Cosa ho imparato questo finesettimana











Qualche giorno dopo il rientro da Milano, io, Dan, Luca e le due cagnone siamo andati a Becket, in campagna. Da quando Luca ha cambiato medicina per combattere l’epilessia, è molto più calmo e i nostri finesettimana in campagna sono davvero rilassanti.

 

In due giorni, inoltre, ho imparato delle cose interessanti. Per esempio, che bisogna fare esercizio pensando che fa bene alla salute e non con l’ansia di ritornare a essere la strafiga che ero quando ero giovane, quando ero senza un grammo di grasso. L’ho capito quando mi sono vista nuda allo specchio. Cicciotta sono cicciotta, e questo è innegabile. Sarà stata la penombra, sarà stato il buonumore, sarà stato quello che vuoi, mia mi sono vista quasi bella. Cioè, l’impatto è stato allarmante, ma poi mi sono concentrata sulle mie curve, tanto diverse da quelle sulle riviste di moda, e mi sono accorta di essermi affezionata a loro. Sono il risultato di una dieta non sempre sana, del bicchiere di vino in più la sera, ma soprattutto delle mie tre gravidanze. Il mio è un corpo che ha creato ben tre vite, due celluline che il mio corpo ha trasformato in tre (strani) esseri umani. È da ammirare, il mio corpo, con tutte ‘ste curve che sembra una pista di Formula Uno. Insomma, ho imparato a piacermi per come sono e affanculo chi si sazia con due ciliegie.

 

Avendo imparato questa grande cosa, ho deciso di andare al negozio di Lee, il paese a una ventina di minuti da Becket, per comprarmi un tappetino per lo yoga. Mi sono scaricata una app che mi spiega come fare degli esercizi per gambe, braccia, pancia e altre parti del corpo che vorrei avere belle sode. Sono salita in macchina con questo obiettivo, tenendo bene in mente che non si fa esercizio per dimagrire, ma perché fa bene alla salute. Sono arrivata al negozio, ma non ne avevano più. Anzi, quando ho chiesto al commesso, ridendo mi ha detto: “Ma no, signora?”. Cazzo c’era da ridere non lo so. Cioè, vendo dalla matita al vibratore, dalla vitamina C alle scarpette per entrare in acqua. Non mi sembrava una domanda ridicola.

 

È qui che ho imparato un’altra lezione importante: chissenefrega del tappetino dello yoga quando il negozio di fianco è quello che vende marijuana. Quindi: cambio obiettivo dello shopping, parcheggio la macchina davanti al negozio che vende ogni tipo di erba, scendo e vengo accolta da un ragazzo che mi chiede l’ID, in caso fossi più giovane di 21 anni. “The young lady wants to buy weed”, dice a un signore sulla sessantina, anche sessantacinque, che mi accompagna dentro il negozio. Cosa vorresti?, mi chiede. Ma che ne so io cosa vorrei, ma poi ci penso: vorrei qualcosa che mi faccia ridere, ma anche rilassare. “Mi faccio le canne da quando ho quindici anni, e la mia preferita è questa”, mi dice puntando il dito sul menù delle varie erbe. Ho pensato che forse se si fosse fatto meno canne, non sarebbe qui a vendere fumo alle madri di famiglia. Chissà, magari si sarebbe laureato e adesso sarebbe in giro per l’Universo con la Cristoforetti. O magari questo è il suo lavoro preferito. Transit.

 

Mi convince, e mi passa una scatoletta molto carina. Gli voglio chiedere se vendono i filtrini, perché io nelle canne ci metto anche il tabacco, ma siccome non sono una che se ne fa molte, non conosco i termini in inglese per questo genere di cose. Gli spiego che sono come dei cartoncini che si arrotolano, ma non capisce. Anni e anni di canne possono anche avere questo effetto. La ragazza sveglia alla cassa invece capisce. Per chi lo volesse sapere, in inglese si chiamano tips. Pago ed esco con il mio sacchettino tipo quello del pane ma più piccolo e accendo il motore. Ho quindi imparato: la parola tips, il modo di uscire per comprare una cosa e tornare con un’altra, molto diversa ma altrettanto interessante e che a sessantacinque anni spero di essere rilassata come quello lì.

 

Arrivo a casa senza tappetino, ma con l’erba che piace al tipo: ce n’è talmente tanta che mi basterà per tutta la vita. Come quella che avevo comprato l’estate scorsa, che ho fumato tipo tre volte e basta, perché, a differenza di chi si fa le canne da quando aveva quindici anni, io, che ne ho cinquantaquattro, me ne sarò fatte tipo sei in tutta la mia vita. Ma me lo sento: credo che sia arrivato il momento di buttarmi nelle droghe leggere. A ottant’anni, se ci arrivo, comincerò anche quelle pesanti.

 

Infine, ho imparato una cosa molto importante: non sono assolutamente in grado di spaccare la legna con l’ascia. Cioè, faccio proprio cagarissimo, quasi non riesco neanche ad alzare l’attrezzo. Peccato: ho pensato che se mi impegnassi, qualcosa riuscirei a fare. Ma ho anche pensato: lo fa Dan, che gli piace. Io mi metto sulla sdraio e provo ‘sta canna. 

 

 

 

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