Pescatore






Fine anni Ottanta. 

Milano, a casa. 

Ora di pranzo. C’era ancora la cucina vecchia, quella bianca e verde, con il tavolo scorrevole che quando era chiuso sembrava un cassetto normale e gli sgabelli allineati erano messi contro il muro della parete della finestra.


Serena era piccola e aveva il tempo pieno, ma io, Renata e Anna andavamo tutte e tre alle superiori. Mia madre lavorava tanto, tantissimo, e quando arrivavamo a casa, lei non c’era. 


La prima di noi sorelle che arrivava doveva apparecchiare e scaldare il mangiare che ci aveva lasciato la mamma al mattino, o fare una pasta o una roba veloce. Poi chi arrivava mangiava, a volte sola e a volte insieme, a seconda degli orari scolastici. Dopo mangiato, invece di fare la cucina, andavamo in sala a guardare Saranno Famosi, bevendo il caffè e fumandoci una sigaretta, che allora nascondevamo ancora dalla mamma.


Poi cominciava il dibattito di chi doveva fare la cucina: io l’ho fatta ieri; sì, ma io ho fatto da mangiare; io ho asciugato e messo via le pentole; io domani ho un compito in classe e devo studiare. Le scuse erano sempre per metà bugie, ma insomma, qualcuno doveva pur farla. Di solito la si faceva in due: una sparecchiava e l’altra lavava.


Quando toccava me e Anna, si andava in camera a prendere il registratore, quello che a Brooklyn i neri nei film di Spike Lee si mettevano sulle spalle, per dire, e partiva la cassetta. 


La canzone era Pescatore, di Pierangelo Bertoli, che faceva la parte del pescatore, e di Fiorella Mannoia, che invece faceva la moglie che lo tradisce ma poi dice ok, dai, sto con il pescatore. La parte del pescatore la faceva quasi sempre Anna, mentre io facevo la Mannoia. Il coro, insieme. Il volume: altissimo, che sicuramente disturbava il signor Boni e la signora Molese, quelli del piano di sotto. 


Il signor Boni era un bell’uomo, toscano, vedovo, padre di quattro figli, tra cui  Laura, che aveva più o meno della nostra età con cui da piccole  giocavamo in cortile. Laura aveva un'enorme collezione di Topolino, e ogni volta che dovevo andare a fare cocò, prima scendevo per farmene prestare uno, che poi riportavo diligentemente. Ma il signor Boni ci faceva sempre un po’ soggezione perché ci sembrava burbero e quando parlava diceva sempre un sacco di parolacce. Quando lo beccavo in ascensore, sentivo immediatamente una sensazione di forte imbarazzo, e entrambi stavamo zitti fino al terzo piano quando lui apriva la porta, salutava e se ne andava. 


La signora Molese, invece, era una donna greca, vestiva in modo eccentrico e parlava sempre con un accento strano e a voce alta. Anche lei era vedova, ma mi ricordo bene suo marito, che si chiamava Mike e era americano. Avevano una Maggiolino, se non ricordo male gialla. Di mestiere la signora Molese faceva la cantante lirica, e infatti noi siamo cresciute a botte di acuti accompagnati dalle scale al pianoforte. A volte la prendevamo in giro, e ci mettevamo anche noi a sparare acuti e lei veniva di sopra per dirci che quella è arte che non si scherza e che comunque sentiva tutto.


PESCATORE

di Pierangelo Bertoli



Getta le tue reti
Buona pesca ci sarà
E canta le tue canzoni
Che burrasca calmerà
Pensa, pensa al tuo bambino
Al saluto che ti mandò
E tua moglie sveglia di buon mattino
Con Dio di te parlò
Con Dio di te parlò

Dille, dille tu Signore
Dille che tornerà
L'uomo suo difendi dal mare
Dai pericoli che troverà
Tanto giovane giovane, mio Dio
Ed il nero è un triste colore
La sua pelle bianca e profumata
Ha bisogno di carezze ancora
Ha bisogno di carezze ora

Pesca forza tira pescatore
Pesca e non ti fermare
Poco pesce nella rete
Lunghi giorni in mezzo al mare
Mare che non ti ha mai dato tanto
Mare che fa bestemmiare
Quando la sua furia diventa grande
E la sua onda è un gigante
La sua onda è un gigante

Dille, dille tu Signore
Dille se tornerà
Quell'uomo che sente meno suo
Ed un altro le sorride già
Scaccialo dalla sua mente
E non l'indurre nel peccato
Un brivido sente quando la guarda
E una rosa lui le ha dato
E una rosa lui le ha dato

Rosa rossa pegno di amore
Rosa rosa malaspina
Nel silenzio della notte ora
La sua bocca le è vicina
No per Dio non farlo tornare
Dillo tu al mare

È troppo forte questa catena
Lei non la voglio spezzare
Lei non la voglio spezzare

Pesca forza tira pescatore
Pesca non ti fermare
Anche quando l'onda ti solleva forte
E ti toglie dal tuo pensare
E ti spazza via come foglia al vento
Che vien voglia di lasciarsi andare
Giù leggero nel suo abbraccio forte
Ma è così cattiva poi la morte
È così cattiva poi la morte

Dille, dille tu Signore
Dille che tornerà
Quell'uomo che è sempre l'uomo suo
Quell'uomo che non saprà
Che non saprà c'era lui
E delle sue promesse vane
Di una rosa rossa lì tra le sue dita
Di una storia nata già finita
Di una storia nata già finita

Pesca forza tira pescatore
Pesca non ti fermare
Poco pesce nella rete
Lunghi giorni in mezzo al mare
Mare che non ti ha mai dato tanto
Mare che fa bestemmiare
Che si placa e tace senza resa
E ti aspetta per ricominciare
E ti aspetta per ricominciare


Commenti

  1. Marina..... Luca ha cominciato a frequentare quel centro? Ti seguo da pochi anni, ma ti conosco da sempre....

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  2. anch'io l'ascoltavo spesso!!!
    Quanti ricordi...

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  3. Devo continuare ad accendere candele a Santa Rita? Che dicono dal centro diurno?

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