Quei Mondiali del 1982

 





Ma pensa te se mi devo far venire il magone per i Mondiali del 1982, che manco mi ricordo contro chi ha giocato l’Italia in finale. 

 

Tutti gli italiani grandi abbastanza si ricordano dov’erano quel giorno lì, un po' come l'undici settembre, ma più bello. Io ero in Inghilterra con mia sorella e una decina di italiani. Non abbiamo imparato una parola d’inglese, ma non ci siamo neanche persi una partita. Colpa, ovviamente, della compagnia di maschi in cui eravamo capitate.

 

Dei Mondiali io e le sorelle sapevamo solo che si tenevano in Spagna, perché mio padre era andato a seguire gli Azzurri. Le cartoline, che scriveva da qualsiasi posto viaggiasse, erano puri esempi di capacità di sintesi. Scriveva i nomi di noi quattro, l’indirizzo e un veloce papà sulla parte riservata ai messaggi. La foto sopra ne è la prova schiacciante, anche se è del 1980 e viene dalla Grecia. Erano tutte così. 

 

Ricordo anche che faceva la telecronaca delle squadre più sfigate, chissà perché. Il suo stile semplice, con quell’accento milanese, e con quelle battute che ogni tanto non riusciva a trattenere, forse non erano graditi a chi assegnava le partite. D’altronde, come dico spesso, se mio padre avesse fatto carriera in Rai, non sarebbe stato Beppe Viola. 

 

Di quel Mondiale abbiamo anche delle fotografie. Una è di lui e Pablito, in piedi tra le fresche frasche. Mio padre indossava una camicetta bordeaux e il campione una tuta da ginnastica. Capo d'abbigliamento che mio padre non ha mai indossato, tra l'altro. È un’immagine molto bella, che adesso troneggia nella mia cucina qui a Cambridge. Poi, anni fa, quando mia madre lavorava in Rai, Fabio Fazio la avvicinò con fare timido e le diede una foto in cui si vedono papà, con la stessa camicetta bordeaux, Fazio e un amico, che lo stavano intervistando. Aveva raccontato a mia mamma che per la loro radio ligure locale, intervistare Beppe Viola era come intervistare Bearzot. Quella foto è invece a Milano, sul muro del corridoio di casa della mamma. Il famoso Wall of Fame, dove si possono trovare ritratti di tutti noi, da piccoli, medi, grandi. 

 

Un’altra cosa mi ricordo del Mondiale del 1982, o meglio del dopo Mondiale, e cioè quando abbiamo saputo che mio padre aveva puntato lo stipendio contro l’Italia, perdendo tutto, anche le dieci lire. La leggenda racconta che, uscendo da un ristorante, qualcuno gli avesse detto: “Visto che hanno vinto?” e si è beccato un mavaiacagare  veloce come un treno da mio padre. Il nostro caro amico di famiglia Giovannino Fabbri, scrive in proposito: “Io c'ero, il ristorante era La zia di via Fara (c'è ancora, ma sul lato opposto a dov'era a quei tempi). Quel signore ha visto tuo padre che stava uscendo dal ristorante con noi e gli ha detto: "Sarà contento della vittoria dell'Italia!” Il va a cagare è partito in automatico e il padrone del ristorante, che forse leggerà questo post, ha cercato di minimizzare dicendo qualcosa come: non ci pensi, ha avuto dei problemi con le carte a scopa e poi è una persona molto particolare. Ma intanto Beppe era già uscito (per fortuna!). Ma tutto nasce dal fatto che tuo papà e Umberto erano convinti che, essendo il Papa polacco, avrebbe vinto la Polonia e hanno scommesso una cifra sui polacchi. Quando la Polonia è uscita hanno messo tutto, e di più sul Brasile”.

 

Essendo il Papa polacco, era ovvio che la Polonia avrebbe vinto. Il discorso non fa una piega, neanche un plissé. Credo che siano queste decisioni, prese tra l’altro con Umberto Delli Guanti, di professione venditore di quadri falsi, che fanno sì che ancora ci si ricordi di papà. 

 

A proposito di mio padre, Delli Guanti e Giovannino. Una sera, verso mezzanotte, squilla il citofono dei Fabbri. Erano mio padre e un suo nuovo amico fiorentino, di nome Umberto. Erano andati da Giovannino e Cristina (sua moglie) per giocare a carte. Le coppie erano: mio padre e Giovannino, Cristina e Umberto, che stavano perdendo. Ad un certo punto, Umberto dice: “Signora, possiamo darci del tu?” “Ma certo!” “Allora, cazzo butti giù quella carta?”. Ha continuato con una serie di bestemmie e parolacce. A fine serata, buonasera, buonasera e ognuno a casa propria. Una fauna di personaggi che non esiste più. 

 

Mi sa che quest’anno punto tutto sull’Argentina.

 

 

 

 

 

 

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