Quella foto

 



Oggi ho finalmente ritrovato una foto di Luca quando era piccolo che cerco da qualche giorno.

Guardandola si apre dentro di me una specie di lampada di Aladino e mi viene fuori tutto: il suo vestitino che aveva comprato mia mamma, il cavallino a dondolo dell'Ikea, che Luca non ha mai usato, lo stereo con tutti i CD, la moquette di quella casa, la prima che io e Dan avevamo comprato, che era in un boschetto appena fuori Amherst, nella parte ovest del Massachusetts dove è cresciuto Dan. Ricordo la stufa a legna, ricordo le porte finestre della sala e dello studio. Ricordo anche che Luca era da poco stato diagnosticato con la sindrome di Down e che noi eravamo, come dire, nella merda. Più di tutto ricordo la solitudine di quel periodo.

 

Prima della diagnosi, io, la mia amica Paula e la mia amica Jen ci incontravamo, di solito a casa mia. Avevamo tutte e tre ‘sti bimbi sempre attaccati alle tette, da cambiare, da fare addormentare e stavamo sempre insieme. Benché sapessi che Luca aveva dei ritardi di crescita, non ero molto preoccupata. Il figlio di Paula, Keegan, era nato con molti problemi da risolvere chirurgicamente, ma tra un’operazione al cuore e una allo stomaco, l’appuntamento era sempre lì, la mattina a casa mia. Loro guardavano General Hospital mentre io cercavo di fare addormentare Luca. Quando poi erano tutti e tre a dormire, ci preparavamo qualcosa da mangiare. Ricordo le risate che ci facevamo. Jen era di gran lunga la più spiritosa. I tre bambini insieme erano molto buffi: Luca con il tono muscolare molto basso, sedeva in modo bizzarro e spesso cadeva; Keegan era sempre pallido, piccolino, dolorante, ma  Kate era sana, era un torello: forte, bionda, sempre sorridente. L’immagine della salute. 


Ma poi, dopo la diagnosi di Luca, la mattina io e lui la passavamo al centro di terapia: faceva tre volte la settimana fisioterapia e due volte terapia occupazionale. Basta risate con le amiche, basta General Hospital, basta allattamenti in ogni posizione possibile e immaginabile. Nel pomeriggio era difficile incontrarci: il pisolino dei bimbi, poi la spesa, la cena…


Questa foto, scattata poco dopo questo cambiamento di routine, mi fa tornare in mente quella sensazione di solitudine assoluta. Ricordo il silenzio in macchina, quando andavamo e tornavamo dal centro, il silenzio tombale dei pomeriggi, il magone costante e assordante.


A una quindicina di minuti da casa nostra abitava la sorella di Dan, che aveva una bimba di un anno emmezzo più di Luca. Ma anche lei era sempre presa, aveva poco tempo da dedicarci. I genitori di Dan, che abitavano poco distanti, anche loro avevano la loro routine e non venivano mai a trovarci, a meno che non li invitassimo a cena ogni tanto.


Ma la foto mi riporta anche a dei momenti belli e importanti di riflessioni scaturite dalla nuova situazione in cui vivevamo. Spesso durante il pomeriggio mettevo Luca nel marsupio e andavo a fare delle bellissime passeggiate nel bosco dietro casa. L’autunno era il periodo più bello. Il bosco ci regalava un concerto di odori buonissimi: le foglie bagnate, i funghi che crescevano, alcuni fiori che non volevano ancora darla vinta alla stagione. Io e Luca passeggiavamo sotto il cielo azzurro senza neanche una nuvola coperto dai rami ormai quasi tutti spogli. Passavamo un fiumiciattolo grazie a un tronco che era stato appoggiato da sponda a sponda e l’unico suono era quello dei miei passi sulle foglie secche. Cominciava a fare frescolino. Dell'estate non era rimasto nulla.


Ho pensato a questa foto perché l’altro giorno sono passata da Amherst a portare delle cose a Sofia e, dopo essere scesa dalla macchina, ho annusato attorno a me e ho guardato il cielo. Lo stesso azzurro di quei giorni, lo stesso odore di natura; gli alberi stanno cambiando colore e da verdi ora sono rossi e arancioni che sembrano infuocati. E per un attimo, un attimo solo, mi è venuta in mente la foto, quelle mattine con le amiche, quelle passeggiate, quel dolore immenso associato a una strana sensazione di pace assoluta.


E ho sorriso.




Commenti

  1. Bella questa foto, è anche inserita nel suo libro. E nel suo libro ho letto le pagine sull'atteggiamento di sua cognata e dei suoi suoceri verso Luca. Abbastanza vergognoso, devo dire! Per carità: io nn ho cognate e in effetti nn so come mi sarei comportata, ma sicuramente meglio di sua cognata!!! Che poi nei Paesi anglosassoni ci sia un senso della famiglia più scadente che da noi, questo è anche vero. Però che delusione! Ma lei è una donna forte.

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