Ciao, Lola. I love you.
Venerdì abbiamo deciso di fare una bella passeggiata tra i boschi
di Becket tutti e cinque, insieme a Lola. Abbiamo invece lasciato Oscar, che ha
15 anni, a casa. Lola era felicissima. Come suo solito, correva avanti e
indietro per assicurarsi che andasse tutto bene. Il sorriso dei boxer è
disamante, il loro entusiasmo trabocca da tutti i pori, sempre e comunque.
Poi siamo tornati a casa e si è messa, come sempre, vicino a
me, seguendomi come la mia ombra, come faceva da otto anni. La sera dopo cena,
sono arrivati a trovarci Liz e Russ, carissimi amici conosciuti a Brooklyn
duemila anni fa che come noi hanno una casa a Becket. La Lola ha fatto il suo
solito show: salti per leccare la faccia di Liz, richiesto montagne di carezze,
di attenzione. Poi si è seduta ai miei piedi, di fianco al fuoco che Dan aveva
acceso.
Poi siamo andati a letto. Oscar, che non riesce più a fare
le scale, si è accucciato in sala, e Lola è salita facendo i gradini a due a
due e si è messa a dormire di fianco a me. Poi di notte si è spostata di là,
dove c’è un materasso su cui dorme sempre.
Ieri mattina alle sette io e Dan ci siamo svegliati di colpo
perché Lola respirava come se avesse fatto una corsa pazzesca. Noi due e Emma
siamo accorsi per vedere cosa stesse succedendo e ci siamo accorti che non riusciva a
camminare. Dan l’ha aiutata a fare il gradino e si è accucciata, sempre
ansimando, nella stanza di Emma.
Al tocco il suo corpo era freddissimo, e il
suo sguardo nel vuoto. Ci siamo subito allarmati e abbiamo chiamato il
veterinario. Ma ieri era festa qui, e ovviamente non ha risposto nessuno. La
segreteria telefonica dava un numero per le urgenze, che abbiamo chiamato
subito, ma anche lì c’era una segreteria telefonica. Abbiamo lasciato un
messaggio di richiamarci al più presto.
Intanto io e Emma ci siamo coricate di fianco a Lola, e l’abbiamo
accarezzata, cercando di calmarla. Siamo state lì, io e lei per una
mezz’oretta, ma poi mi sono alzata per vedere come fare per trovare un altro
veterinario, magari una clinica. Dopo qualche minuto ho sentito che stava
cercando di alzarsi, e sono corsa da lei: aveva fatto la cacca di fianco a lei
e cercava di spostarsi. Mi ha guardato con gli occhi del senso di colpa per
averla fatta sul pavimento, e io l'ho rassicurata che per questa volta non mi sarei arrabbiata. Dan è andato
a prendere lo scottex per pulire e siamo tornati a cercare un posto dove
portarla. Abbiamo trovato un ospedale veterinario a un'ora da casa, e ci hanno detto di portarla al più presto.
Ad un certo punto non l’abbiamo più sentito ansimare. “Lola is
not breathing!” ha urlato Emma spaventatissima. Sono andata da lei e ho notato con orrore che non respirava più. L’abbiamo sollevata e portata di corsa in
macchina, avvolta nella sua coperta. L’ho appoggiata e l’ho baciata, piangendo
forte. “Ciao Lola. I love you”.
Era morta.
I veterinari hanno poi fatto un’ecografia
all’addome e l’hanno scoperto tutto insanguinato da un cancro che aveva alla
milza e che era scoppiato. Non ci sarebbe stato niente da fare.
Avevo conosciuto Lola che aveva solo due giorni. Era
bruttissima, all’inizio, ma poi di una bellezza stravolgente. Sognavo un boxer
da cento anni, e Dan aveva finalmente detto di sì. Lola era stato il mio regalo
di Natale. Io e Sofia, al compimento del terzo mese, la andammo a prendere in
macchina. La cucciola piangeva per la paura, e Sofia la teneva in braccio per
calmarla. Ricordo che avevamo sbagliato strada e ci eravamo ritrovate in una
strada di campagna, dove due bellissimi cervi ci avevano attraversato la
strada, girandosi per guardarci.
La Lola era una rompicoglioni: voleva sempre essere al
centro dell’attenzione, non si stancava mai di essere sbaciucchiata e
accarezzata, saltava addosso a tutti per baciarli, aspettava che qualcuno si
sedesse sul divano per potersi mettere in braccio. Si credeva un gatto, ma
invece era un cane grande e grosso. Era estremamente protettiva nei miei
confronti, e non ammetteva che nessun cane le passasse davanti senza abbaiare
come una pazza. Non avrebbe mai fatto male a una mosca, ma intimidiva un sacco
di gente. Non ha mai capito che non poteva dormire nel lettone, anche perché in
fondo a noi piaceva che venisse. Mi seguiva dappertutto: in bagno, in cucina,
in camera da letto. Dove c’ero io c’era lei.
Il dolore per la perdita di un cane, che è atroce, è sempre
tinto da un sottile senso di colpa. L’altro giorno, per esempio, prima che
morisse la Lola, ascoltavo delle interviste alla radio a dei rifugiati siriani
e afgani in un campo profughi in Grecia. Ascoltavo la disperazione della gente,
la loro impossibilità di tornare indietro o di andare avanti. Dei bambini
separati dai genitori. Strazi. Poi pensavo a quante persone che conosco hanno
perso un figlio o una figlia.
Ecco, in un certo senso provare così tanto dolore
per un cane sembra quasi un privilegio. Eppure fa un male lancinante. Mi manca come se mi mancasse
un’amica, come se mi mancasse una parte di me. Mi stringe il cuore vedere Oscar
cercarla per tutta la casa, guardarmi come se mi volesse chiedere, andare alla
porta ogni volta che entra qualcuno per vedere se Lola entra scodinzolando con
quel pezzo di coda che le era rimasto. Mi piange il cuore vedere Sofia piangere
un po’ di nascosto, Emma cercare di farci ridere, Dan piangere forte,
singhiozzando.
Lasciare Becket ieri senza la Lola in macchina mi ha spezzato
il cuore: mi sembrava di lasciarla lì, lei, di dimenticarla. Portar fuori solo
un cane è straziante. Appena metto un guinzaglio solo e lascio l’altro appeso
scoppio a piangere, esco con le guance bagnate e gli occhi grondanti di lacrime
che la gente che passa mi guarda strano.
Se potessi rivedere la mia Lola per ancora cinque minuti la
ringrazierei per tutto l’amore puro che ha saputo darmi, per la compagnia, per
avermi protetto e accomagnato in questi otto anni in cui non mi ha lasciato
sola. Mai.
Ciao Lola. I love you.
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RispondiEliminaTi abbraccio forte, tesoro mio.
RispondiEliminaThat was so sad and so beautifully written! Losing a pet is so difficult. I'm so very sorry for your family. Sending hugs and lots of love your way.
RispondiEliminaEcco Marina, era dal 24 luglio che non piangevo così e oggi mi è tornato fuori tutto. Un mese e mezzo fa ho dovuto addomrentare Giulia che da sedici anni e mezzo, ben prima dei miei figli, stava con me. Il dolore è solo sopito, quindi non piango più quando esco solo con l'altra mia cagnetta ma basta un niente a farlo tornare fuori. E' un pezzo della famiglia, un pezzo del tuo cuore che se ne va e lascia un vuoto, però colmo di ricordi e anche la pisciata sul divano (che per noi era la costante quando dimenticavamo di metterci sopra le sedie uscendo di casa) diventa un simpatico aneddoto. Vi mando tanti pensieri positivi in attesa che il senso di perdita diventi un pochino più leggero. vale
RispondiEliminaTi capisco quando ho perso Ketty, di 18anni, la mia piccolina pelosa, la sorellina che mi ha accompagnata dalla perdita di mio padre, che avevo 13anni, alla nascita di mia figlia...io ho scritto fiumi di parole, poesie,tante quante mai prima
RispondiElimina...oggi dopo 13 anni quando la penso piango ancora....un abbraccio
Sfondi una porta aperta, perdere un cane è perdere una parte di se stessi, straziante, come dici tu : eppure , almeno io, non riesco a vivere senza averne uno accanto e, come disse schopenhauer, non vorrei vivere in un mondo senza cani.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Cristiana