Un'altra occasione mancata











Stamattina Emma si è svegliata presto, perché finalmente è arrivato il gran giorno che aspetta da marzo: tutte le ragazze della quinta elementare, invece di andare a scuola, vanno al parco a far tutti i tipi di sport, mentre i maschi rimangono in classe a fare matematica e scienza. 

Non ho mai davvero capito, in realtà, perché debba essere una giornata così palesemente divisa da maschi e femmine, credo sia perché alle femmine è dato meno tempo libro per gli sport rispetto ai maschi. Ma perché allora non risolvere il problema in altro modo? Perché, se è vero che i ragazzini hanno più opportunità, allora non crearne di più per tutti, indiscriminatamente?  Non è forse un messaggio sbagliato quello che danno le scuole quando le ragazze devono sacrificare un giorno di scuola (che poi, un giorno risolve davvero il problema?) e essere invidiate dai compagni, invece che, durante l’anno, insegnare a minimizzare sempre più l’atteggiamento verso i due sessi? “Come sei polemica, mamma!”, mi dice Sofia tra una chip con il guacamole e l’altra. Mi conferma che comunque è una tradizione di Cambridge da anni, e che non sarò certo io con le mie idee a cambiare le carte in tavola, soprattutto davanti all’entusiasmo di Emma, incommensurabile.

È scesa per far colazione vestita da sportiva, con i pantaloncini neri da calcio, una maglietta azzurra, una felpa legata alla vita e le scarpe da ginnastica. Tutta agitata mi ha detto di avere un sacco di cose da preparare: la bottiglietta d’acqua, la crema per il sole, uno snack leggero e nutriente. Parlava a mille allora con l’eccitazione che la caratterizza. Le ho detto che non avrà bisogno della felpa, visto che oggi fa caldo e che magari le darà fastidio averla attorno alla vita. Mi ha spiegato che alla sua scuola le femmine non possono portare pantaloncini corti, e neanche magliette senza maniche, mentre i maschi sì. Le chiedo se le hanno mai spiegato il motivo di questa regola e mi ha detto che no, ma che se la sua maestra nota i pantaloncini corti, si arrabbia. “È per questo che metto il golfino, per nasconderli”.

Abbiamo fatto colazione insieme, ridendo delle scemenze che le vengono fuori anche prima delle sette emmezza del mattino, poi ha preso la bici ed è andata all’angolo di Magazine e Dana Park, dove incontrava le sue amiche Lilly e Cece per andare insieme a scuola.

Io sono rimasta a casa da sola, davanti al secondo caffè ancora caldo e mi è venuto da pensare a quante siano le occasioni perse per insegnare ai maschi delle lezioni di vita importanti. Per esempio: perché invece di imporre un codice di abbigliamento alle bambine così che non siano troppo scosciate o sexy (che poi, a undici anni la parola sexy non sanno neanche cosa sia, e di malizia grazie a dio ce n’è ancora poca) non si possa cogliere l’occasione di insegnare ai bambini che anche se una ragazza ha la maglietta senza maniche sono loro a dover imparare che non si tratta di un invito ad andare a letto? Perché devono essere le femmine a essere punite per un comportamento sbagliato dei maschi nei loro confronti? Non sarebbe meglio farlo ai maschi un bel discorso del tipo: se vedi le cosce di una tua compagna, stai buono perché tutti hanno il diritto di vestirsi come vogliono senza paura di essere violentate?

E poi, ancora: ma la scuola davvero crede che un bambino di undici anni che pensa solo ai videogiochi e alla pallacanestro abbia già una mente così contorta? E infine: perché allora non spiegare alle ragazzine che si devono coprire il corpo perché altrimenti i ragazzini possono saltargli addosso, invece di imporre la regola e basta? Non è forse ora di cambiare, e di non incolpare le vittime?

Ho sciacquato la tazzina (anzi non è vero: l’ho lasciata sul tavolo) e ho portato la piccola Fiona al parco a giocare con i suoi amici cani, come faccio tutte le mattine. Andando, mi sono messa una maglietta a maniche lunghe per nascondere il mio tatuaggio e il reggiseno per non sembrare troppo volgare. 

Speriamo nella prossima generazione, mi sono detta con la tristezza riservata per questi momenti.


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