Hallelujah e fichi secchi

 





Ieri sera, tornando da Becket, io e Dan abbiamo ascoltato un bellissimo podcast della BBC. Ogni puntata parla di una canzone e di come abbia accompagnato la vita di alcune persone. La puntata che abbiamo ascoltato era sulla canzone Hallelujah, di Leonard Cohen. La prima persona intervistata ha spiegato il senso del testo, che in realtà io non avevo mai ascoltato. Inizia con l’apparizione di alcune figure bibliche, che l’autore utilizza per spiegare come le donne abbiano rubato il potere che gli uomini hanno sempre avuto. Continua poi con il racconto di come un amore, all’inizio, è stupendo e spacca il cuore di felicità, mentre dopo diversi anni si rattrappisce, come un fico secco. A cold and very broken hallelujah, per essere precisi.


La persona che ha parlato dopo mi ha colpito molto. Era un uomo che raccontava come da ragazzo non avesse la più pallida idea di cosa avrebbe voluto fare nella vita. Si era quindi trasferito in Grecia, dove aveva incontrato alcune persone, tra cui una ragazza. Racconta di come tante sere, dopo essersi fatti svariate canne, lui e gli amici si coricavano sul tetto della casa in affitto e ascoltavano la canzone di Cohen, e che ogni volta che l’ascoltava, ritornava a quei giorni di insicurezze. Continua il racconto dicendo che anni dopo ha incontrato una donna bellissima, che era fidanzata, per cui, malgrado lui avesse una cotta pazzesca, è riuscito ad istallare con lei un bel rapporto di amicizia. Qualche mese dopo, lei annuncia di essersi lasciata con il fidanzato e inizia così la più bella storia d’amore del secolo. Si accorgono, dopo poco, di amare la stessa canzone, Hallelujah, che, data la situazione felice, ora la ascolta come canzone di speranza. 


Insomma, tutto molto bello. La puntata finisce con la figlia dell’uomo, ormai tredicenne, che si chiama Hallelujah (!!) e che canta magnificamente il pezzo. Io e Dan abbiamo pianto tutti e due, commossi, nascosti dal buio della macchina.


Ma tutto questo mi ha fatto pensare. Io e Dan siamo insieme dal 1989. Ricordo bene quel primo periodo in cui il mio cuore batteva fortissimo ogni volta che vedevo passare una macchina blu per strada. Non sapevo il suo nome, non sapevo dove abitasse, ma sapevo che qualche sera prima mi aveva portato a casa con una macchina blu, per cui per settimane cercavo disperatamente macchine blu. Mi immaginavo che una di loro si sarebbe fermata sul ciglio della strada, lui sarebbe uscito dalla macchina, mi avrebbe aspettato, e poi mi avrebbe preso tra le braccia e mi avrebbe dato un bacio da via col vento. Ricordo quando poi ci siamo davvero rivisti, l’emozione, le scoperte di chi fosse questo bellissimo ragazzo; ricordo tutto di quel periodo. 


Adesso quel bellissimo ragazzo dorme nel mio stesso letto ormai da più di trent’anni e, seppur andiamo ancora d’accordo, sono tante le volte che entrambi diamo per scontato il fatto che stiamo insieme. Siamo, ammettiamolo, nel periodo del cold and very broken hallelujah, che in italiano si traduce in fico secco. Molto secco. Questo pensiero mi ha preoccupato molto, per cui prima di arrivare a Boston, gli ho chiesto di andare fuori a cena.


Siamo arrivati a casa e mi sono fatta una lunga doccia, mi sono tutta profumata, mi sono messa i jeans quelli che mi fanno sentire meno cicciona, mi sono truccata, e siamo usciti. A tavola cercavo di far conversazione, ma Dan rispondeva con dei sì o dei no. Un fico secco. 


Dopo poco, di fianco al nostro tavolo, si è seduto un ragazzo. Carino, ma niente di ché. Aspettava una ragazza, che è arrivata poco dopo. Lei era bellissima. Dai discorsi si è capito immediatamente che era il loro primo appuntamento. Lui, poverino, un disastro: ad un certo punto ha fatto vedere a lei la foto del gatto che suo fratello aveva preso durante il Covid. “Robertino, scappa…”, dice Dan ricordandosi della scena più ridicola del film Ricomincio da Tre. Lui continuava a parlare di sé, senza chiedere niente di lei. Quando ci siamo alzati per andarcene, avrei tanto voluto andare da loro e dire: “Keep trying! You can do better!”, ma ho resistito. 


Dan dice che non si vedranno mai più. Lo credo anch’io.


Tutto questo per dire che l’amore è una cosa stranissima: ha ragione Cohen a dire che la parte più travolgente dura poco. Ma per qualcuno, tipo la coppia di fianco a noi, non arriva neanche quella. Io e Dan saremo anche dei fichi secchi, ma almeno ci divertiamo ancora ogni volta che siamo insieme. 





Qui la versione strepitosa di Jeff Buckley


https://www.youtube.com/watch?v=y8AWFf7EAc4







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