Si sta come d'autunno










Si sta come
D’autunno
Sugli alberi
Le foglie

(G. Ungaretti, 1918)

Lui, il poeta, era in trincea, sotto le bombe quando scrisse quella che è considerata la poesia più corta e famosa del mondo, perché spiega in modo universale e senza mezzi termini la semplicità, la fragilità dell’essere umano utilizzando soltanto nove parole. Quando si dice il dono della sintesi. E la genialità, ovviamente.

Me li vedo, quegli alberi. Me li immagino alti, fieri, con i rami quasi nudi. Mi vedo quelle foglie colorate, che cercano in tutti i modi la forza per rimanere attaccate malgrado le folate di vento, malgrado l’autunno che arriva all’improvviso e non da tregua a nessuno.

È un po’ la descrizione di noi, in questi giorni. Attaccati disperatamente al nostro ramo, a implorare di non cadere in quel mucchio di foglie ormai spacciate sotto di noi. Scongiurare Dio di non diventare un numero, ma neanche una preoccupazione per gli altri, che sperano disperatamente al telegiornale di sentire che quei numeri stanno diminuendo. Che gli sforzi fatti per rimanere sul nostro ramo stanno avendo risultati positivi. Se cadiamo, invece, se ci lasciamo andare nel mucchio sotto di noi, aumentiamo l’ansia di tutto il mondo.

Uno in più.
Una foglia in meno sull’albero.

L’autunno, poi: l’inizio della morte rappresentata dall’inverno gelido, impossibile da tollerare, che non permette a nessuno e a nulla di crescere, di fiorire. L’autunno è un annuncio, l’inizio dell’imponente e inarrestabile desolazione.

Del silenzio.

Qui, in America, ci sono ancora tante foglie sugli alberi e malgrado l’inevitabile, in molti credono che sia ancora estate, e che l’autunno sia lontano. Chiacchierano attorno ai tavoli degli amici, le foglie americane. Vanno in vacanza in Florida e si ammucchiano sulle spiagge. Si sentono forti, invincibili. Vanno a fare shopping nei grandi magazzini, le foglie americane. Qualcuno si sta cominciando a spaventare, per fortuna, e si tiene forte al ramo. Trump ha annunciato solo qualche giorno fa che la situazione è molto più grave di quello che si pensa, e ha finalmente cominciato ad ascoltare i consigli degli esperti e a dettare alcune regole.

Che foglia rappresenta Trump, mi chiedo? Me la immagino come quella che se deve cadere, allora spinge anche tutte quelle dei rami limitrofi: se casco, cascate anche voi, stronzi!

Io, invece, sono una foglia mamma, che tiene strette le tre foglioline ancora piccole, pronta a lanciarmi senza paracadute prima di loro in modo da poter lasciare un po’ più di spazio, un po’ più di respiro. Questo facciamo noi genitori: gli scudi, i martiri se necessario. Una delle tre foglie è più debole e me la tengo  più stretta a me. Le canto Gianna, Gianna, Gianna a squarciagola e la faccio sorridere anche quando non c’è proprio niente da ridere.

Qualcosa mi dice che ce la faremo: che anche quest’anno rimarremo lì, sul nostro ramo, ad aspettare la primavera che ci rinnoverà. In fondo, mi dico, anche Ungaretti ha resistito per molti anni dopo aver scritto la sua poesia. Foglia resistente, anche lui, attaccata alla vita.

Nell’attesa e nel dubbio, mi accendo una sigaretta.


Commenti

  1. Io parlo dalla prima ex zona rossa, parlo da dove è iniziato tutto e posso affermare che in nemmeno un mese i morti sono stati tanti, tantissimi, troppi e di tutte le età. Gli ammalati sono soli, così come tutti coloro che muoiono, si muore in continuazione, lontano dai propri cari, e la morte, strisciante, è fuori di casa. Se ne usciremo vivi sarà un miracolo.
    sinforosa

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