L'autismo ai tempi del coronavirus









Lavarsi sempre le mani.
Stare almeno a un metro di distanza dall’interlocutore.
Non abbracciarsi.
Non baciarsi.
Uscire il meno possibile.

Sono queste le precauzioni da prendere per diminuire le possibilità di beccarsi ‘sto Coronavirus, che sta ormai dilagando in tutto il mondo, che sta distruggendo economie, vite di persone, come me, claustrofobiche e ipocondriache, i tran tran quotidiani dei nostri genitori anziani, chiusi in casa nel terrore di essere contagiati. Sono precauzioni dettate dal buon senso, da seguire anche quando c’è il giro l’influenza normale, ma che, ci pensavo ieri, non possono essere seguite da tutti. 

Per esempio, provate a spiegarle alle persone autistiche a basso funzionamento che per non farsi mancare niente hanno anche una certa forma di sindrome di Down rara che adesso non sto qui a spiegare.

Le regole di vita di Luca sono chiare: non si lava le mani, che in compenso mette sempre in bocca; è sempre addosso a tutti, e se l’interlocutore è una donna bella con i capelli lunghi, preferisce starle in braccio; abbraccia sempre, in continuazione, preferibilmente ballando sulle note dell’ultima canzone scoperta di James Taylor. Bacia, sulla bocca, ogni trenta secondi, e il bacio, spesso umido, è seguito da un “I Love You” detto chiaro e tondo. In compenso esce tutti i giorni: prende il suo pulmino con altri suoi compagni che non si lavano le mani, seduti uno accanto all’altro un po’ strettini, non si abbracciano ma si toccano in continuazione. Per adesso, almeno, non credo si bacino. Poi arriva al centro diurno, con decine e decine di persone come loro e insieme appassionatamente fanno un sacco di attività.

Come spiegare a Luca e ai suoi colleghi che non bisognerebbe più fare tutte queste cose? Come si fa a dir loro di non abbracciarci o baciarci o ballare insieme? Gli lavo le mani più che posso, quello sì, ma dopo trenta secondi è lì a mettersele in bocca, prima di toccarmi i capelli (e questo è il momento perfetto per dirlo: che schifo!)

Come fare per proteggere lui e le persone come lui? Tra l’altro, le persone con la sindrome di Down sono più suscettibili a malattie respiratorie, hanno un sistema immunitario più debole. Insomma, sono forse un po’ più a rischio rispetto a chi non ha quel cromosoma in più.

Ne parlavo ieri sera con Dan, che come sempre si preoccupa molto meno di me rispetto a quasi tutti gli aspetti della vita. Mi ha ascoltato, sorseggiando una birra fresca e poi mi ha ricordato che quando abitavamo a Brooklyn, Luca toccava sempre i muri zozzi della metropolitana e poi si metteva le mani in bocca. Che quando siamo in viaggio con lui, usa tutti i bagni pubblici possibili e immaginabili, toccando tazza, assi del cesso e cose qua e là, sempre con quella mano destra in bocca. Insomma, che Luca ha un sistema immunitario a prova di ogni virus del mondo, che se dovesse scoppiare una bomba atomica lui e qualche scarafaggio rimarrebbero tranquillamente immuni.

Forse ha ragione. Anzi, sicuramente ha ragione: ce l’ha da più di trent’anni, spero che non mi deluda proprio adesso che dobbiamo affrontare una strage pandemica.

Ma comunque, rimane un problema su cui ragionare al più presto. Non solo per mister Shmoo, ma per tutta quella popolazione di persone che per un abbraccio e un bacio farebbe salti mortali.




Commenti

  1. Mito, mi sono divertito a leggerti. Anche mio figlio Mattia mette le mani ovunque (ha sette anni ed è anche lui autistico) e poi te le mette in bocca...diciamo che nel mio caso lui è un vero e proprio untore per gli atri...

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