netlix sull’iPad.
All’inizio pensavo di guardarmi Annie Hall, ma a tutto c’è
un limite: potrei davvero recitarlo a memoria. Ho pensato allora di guardare Good
Morning Vietnam, per rivedermi il viso allegro di Robin Williams, ma dopo dieci
minuti mi sono rotta. Nel frattempo, Rosario, il mio amico italiano che vive in
Canada, mi raccontava della sua giornata chattando su Facebook, per cui poi mi
sono distratta e non ho più pensato a un film.
Ma poi mi sono detta: voglio guardare Rain Man. Lo avevo
visto quando era uscito, nell’88, prima di sapere cosa fosse esattamente l’autismo.
Da quando è nato Luca ho evitato di riguardarlo, per paura di odiarlo. Tra
l’altro c’è Tom Cruise, verso cui ho una specie di odio quasi esagerato. Ma
Rosario aveva detto 'ci sentiamo dopo', e quindi ho schiacciato play: Tom Cruise una merda di uomo, la Golino con quella voce lì
monotono e dei vestiti inguardabili. Vedi che ce la faccio a vederlo?, mi sono detta
mentre mi facevo una sigaretta per fumarmela in cucina, seduta sul tavolo.
Poi arriva lui, Dustin Hoffman. Mi ha stupito da subito la famigliarità di ogni suo movimento, di ogni sua reazione: il suo gesticolare, il suo
dondolarsi, il suo ripetere sempre le stesse cose, la sua stanza che guai a chi
tocca le sue cose. La paura di prendere l’aereo, le urla di paura per le cose
che non si conoscono.
Anche a noi è successo.
Poi Tom Cruise che lo porta via, lui e la Golino che
trombano e Dustin Hoffman che si mette a guardare la tele nella stessa camera, assolutamente ignaro di cosa sta succedendo nel letto.
Anche
a noi è successo.
Mi cresceva il magone, ma mi sono detta, sì, ma ce la faccio. Poi è
arrivata la scena in cui Tom Cruise capisce che Dustin Hoffman è Rain Man. Sono
in una stanza di motel: Tom ha capito ormai come ‘funziona’ il fratello, e gli mette il letto nella posizione che
vuole lui, il tavolino davanti e trova alla tele il suo programma preferito.
Anche a noi
è successo.
Poi Rain Man si va a lavare i denti e Tom gli chiede come fa ad essere così bravo con i
numeri. Insomma, viene fuori che capisce che è il fratello maggiore, e cantano
insieme la canzone che cantavano da piccoli. Poi Tom apre l’acqua della vasca e
Rain Man urla: si capisce che lo avevano mandato via perché una volta aveva
scottato il fratellino con l’acqua bollente e avevano paura che gli facesse ancora
male.
Poi Tom dice: “Sono le undici, è ora di andare a dormire”: lo accompagna sul ciglio del letto, gli toglie le pantofole, lo mette a letto. Rain Man
si mette in posizione fetale, e chiude gli occhi.
Anche a noi è successo.
Ho spento. Ho avvisato Rosario che andavo a letto, ci
saremmo sentiti domani. Poi sono andata di sopra e ho pianto un pianto sonoro,
violento, svegliando tra l’altro Dan, che dormiva da due ore. Pensavo alla
difficoltà che Luca ha nel vivere nel nostro mondo, nel doversi adattare a
tutto. A volte lo dò per scontato, ma per lui adattarsi a noi è uno sforzo
sovrumano. Mi sono sentita come in colpa per non pensarci più spesso, per non
complimentarmi con lui ogni volta. Mi sono sentita male, fisicamente, all’idea
che io probabilmente morirò prima di lui, e rimarrà senza di me, e dovrà affrontare la
sua vita comunque, con un dolore e una solitudine che non saprà esprimere. Ho sentito mal di cuore.
Poi Dan mi ha abbracciata e mi sono addormentata.
Domani c’è la revisione di tutti i servizi offerti a Luca. È
una riunione annuale importante, in cui si decide se continuare o no il lavoro fatto
con Shmoo finora. Ci saranno una decina di persone,
compresa una rappresentate del distretto scolastico, quella che paga tutti i
servizi più la scuola.
E io ho già la nausea adesso.
Come è andata?
RispondiEliminaUn abbraccio.
È andata bene, grazie. Poi alla fine va sempre bene :-)
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