Il mio amico Russ e la musica







Sono a Becket da sola da qualche giorno. L’altra sera ricevo un messaggio dal mio amico Russ: “Arrivo per le 6. Serve qualcosa?”

 

Russ è il marito di una delle mie migliori amiche, Liz. Ci siamo conosciuti quando abitavamo a Brooklyn. Sofia e i loro bimbi allora avevano due anni e per caso frequentavano lo stesso nido. Da allora, sia noi che i nostri figli siamo rimasti molto uniti. Tanto che, qualche anno fa, Liz e Russ hanno comprato una casetta a Becket a dieci minuti a piedi dalla mia. Per cui, specialmente d’estate, stiamo spesso insieme. Ma io e Russ, malgrado ci conosciamo da vent’anni, non abbiamo mai passato tutta una serata insieme. Ero contenta e anche curiosa.

 

Gli ho detto di prendere una bottiglia di rosso e anche il costume da bagno, perché volevo andare a fare una nuotata al lago. È arrivato con la bottiglia di vino, il costume e un sorriso da qui a lì. Ho preso i cani e insieme siamo andati al lago. Non c’era nessuno, e Fiona è partita come un razzo e si è messa a nuotare. Rosie, invece, si è fermata alla riva ad aspettare pazientemente sua sorella. Poi mi sono buttata io e dopo due secondi c’era anche Russ. Abbiamo cominciato a chiacchierare in acqua e ci dicevamo quanto fosse strano essere soli io e lui. 

 

Mi sono messa a raccontargli un’idea che mi frulla per la testa e che penso possa diventare un libro piacevole e lui ascoltava attento  mi faceva un sacco di domande e lanciava idee qua e là. Poi mi sono fatta raccontare del suo concerto. Russ è musicista e la sera prima lui e il suo gruppo avevano fatto un concerto in Vermont. Per quello era passato per Becket, che è a metà strada tra dov’era il concerto e Brooklyn, dove vive. Ci siamo asciugati e siamo tornati a casa, dove io mi sono fatta subito una doccia perché l’odore del lago mi fa venire la nausea, mentre lui si è aperto una birretta e se l’è portata sulla veranda dove da qualche settimane ci sono due belle sedie nuove.

 

Non ricordo come, ma le nostre chiacchiere a quel punto avevano superato la superficialità della prima mezz’oretta insieme e si sono trasformate in discorsi seri, intimi. Mi parlava dei suoi genitori, della sua infanzia. Russ è nato e cresciuto a Dallas, in Texas e, come tutti quelli che sono cresciuti al sud degli Stati Uniti, è un vero gentleman: è molto educato, ascolta attentamente, ride alle mie battute cazzute, ma con lui raramente ho parlato di cose serie. Di solito lo faccio ad nauseam con sua moglie Liz.

 

Abbiamo mangiato fuori e bevuto tutta la bottiglia di rosso. Gli dicevo che sono fiera di lui che malgrado aver tirato su due figli, malgrado dover lavorare per mantenere la famiglia, malgrado tutte le difficoltà che una famiglia comporta, abbia sempre trovato lo spazio per continuare a seguire la sua passione, la musica. Non è facile e non è da tutti, gli dicevo. E poi, tra tutte le arti, la musica. “Ma ti rendi conto che la musica è talmente potente che riesce a racchiudere la vita delle persone? Quando si ascolta una canzone si ritorna indietro nel tempo, e si rientra nella vita che vivevamo quando la ascoltavamo. È immediato e universale. Ma la senti ogni tanto questa responsabilità?’. Abbiamo parlato a lungo del potere della musica e del saper raccontare, come faccio io con la scrittura. Della sua passione e della mia e delle nostre responsabilità verso che ci ascolta o ci legge. Verso mezzanotte, ci siamo abbracciati e salutati. Una bella serata.

 

Poi oggi ero in macchina e come sempre ascoltavo della musica. Quando sono da sola ascolto musica costantemente per pensare a cose leggere. La prima canzone che ho ascoltato, The Other Side Of Town, di John Prime mi ha fatto ridere. In tre minuti l’autore crea un film comico. Geniale. Poi è arrivata la canzone di Sergio Endrigo, Io che amo solo te, che mia sorella ha scelto di ascoltare durante la messa del funerale della mamma. Le risate per Prime si sono immediatamente trasformate in lacrime. Dentro quella canzone c’è condensata tutta la vicenda prima durante e dopo la perdita più agghiacciante della mia vita. 

 

Il potere della musica, appunto, che trasforma una risata in un pianto doloroso. Dopo chiamo Russ e glielo racconto. Il suo è un lavoro importante e pericoloso e sono contenta che, come altri amici miei musicisti, anche lui ci metta la passione e la delicatezza che serve per noi che ascoltiamo. 

 

Li mortacci sua, invece, a Sergio Endrigo, che mi ha fatto piangere nel negozio che vende reggiseni.

 

(nella foto, il mio amico Russ che suona. Bello è bello...)

 

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