Una di quelle sorprese strane












Che giorno è?
Che anno è?
Lunedì martedì
Ma che vita è?


In questo periodo senza tempo, in cui un giorno è identico a quello prima e a quello dopo, mi è successa una cosa strana. Un mio amico regista mi ha scritto qualche giorno fa. Mi ha mandato un link su Youtube e mi ha detto di andare al minuto 20 e qualcosa. “Probabilmente non l'hai mai visto”.

A dire il vero per qualche giorno non ho aperto il link perché ero a Becket, dove l’internet lascia molto a desiderare, e non volevo rovinarmi la sorpresa con il singhiozzo della rete che tanto mi irrita. Ma non avevo proprio idea di cosa si trattasse. Arrivata a Cambridge, ho guardato. Si tratta di un video di interviste e immagini dei mondiali di calcio di Spagna del 1982. La parte che ho visto riguarda le emozioni provate subito dopo il 3-2 contro il Brasile che ci qualificò per la semifinale.

Quell’estate, mi ricordo, io e mia sorella Renata eravamo in Inghilterra, in teoria a imparare l’inglese, ma in realtà a fare una vacanza-studio in una scuoletta frequentata quasi esclusivamente da italiani. Ricordo che si guardavano le partite dell’Italia con emozione, anche se né a me né a mia sorella interessavano molto. Per cui, nella mia testa, i mondiali dell’82 sono quei bei momenti in Inghilterra, molto più divertenti della vittoria degli azzurri di cui non me fregava niente.

Ma comunque.

Apro il link e vado immediatamente al minuto che il mio amico mi ha segnalato. E lì, come se fosse la cosa più normale del mondo, c’è mio padre che cammina di fianco a un giornalista con un microfono in mano che gli chiede se è emozionato per la vittoria. “Ho lavorato come un pazzo. Ma finalmente ho perso i dieci chili che volevo perdere da tempo. In compenso, ho guadagnato dieci anni di vita”. Poi lo si vede camminare via, di schiena, con passo svelto, la testa un po’ bassa. Via, tra la folla, sparito. In tutto, trenta secondi al massimo.

Fine.

Mi sono saltati alla mente mille pensieri. Per prima cosa, quei dieci anni in più che poi non ha mai vissuto. Sarebbe morto qualche mese dopo, altro che dieci anni. Ma sono rimasta senza fiato per la bellezza dell’inaspettata sorpresa di vedermelo lì, l’emozione nel ritrovare il suo sorriso dolcissimo, la sua camminata sempre un po’ veloce, la maglietta chiara, la poca voglia di essere intervistato. 

Ho anche pensato che, siccome non avevo mai visto il filmato, avrebbe potuto essere stato girato trentotto anni fa come ieri o la settimana scorsa. Siccome era nuovo per me, doveva necessariamente essere nuovo, fresco, appena fatto. E se è così, vuol dire che mio papà c’è, è da qualche parte. Esiste ancora. Lui, la sua maglietta chiara e il suo passo deciso. In questa pandemia in cui il tempo sembra essersi trasformato, in cui sembra che ogni giorno sia identico a quello passato e quello che verrà, in cui passato e presente sono uguali, un filmato del 1982 potrebbe essere anche quello senza tempo, e dunque passato e recente allo stesso tempo.

Ho guardato e riguardato quei trenta secondi, immaginandomi di essere lì, di averlo seguito tra la folla per non farlo sparire. Ho immaginato cosa avrebbe fatto dopo quelle due parole dette a chi lo intervistava. Sembrava essere di fretta. Dove stava andando? In albergo? A una riunione di lavoro? O solo da qualche parte a cazzeggiare? Ho strizzato gli occhi forte come quando da piccoli si era convinti di poter entrare in un film e ho sperato di potermi intrufolare tra tutti gli algoritmi della rete per potere entrare anche io in quel video, e correre da lui, tenergli la mano ancora solo per qualche minuto.

Poi ho spento il computer, mi sono accesa una sigaretta e ho lasciato che la noia della giornata mi portasse via da pensieri così assurdi.



Da una foto di mia madre
comincia a parlare
Dice, "Ti ricordi tuo padre
come ci sapeva fare?"





Commenti

  1. L'impreviso è sempre gradito quando è piacevole e stimolante di cari ricordi.

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  2. Bellissimo ricordo, grazie per averlo condiviso.
    Mi piacerebbe poter vedere il video, ma riesco a trovarlo.
    Potresti (scusa se uso il tu anche se non ti conosco personalmente) condividerlo?
    Grazie, Luca

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  3. Non è un caso. È venuta a dirti che lui c'è sempre. Coraggio Marina!!

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  4. Grazie. (P.S. ero anch'io in Inghilterra quell'estate! E ho visto la finale con la famiglia in cui ero ospite, insieme a a due ragazzi tedeschi... E di tutto questo mi ricordo anch'io, splendenti e fantastici, solo i miei 15 anni).

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