Caregiver, badanti e spritz







Quello che sto per scrivere richiede ben tre premesse. 

La prima: abitando negli Stati Uniti ho dovuto guglare (a proposito di parole straniere) la polemica sulla vaccinazione di Andrea Scanzi e i motivi che offre per spiegarsi.


La seconda: ieri ho visto su Twitter che due delle persone che stimo di più al mondo, Gianluca Nicoletti e Luca Bottura, hanno avuto un battibecco sul termine e il ruolo del caregiver contrapposto al termine e al ruolo del badante in Italia. Gianluca e Luca, oltre che essere miei punti di riferimento, sono anche amici, e, come quando le mie sorelle litigano, ieri sera sono andata a letto con un po’ d’ansia perché voglio che tutti vadano sempre d’accordo.


La terza: nessuno dei due (anzi, nessuno proprio) mi ha chiesto un parere sul dibattito, ma essendo io di segno zodiacale del leone, mi devo sempre intrufolare, dire la mia e sperare di riappacificare gli amici. Ah, e poi comunque sia, ho ragione io.


Non per fare la solita democristiana, ma in parte hanno ragione tutti e due i miei amici: sia il caregiver che il badante, che entrambi dovrebbero essere vaccinati, possono sembrare dei sinonimi. Entrambi hanno il ruolo di accudire una persona che da sola non potrebbe stare. Che la persona sia un genitore anziano, un figlio disabile o chiunque abbia bisogno di aiuto poco importa. A questo punto, da mamma femminista, ci metterei dentro anche la figura di babysitter, senza la quale molte donne non avrebbero potuto lavorare.


Sembrano, dicevo, dei sinonimi a meno che, come me e Nicoletti, si viva una realtà meno comune di quella che tutti noi prima o poi affronteremo e cioè il prendersi cura dei genitori anziani. Purtroppo, io, Gianluca e molti altri genitori che si occupano di figli disabili capiamo perfettamente la distinzione tra i due ruoli, benché sembrino a prima vista più o meno la stessa cosa.


Prendiamo me, per esempio: io vengo pagata da un’agenzia statale per occuparmi di Luca. Mi danno $1600 dollari (tax free) al mese, due settimane pagate per le vacanze, dei moduli da compilare ogni giorno, vengono ogni mese a casa mia per assicurarsi che io faccia un buon lavoro con il loro cliente, Luca, e che la casa sia pulita e attrezzata per i suoi bisogni. (Apro una parentesi: cosa che in Italia manco se la sognano quelli nella mia posizione. Chiusa parentesi). In poche parole, sono una badante. Qui c’è anche l’inghippo, la confusione perché questa figura negli Stati Uniti si chiama caregiver. Il motivo è  semplice: non c’è altro termine per descrivere i compiti di una persona che ha il ruolo di badante, come in Italia. 


Poi c’è la Marina mamma, quella che, a differenza di Scanzi che può permettersi di andare una settimana in un albergo di lusso lasciando soli i genitori anziani (ma, grazie a Dio, in buona salute); che ha il tempo di lavorare, di avere una vita sociale, di prendersi impegni a destra e a manca. Io mamma sono molto di una semplice badante: nessuno mi paga per rinunciare a una vita, come dire, serena. Nessuno mi sostituisce, se non pagando fior di dollari. Tra l’altro, sono reduce di un anno di immersione totale, cioè 24 ore al giorno di autismo a basso livello e, credetemi, ho rischiato l’esaurimento nervoso ben più di una volta. Non solo: ho capito perfettamente la differenza tra i miei due ruoli.

Cioè: la badante è più come la babysitter, che sta con i bimbi ma poi torna a casa sua. La caregiver è prigioniera, non ha via d'uscita.


Il giorno in cui Luca avrà solo bisogno di una badante sarà bellissimo. Però avere una badante per lui significa trovare un appartamento in cui vivere (non so in Italia, ma qui è difficilissimo trovarlo). Poi deve trovare almeno due o tre persone che si occupino di lui ventiquattro ore al giorno e che siano disposte a fare i turni: chi di giorno, chi di sera e chi di notte.


Il sogno di noi caregiver è proprio quello: permetterci una badante per i nostri figli. Si chiama il dopo di noi, che è tanto un bel sentimentino, ma per ora vedo poca concretezza. 


In poche parole, capisco il facile fraintendimento, dovuto forse a un uso sbagliato del termine inglese, che in Italia è sinonimo di genitore anziano che si occupa di figli disabili. Tutto il resto è badante.


Luca e Gianluca, vi prego: fate la pace, vogliatevi bene che poi quando arrivo in Italia ci spariamo dei grandi spritz. Pago io. 

Vi voglio bene.




Nella foto: Rosie che sembra dire: sì, va bene, ma il biscotto?!?







Commenti

  1. Ah..no. io credevo che la o il badante fosse chi è stipendiato per fare questo lavoro e caregiver chi si occupa gratuitamente (e normalmente lasciando giù vita privata, tempo, salute, fegato) di un parente anziano o disabile o cmq nn autosufficiente

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