A Dan, nel giorno di San Valentino
A
pensarci bene, io e Dan non avremmo neanche dovuto incontrarci: lui abitava in
un paesino del Massachusetts e io a Milano, zona Città Studi. Lui parlava poco
l’italiano, io non parlavo inglese. Lui ascoltava i Velvet Underground e io De
Gregori.
Poi
invece per un caso stranissimo, le nostre due vite si sono incrociate per
qualche mese, quando io ero negli Stati Uniti come ragazza alla pari. Ma poi,
anche lì: io sono tornata a Milano e lui è rimasto là, lontano. L’Internet era
una cosa da fantascienza, allora, e le telefonate le si facevano con le
duecento lire, che io raccimolavo per casa per andare a telefonargli nella cabina
di Piazza Adigrat. Gli scrivevo lettere d’amore struggenti e quando avevo
abbastanza soldi, andavo a trovarlo. Ma nessuno avrebbe immaginato che dopo tre
anni di telefonate a duecento lire a volta ci saremmo ritrovati ancora. E
invece, le nostre vite si sono incrociate ancora, per la seconda volta.
Poi
sono venuta a vivere con lui e ci siamo addirittura sposati per ben due volte,
abbiamo finito i nostri studi e abbiamo deciso di metter su famiglia. Qualche
anno dopo è nato Luca, con tutto quel bagaglio complesso e faticoso che si
porta dietro. La maggior parte delle coppie, davanti a tanto stress e a tanta
angoscia, non ce la fanno e divorziano. Noi, malgrado gli alti e bassi che i
miei amici con cui mi confido conoscono, abbiamo tenuto duro e siamo rimasti
insieme, tanto da farne altri due, di figli.
Stamattina,
dopo ventisei anni di matrimonio, sono scesa in cucina che erano le sette
passate, con i capelli in disordine, il pigiama e a piedi nudi. Dan era già
lavato, vestito e stava preparando il sugo e la pasta per il pranzo di Emma.
Aveva già fatto la doccia a Luca, lo aveva vestito, gli aveva preparato la
colazione e il pranzo. Il pulmino era appena passato a prenderlo.
“Good
Morning!”, gli dico sfregandomi gli occhi. “Happy Valentine’s Day!”, mi
risponde lui con un sorriso da qua a là. Mi cade l’occhio sul tavolo e vedo due
scatole di cioccolatini con due bigliettini, uno per me e uno per Emma (“Luca
no perché odia le feste comandate”, aggiunge sghignazzando). E dopo ventisei
anni di matrimonio, mi ha fatto palpitare forte il cuore, e anche sentire un
po’ una merda perché io invece a San Valentino proprio non ci ho pensato.
Per
cui, per recuperare il fatto di essermi dimenticata il bigliettino, dedico
questa giornata tutta rossa di cuori all’amore della mia vita, che spesso penso
di non meritarmi, e che malgrado la forte tentazione, ogni sera imbuca l’uscita
dell’autostrada giusta e torna da me invece di scappare in Minnesota o in un
altro posto esotico.
L’amore
vero è raro, ma vi assicuro che a cercarlo bene, esiste.
saranno i geni ...ma cazzo come scrivi bene!
RispondiEliminabello.
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