Dieci ricordi per dieci canzoni - Giorgio Terruzzi

 







"Smisurata preghiera” di De André-Fossati, per me, è come una flebo di comunismo. In piedi, su il pugno, gonfio il petto, roba così. “Atlantide” di Francesco De Gregori è un massaggio cardiaco, mi porta a quegli anni là, da fine adolescenza, quando credevo di somigliare a Lord Byron ed ero pronto a morire a Missolungi. “Mocambo” (e seguiti) di Paolo Conte ha il ritmo dei miei passi, ancora adesso, prendere su l’impermeabile, il bavero alzato, guarda come viene giù. La vita, una cosa complicata, una cosa da riderci sopra. “Ti te se no” di Enzo Jannacci è la mia Milano, la nostra Milano, dare una mano, per piasè. “C’è tempo” di Ivano Fossati così come “Compagni di viaggio” di De Gregori mi portano dove sta l’amore, dove è stato, dove compaiono l’ombra di un rimpianto e poi sbagli da perdonare perché quando si ama, la vista fa i capricci. 

Poi devo dire de “Il cucciolo Alfredo”, Lucio Dalla. Titolo della raccolta: “Come è profondo il mare”. La data è importante al pari del luogo: 1977, Bologna. Là stavo, primo anno di università. Là stava Dalla, primo disco dopo il trittico scritto da Roberto Roversi. 


Vicini e presi da una burrasca, da un tempo crudo. Con dentro una furia eversiva, il fascino tenero e violento dell’ideologia, armi, morti, ragazzi e ragazze perdute. “il cucciolo Alfredo” rilascia un annuncio precoce, mostra i cocci di un passaggio cruento, segnato dal rapimento e dalla morte di Aldo Moro. La morte di un sogno, il sapore amaro della contraddizione. Credo che questo brano funzioni da collegamento, ha a che fare con i versi alti di Roversi ma anche con una gamma di sentimenti più attuali. Ciò che davvero riguardava molti di noi, allora, rattrappiti, disorientati, alla ricerca di una carezza da prendere, da dare, senza trovare i modi, una forma, le parole dell’amore rimaste in gola. 


Quando penso a questa canzone ascolto una colonna sonora provvidenziale, una sorta di accompagnamento umanissimo e indulgente che Dalla offrì a quella generazione, a noi che stavamo nella sua stesa città. Invisibili ed evitabili da tutti, tranne che da lui.


Parole e musica come plaid stesi su quelle stesse piazze dove era possibile provare a ritrovarci, a confidarci, ad amarci per come eravamo. Ragazzi e ragazze di vent'’anni. Con una ruga di troppo e un refolo d’aria fresca preservato nell’anima.


Giorgio Terruzzi  


https://youtu.be/U_JqvTUSH_Y



Il cucciolo Alfredo

(Lucio Dalla)


Tra le case e i palazzi di una strada d'inferno
Si vede una stella tanto bella e violenta
Che si dovrebbe vergognare
Televisori e cucine, così uguali
Con i denti di bocca di uno venuto dal centro
In cerca di un dramma da annusare
Il cucciolo Alfredo, avvilito e appuntito
Con i denti da lupo tradito
Ci pensa un attimo e poi sale
Si tratta di un giovane autobus dall'aspetto sociale
E il biglietto gratuito
Regalo di un'amministrazione niente male
Nemmeno Natale è una sera normale
Con gli occhi per terra la gente prepara la guerra
C'è guerra nei viali del centro
Dove anche il vento è diverso
Son diversi gli odori per uno che viene da fuori
Un grande striscione con uno scudo e una croce
E una stella cometa
La réclame di una dieta
Pistola alla mano la città si prepara
A sommare il danaro
A una giornata più amara
Alla quarta fermata
Senza nessuna ragione
Scendendo deciso
Il cucciolo Alfredo s'inventa un sorriso
Sorride a uno scherzo di donna
A un amico che alle sette di sera
Dopo più di tre anni, è appena uscito dalla galera
Il complesso cileno affisso sul muro
Promette spettacolo
Un colpo sicuro
La musica andina, che noia mortale
Sono più di tre anni
Che si ripete sempre uguale
Mentre il cucciolo Alfredo canta in modo diverso
La canzone senza note
Di uno che si è perso
Canzone diversa, ma canzone d'amore
Cantata tra i denti, da cuore a cuore
Se la sua è cattiveria, io la prendo per mano
Ce ne andremo lontano
Se la sua è cattiveria io la prendo per mano
Ce ne andremo lontano
Se la sua è cattiveria io la prendo per mano
Ce ne andremo lontano

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