Shmoo, Elliott Smith e pandemia













In questi lunghi giorni di prigionia, ho imparato ad ascoltare più attentamente certe cose che sono sempre state nel sottofondo della mia vita e a cui non ho fatto mai attenzione. Più che altro perché in passato le sentivo e mi disturbavano, ma non le ascoltavo. E siccome adesso non ho niente di meglio da fare e le ho sempre comunque attorno e ho tutto il tempo del mondo per analizzarle, sembrano nascondere un significato più profondo di prima.

Luca, da quando è iniziata la pandemia, ha cambiato la canzone da ascoltare in modo ossessivo. Per due anni è stata Gianna Gianna, di Rino Gaetano, che ho imparato ad odiare con tutte le fibre del mio corpo. Da un mesetto, invece, ascolta Waltz #2, di Elliott Smith. È una canzone bellissima di un disco che è stato  la colonna sonora di Good Will Hunting (Genio Ribelle in italiano), il film che ha lanciato due attori di un certo peso: Matt Damon e Ben Affleck.

Prima due parole sul film: non solo è stato girato a Cambridge, dove vivo, ma nel mio quartiere, e vederlo mi ha sempre fatto sentire molto figa, come se gli attori, cresciuti anche loro qui, mi parlassero direttamente. Ma non solo, è stato scritto quando Affleck e Damon frequentavano il liceo frequentato anni dopo da Sofia e che Emma frequenterà tra un anno. Dulcis in fundo (come se non bastasse!) la storia parla di una persona considerata disabile assunta come bidello alla famosa università MIT, ma che invece si scopre essere un genio. Certo, non mi immagino neanche lontanamente che Luca potrà mai fare il bidello (all'MIT on in qualunque altro posto), ma comunque affronta in qualche modo il tema della disabilità.

Insomma, quel film mi sta molto a cuore non solo per dove è stato scritto e da chi, non solo per quello che racconta, e cioè una persona apparentemente disabile m poi tutt'altro altro che disabile, ma anche per la colonna sonora talmente bella che questo ragazzo timido, depresso e triste come Elliott Smith era stato nominato per l’Oscar come migliore colonna sonora. Infatti, è stupenda.

A voler vedere, c’è un’altra cosa che mi unisce al film: uno dei miei migliori amici al mondo, Byrne, che è medico, aveva più volte prescritto degli antidepressivi a Elliott Smith, perché avevano amici in comune e il cantante era in una fase molto down. Che poi il musicista si sia suicidato con un coltello ovviamente c’entra poco con Byrne, ma piuttosto con la sua visione del mondo molto buia raccontata attraverso la sua musica, molto personale e triste.

Insomma, tutto questo per dire che Luca, che dai primi di marzo ascolta Waltz #2, e secondo me, ormai quasi pazza,  mi vuole mandare un messaggio. Lo so, sembro una di quelli che fanno le sedute spiritiche con i morti. Ma stasera, seduta nel mio bagnetto dove posso fumare, mi è venuta questa idea.

Ci sono due parti della canzone che Luca insiste ad ascoltare e a condividere con me: una parla di una ragazza timida, che Smith definisce “composed” (composta) e che non fa che fissare la parete di fronte a lei, come una bambola cinese. Dice:

She appears composed, so she is, 
I suppose
Who can really tell?
She shows no emotion at all

Stares into space like a dead china doll

Pensavo, mentre mi rollavo una sigaretta seduta sul water, che è un po’ come fa Luca, quando decide che attorno a lui c’è troppo casino e deve isolarsi. Ho sorriso di me stessa, perché è ovviamente una cazzata, una di quelle cose che noi mamme "speciali" speriamo sia vera, benché quella voce razionale che abbiamo imparato ad odiare anche quando ha ragione, ci convince che è ovviamente una stronzata.

Poi ho ascoltato l’altra parte della canzone che Luca ascolta sempre:

It's ok, it's alright, nothing's wrong
Tell mr. man with impossible plans 

to just leave me alone
In the place where I make no mistakes

In the place where I have what it takes”

Chiedi al tipo che ha progetti impossibili di lasciarmi in pace
In un posto in cui non posso fare errori
In un posto dove so di avere quello che serve per essere capito

Questa, più dell’altra, mi stupisce: parla di una persona che sa di non essere all’altezza di quello che gli si chiede, e implora l’ascoltatore di lasciarlo in pace.

Ovvio che ho pensato di essere cretina.

Però. 

Poi è vero: io non sono autistica. Ma immagino come una persona si possa sentire quando non riesce a spiegare a chi gli sta attorno cosa prova, perché  non solo non riesce a dirlo, ma neanche a farsi capire in altro modo. Magari si sente come un coglione o un incompreso, o che ne so. Forse sceglie una canzone per spiegarsi bene. O forse, come spiega Elliott Smith, sogna solo di essere lasciato in un posto dove può essere capito, un posto della sua mente o chissà dove. 

E penso al mio Shmoo, come sempre, che magari trova dei codici suoi per spiegarmi certe cose. Mentre lo scrivo, lo so, mi sento una cogliona. È ovvio che siano solo coincidenze.

Eppure.

Eppure, se un giorno scopriamo che avevo ragione, potrei anche pronunciare una delle frasi più antipatiche del mondo: ve l’avevo detto.

Per ora, mi verso un altro bicchiere di bianchino, che da sempre scioglie ogni dubbio.








Commenti

  1. Grazie Marina, ormai sei diventata una di famiglia per noi! Sai descrivere quelle sensazioni che anche altri provano (come me e mia moglie) e non sanno "tradurre". Grazie per accompagnarci con le tue parole, che sanno essere leggere e profonde allo stesso tempo (d'altra parte, buon sangue non mente!). Un abbraccio

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