Un altro cinque maggio



Un altro cinque di maggio, un altro compleanno di Dan. Come amo sempre ripetere, sono passati più di trent’anni da quando abbiamo festeggiato il primo insieme. Regalini comprati di nascosto, il bigliettino firmato da tutti, cani, gatto e pesciolini compresi, torta con su scritto HAPPY BIRTHDAY DAN, il vino buono, la cena che piace a lui non sono mai mancati, ma per una serie di motivi futili che non sto a spiegare, quest’anno è andata un po’ diversamente. Dan, che di solito lavora da casa, è dovuto andare in ufficio ed è tornato a casa stanco morto verso le tre del pomeriggio. Mentre aspettava il pulmino di Luca, io e i due cani ci siamo avviati verso Becket, dove Luca e Dan mi avrebbero raggiunto più tardi. Mentre ero in macchina pensavo che avrei avuto giusto il tempo per fare la spesa, scegliere la torta e farci scrivere sopra il nome dalla signora della bakery, un paio di bottiglie di vino che gli piacciono e via.

Sono arrivata un'oretta prima di loro e per prima cosa ho fatto un giro della casa. Siccome siamo estremamente viziati, abbiamo (leggi ho) trovato una persona che viene a fare le pulizie una volta al mese. Lo so, decadente e vergognoso. Ho trovato attraverso un sito una certa Johannah. L'ho chiamata, ed è venuta a vedere la casa, che è piccolina. Ci ha detto che per cento dollari l’avrebbe pulita da dio. Cento dollari sono tantissimi per un vizio del genere, ma vabbè. La prima volta che è venuta, mi ha detto di essere stata qui molto più tempo per pulire bene tutte le assi di legno non trattato che erano piene zeppe di polvere e ragnatele, per cui ha chiesto 150 dollari. Va bene. La prima volta ci sta. E infatti quando eravamo arrivati, la casa era abbastanza pulita, ma almeno non c’era ombra di ragnatele o di polvere. Questo un mese fa. L’ho poi richiamata qualche giorno fa per chiederle di tornare. Prima che arrivasse ho pulito io la casa, perché son pazza, per cui non c’era tantissimo da fare. È arrivata, mentre noi eravamo a Cambridge. Dopo un paio d’ore mi manda un messaggino: tutto a posto, sono 175 dollari. What?, le ho scritto sbalordita. “Ma sai, adesso sto ancora facendo i mestieri di fondo e poi quando sarà tutto appostissimo, costerà solo 100 dollari. Ok, le dico, ma non me lo spiego bene anche perché la casa era in ordine e abbastanza pulita, le ribadisco. Ma va bene così.

Ora, per 175 dollari, uno si aspetta che la casa sia non pulita, ma brillante, con quel profumo di detersivi tossici, ma tanto buoni. Io ho trovato: il letto di Luca sfatto, il tavolo della cucina neanche passato con uno traccio, la coperta che uso per coprire il divano tutta spiegazzata, sabbia e sporco nel lavandino. Insomma, la nostra Johannah ci ha preso per il culo.

Ma c’era Dan da festeggiare, la pizza da fare. Mi sono accesa una sigaretta in casa (cosa severamente vietata, ma tanto ero da sola) e mi sono cimentata in cucina. Mentre la prima pizza era in forno, ho apparecchiato con tutti i crismi. Ho nascosto la torta in camera di Sofia, tanto Dan non ci va mai. Neanche Sofia, in realtà: sarà un anno che non mette piede in questa casa. Transit.

Dan e Luca, che hanno trovato un sacco di traffico, sono arrivati verso le otto di sera. La pizza per Luca era già pronta e stavo per cominciare quella per noi, quella che piace a Dan , con la rucola e il prosciutto crudo, che qui costa come un bel sei chili di prosciutto di quello buono da Speck. Ma transit. festeggiato ha chiesto la pizza e che pizza sia.

Mentre mi verso una birretta, finalmente arrivano i miei due maschi preferiti. Luca, che ha cambiato medicina e grazie a dio non è più aggressivo, ma anzi un gigante buono, esce dalla macchina con il suo iPad e mi abbraccia. Gli dico che la pizza è pronta e con la flemma che lo contraddistingue da tutte le altre persone sulla faccia della Terra, si incammina verso casa (sono tipo, quattro metri). Dan entra in casa e prima di salutarmi mi fa: “L’hai portata tu la medicina di Luca, giusto?". No, gli dico. Dan è quello incaricato delle medicine, a tal punto che io ho portato quelle per me, ma non quelle per Luca perché sapevo che le avrebbe portate Dan, come da quindici anni a questa parte. “Fuck”, dice Dan. Io, siccome è il suo compleanno, cambio discorso. L’istinto è stato quello di dargli del coglione, ma siccome, appunto, è il suo compleanno, sono rimasta muta come un pesce. Niente, senza medicine non si può rimanere a Becket. Tra l’altro Luca le ha appena cambiate, e non è proprio il caso per il primo giorno di quella nuova saltare per due giorni. Quindi niente, Luca ha mangiato un po’ della sua pizza, poi Dan l’ha portato in bagno e poi sono partiti per tornare a Cambridge. Con la torta, ma fortunatamente senza il vino.

Quindi sono qui, 175 dollari più povera, senza il festeggiato e senza Luca ma in compenso con un giramento di coglioni quasi ridicolo. Tanto, mi dico versandomi più vino di quello che dovrei bere, c’e sempre l’anno prossimo.

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