Dieci ricordi per dieci canzoni - Davide D'Addato

 

“… Chi mi ha fatto le carte, mi ha chiamato Vincenzo, ma è uno zingaro o un crucco”. 

Questo è quello che capivo di Rimmel quando avevo 9 anni e con la Opel Kadett station wagon color carta da zucchero io, mio padre e mia madre andavamo in vacanza in Puglia, in un grande ricongiungimento familiare con zii, cugini, nonni e vari personaggi collaterali di cui ricordo l’automobile ma non il nome. 

In quei viaggi che speravo fossero interminabili di cui ricordo anche ogni odore, trascorrevo ore seduto o sdraiato nel retro dell’auto che non era un’auto normale, ma era furgonata per via del lavoro di mio padre, quindi senza finestrini, senza sedili, ma con un pianale, dei cuscini e delle coperte, nella speranza che la Polizia Stradale non ci fermasse per quegli 800 infiniti chilometri. 

Ma erano gli anni ’80. Nel 1987 venne pubblicato il disco “La nostra storia” di De Gregori che in formato cassetta girava incessante nell’autoradio in quei lunghi viaggi.

Nonostante non avessi ancora un gusto musicale definito che andasse oltre “Fivelandia”, a me quella cassetta piaceva. Era un best of di De Gregori che nel mio immaginario è rimasto per sempre il meglio della sua produzione. La cosa incredibile è che per non rompere quella specie di incantesimo non mi sono mai interessato agli altri dischi, a me andava bene quello e buona lì. 

Eppure chi mi conosce mi ha sempre sentito glorificare De Gregori senza mezze misure: “Grandissimo De Gregori”, “Ah, De Gregori, il mio cantautore preferito”, nonostante conosca praticamente solo le 14 canzoni di quell’album che per me è una comfort zone assoluta.

Viaggiavamo di notte e Rimmel si sposava perfettamente col buio e le luci intermittenti dello scorrere delle stazioni di servizio, ondeggiava fino al retro dell’auto con quelle parole che non capivo perfettamente, ma che mi piacevano: “… tanta voglia di ridere e dolce bène di uhhhmmmm…” , questo era quello che capivo e mi andava bene così, ero felice e a 9 anni avevo tutto ciò di cui avevo bisogno: due genitori e una vacanza. Ok, in macchina mancavano i sedili su cui sedermi, ma andava benissimo lo stesso. 

Rimmel sa di famiglia serena, sa di madre e padre. Poi arriva una dissolvenza e cambia tutto.

Davide D'Addato

https://youtu.be/Ydo-yfPze30

Rimmel

(Francesco De Gregori)

E qualcosa rimane,
fra le pagine chiare e le pagine scure,
e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni,
i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte
mi ha chiamato vincente, ma uno zingaro è un trucco.
E un futuro invadente, fossi stato un pò più giovane,
l'avrei distrutto con la fantasia,
l'avrei stracciato con la fantasia.

Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
O ancora I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.


Santa voglia di vivere
e dolce Venere di Rimmel.
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
se per caso avevo ancora quella foto
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava
sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona
e quando io, senza capire, ho detto sì.
Hai detto "È tutto quel che hai di me".
È tutto quel che ho di te.

Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo

e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro

O ancora i tuoi quattro assi, bada bene di un colore solo,

Li puoi nascondere o giocare con chi vuoi

o farli rimanere buoni amici come noi.