La vera tragedia
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Oggi mi sono svegliata tardi, e invece di andare al parco dei cani, ho preso i guinzagli e sono andata a fare una passeggiata per Cambridge. La giornata è bellissima, i colori anche, e la musica che ascoltavo, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong, paradisiaca. Pensavo, tra le altre cose, al fatto che per la maggior parte delle persone avere un figlio
autistico, o disabile, sia considerata una tragedia. E mi sono venuti in mente
altri scenari in cui la colpa di un evento sia data alla persona sbagliata.
Mi spiego: nascere in Siria è
considerata una tragedia. Ma la tragedia non è nascere, e neanche la Siria. La
tragedia è la guerra, la disperazione che sta annientando quella regione. Cioè,
essere nati è bello. La Siria è bella. La guerra, invece è la tragedia.
Oppure: nascere omosessuali in un mondo bigotto, o neri in un mondo di
bianchi non è una tragedia. La tragedia è l’omofobia, il razzismo.
Nascere donne bruttine non è una tragedia. La tragedia
è che le donne devono essere belle, alte, giovani sempre anche cinquant’anni. L’intelligenza
aiuta, ma non quanto la bellezza.
Essere violentate per come ci si veste: la tragedia è
che c’è ancora gente in giro che pensa che se una donna si presenta in un certo
modo è perché vuole essere violentata.
Essere vegani: la tragedia è che…no vabbè, essere
vegani è una tragedia.
Essere nati autistici non è una tragedia. La tragedia è
che la società non vuole dare il supporto necessario ai disabili e alle
loro famiglie. C’è chi pensa che è meglio liberarsi delle persone disabili pur
di non cambiare certe priorità sociali per accogliere tutti e dare a tutti una
vita dignitosa. Un ottimo esempio è la Svezia, che ha eliminato la nascita
delle persone con la sindrome di Down. La Svezia, Paese ricco di risorse
economiche e a sfondo fricchettone.
Vi immaginate un mondo in cui un bimbo che nasce con
una disabilità ha dall’inizio della sua vita le stesse opportunità di un bimbo
nato senza? Che problema ci sarebbe? Se le famiglie avessero il supporto
necessario, se le scuole avessero gli strumenti giusti, se il mondo del lavoro
avesse le strutture necessarie, se ci fosse possibilità di una vita dignitosa,
la possibilità di avere una casa, un po’ di amici, una vita tranquilla? Dove
sarebbe, a quel punto, la tragedia? Non ci sarebbe! Siamo abituati ad avere
attorno a noi persone con diverse abilità: chi è più bravo in matematica e chi
non la capisce proprio, chi impara a suonare la chitarra meglio di tutti e chi
invece non sa neanche cantare, chi sa fare le crepes e chi no. Queste ‘mancanze’
non sono motivi di discriminazione, perché comunque tutti hanno le stesse opportunità.
E se le avessero anche le persone un po’ più diverse?
Quindi, direi anche che basta pensare che la disabilità
sia una tragedia, perché la vera tragedia è l’assoluta mancanza di servizi. La tragedia vera siamo noi. Sembra quasi ovvio, ma a volte vale la pena ribadirlo.
Pensavo a tutte queste cose, ma poi i cani hanno
avvistato uno scoiattolo e sono quasi impazzite, e invece di pensare a tutte
queste cose, mi sono messa a rincorrerle e, con il fiatone e con le palle
girate, me ne sono tornata a casa.
(foto fatta da me. Pleasant street, Cambridge, MA)
(foto fatta da me. Pleasant street, Cambridge, MA)
Marina ciao, una volta al mese - su per giù - passo di qui sperando di trovare nuovi post. Leggerti (spesso e volentieri dal lavoro) è una piacevole pausa di evasione.
RispondiEliminaCondivido pienamente questo post. E' vero, la disabilità non è una tragedia, ma una complicazione quello sì. La tragedia, come dici tu, è la carenza e spesso la mancanza di supporti adeguati per affrontarla.