Lettera aperta a chi non ha capito











Lettera aperta a chi non ha capito.


Cara persona che non hai capito,

in un certo senso, strano e quasi sicuramente sbagliato, ti capisco. E in un altro senso, altrettanto diabolico, ti invidio.

Non capire la gravità della situazione che il globo tutto e per una volta senza confini sta vivendo significa, in qualche modo, sentirsi invincibili, immuni da ogni pericolo. È una sensazione che provano, a mio parere, soprattutto tre categorie di persone:

-       i giovani,
-       quelli che credono nelle teorie complottiste
-       chi se non fa una corsetta al parco si sente morire.

La mia invidia per la prima categoria nasce nel fatto che vorrei anche io sentirmi giovane, invincibile, o credere fermamente alle favole. Vorrei riuscire ad allontanare la mia maledetta mania di usare il cervello in modo razionale e tuffarmi nel mondo dei puffi, come hanno fatto i francesi. Vorrei avere il privilegio dei diciassette anni e credere fermamente che giocare al pallone con i miei amici o imparare a fare le capriole sullo skateboard non siano atti diabolici. Lo dico sul serio: sarebbe bello vivere nel tuo mondo.

C’è solo un piccolo problema da risolvere: non sei da solo. È forse la prima volta che tu che sei giovane, e per natura  narcisista e autocentrato, ti debba anche occupare di quegli stracciacazzo che sono tutti gli altri. Non minimizzo neanche altri fattori: gli ormoni a palla, la noia che provi a dover andare a trovare i nonni, il fastidio perenne nei confronti dei genitori o dei fratelli. Lo so: stai bene solo con gli amici, alla tua età. Ma questa volta, ormoni o calcetto, ti tocca fare uno sforzo tremendo: pensare anche a che ti sta attorno. Lo so, cheppalle. Ma non è per altruismo (macché altruismo!), ma perché se non lo fai,  diventi una potenziale bomba atomica, un potenziale terrorista con la cintura piena di esplosivi da indossare sull’autobus, in ascensore, in casa. Sembra, lo so, piuttosto astratto: ma chi l’ha mia visto ‘sto cazzo di virus! Non si vede, non si annusa, non fa rumore. Fa, quello sì, molti, moltissimi danni. “Tanto a me non viene” è la scusa. E siamo tutti molto contenti che a te non venga. Non hai neanche torto: non sei nella categoria delle persone a rischio. Beato te Sei però, mi spiace dirtelo, come un palloncino che quando scoppia semina morte a destra e a sinistra. Come te lo si può spiegare? Ci sono delle cose strane, si chiamano giornali (li trovate anche online) che danno delle cifre. Sono i numeri delle persone compromesse dal virus e le persone che non ce l’hanno fatta. Sono i vecchi, gli sfigati, i disabili, i malati. Anche qualche giovane, a dire il vero. Per cui, a nome dei tuoi genitori, dei tuoi nonni, dei tuoi vicini di casa: ti voglio bene ma hai rotto i coglioni. Cerca piuttosto di usare questa occasione così rara e spaventosa per imparare una nozione importante: non ci sei solo tu. Ma soprattutto: non sei invincibile. Ti amo, ma sicuramente ti puzzano le ascelle e sei probabilmente scarsuccio a giocare a calcio o ad andare sullo skateboard. Stai a casa. Impara l’arte della noia, che non ha mai ammazzato nessuno. Vai sul terrazzo a cantare O Sole Mio, ma per l’amore d’un dio smettila di infettare le persone attorno a te.

Per quanto invece riguarda te che credi alle teorie complottiste, e che forse sei un po’ più grande della categoria sopracitata, è arrivato il momento di rivalutare la scienza e di lasciare da parte per un attimo l’ideologia. La scienza, lo abbiamo tutti studiato dalla terza elementare, non segue nessuna prassi politica, non ci frega, non fa la furbetta. Mette robe nei tubicini nei laboratori, studia sotto a un microscopio, e ci dice semplicemente quello che riesce a capire di quello che sta succedendo. Punto. Non c’entrano né la destra né la sinistra. Sarebbe come dire, che ne so, che il pane è di sinistra e l’acqua minerale di destra. Non ha senso. Come te lo posso spiegare bene? Ci provo: c’è una piccola cosina che si chiama virus che si attacca alle persone e le fa stare male oppure le uccide. Se non usciamo, quella cosina non sa più dove attaccarsi e, dalla solitudine, muore. Se noi pensiamo che sia tutta una palla e ce ne andiamo in giro come se niente fosse, la cosina piccola è felice perché ci trova al parco, e si unisce a noi. Poi noi andiamo dalla zia quella simpatica e buuum, la zia muore. Capito?

Infine, per te che se non fai la corsetta al parco tutti i giorni guai: corri sul posto, in casa. Vai su youtube a trovate esercizi da fare a casa. Cioè, noi grassotti dovremmo morire perché tu vuoi essere magro e bello. Ma stiamo scherzando?!? Un po’ di pancetta non ha mai ucciso nessuno e comunque tra sei mesi saremo tutti un po’ più pienotti, per cui non rompere le palle, ti prego.
Sei a mio avviso, il peggiore di tutti.

Cordialmente,
marina viola (e il resto del mondo)




Commenti

Post più popolari