Cambiare marcia fa bene






Le persone come me, cioè pigre e con difficoltà a concentrarsi in genere, cercano sempre una data per cominciare a cambiare il loro stile di vita. Un classico è il lunedì, per la dieta.


La mia data è l’otto marzo, che tra l’altro è anche il giorno della donna, per cui mi sembra di ottimo auspicio. L’otto marzo è, in teoria, il giorno in cui Luca comincia a frequentare il suo nuovo centro, quello per cui abbiamo fatto di tutto perché venisse accettato. “Aspettiamo solo la lettera di approvazione dello scuolabus e poi Luca può iniziare. Molto probabilmente l’otto marzo”. Così ha annunciato Amy, la signora che era venuta a conoscere Shmoo e che ha deciso di accettarlo nel centro.


L’otto marzo, quindi, sarà l’inizio di una nuova avventura per Luca, ma anche per me. Diventerò volenterosa, piena di energia e di voglia di fare, scriverò tutti i giorni, mangerò poco e sano, farò l’amore solo il venerdì sera.


Ho pensato che per aiutarmi a diventare una persona diversa da quella che sono, devo certamente farmi un programmino da non sgarrare mai. Se sgarro, per punizione, cammino a piedi nudi sulla neve. Così imparo.


Sveglia: 7:30

Colazione e sguardo ai giornali: 7:35-8:00 (qui potrebbe scapparci una sigaretta)

Parco con i cani: 8:05-9:00

Esercizio fisico: 9:05-9:45 

Doccia: 9:45-10:00 (compreso un po’ di trucco, perché dobbiamo volerci bene)

In studio: 10:00-13:00

Pranzo: 13:00-13:30 (senza pane, zuccheri e sale)

In studio: 13:30-16:00

E poi arriva Luca, per cui bisogna smettere. 


Non sembra poi così difficile: se vado a letto presto (entro le 23, per esempio) le sette emmezza sono perfette. Basta svegliarsi alle nove emmezza-dieci, passare due ore davanti al computer la mattina, non portare i cani al parco perché “non c’ho voglia” e mangiare un panino a pranzo come fa la Marina pre-otto marzo! 


Per l’esercizio fisico, poi, sarà un gioco: mi basterà andare nel seminterrato, dove la ditta di Dan ci ha comprato un tapis roulant supersonico che non abbiamo quasi mai usato, mettermi le cuffie con delle belle canzoni (rigorosamente di cantautori italiani anni Settanta) e via, a sciogliere quei chiletti in più. Non devo neanche andare in palestra: più facile di così si muore. E poi l’esercizio fisico produce quella roba lì che ti fa tutto felice come una pasqua e l’energia che serve per lavorare tanto, efficacemente e con dignità.


Mi assaporo già il momento in cui guarderò indietro alla Marina di adesso, con quell’espressione che si ha quando si è amareggiati, delusi di aver sprecato tempo a commiserarmi, a inventare delle scuse, e mi verrà quasi da ridere: guardala lì, quella Marina senza polso, senza interessi, senza coraggio. Certo, dirà la Marina post-otto marzo, ha avuto un ventiquattrenne autistico grave attaccato ai capelli per trecentosessantacinque giorni senza interruzione e senza neanche commettere nessun omicidio, ma cosa c’entra! C’è gente che con un figlio autistico riesce anche a farsi una carriera della madonna. Solo scuse. Tutte scuse. Sì, penserò soddisfatta, sono proprio fiera di aver cambiato marcia.


E poi la sera, dopo aver cucinato, fatto la cucina, aver portato fuori i cani, messo Luca a letto, pensavo di sedermi sul divano  a sorseggiare una tisana (niente alcool, che fa ingrassare!) e lavorare a maglia, che fa bene allo spirito e soddisfa il mio lato artistico. 


Verso le 22:45, poi, potrei sempre farmi una bella pera di eroina e subito cucci-cucci sotto le coperte, ché domani ricomincia la solfa.


L’importante è avere le idee chiare e un bel programmino facile facile da seguire. Il resto viene da sé.



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