Siamo caduti in basso




Lo dico prima io, così poi non me lo rinfacciate: critico l’Italia dalla mia stanzetta di Cambridge, negli Stati Uniti, come se qui le cose stiano andando alla grande. Ma, risponderei io a chi dovesse pensare così di me, cittadina italiana sono, informata anche per cui ho tutti i diritti di condividere i miei pensieri.

 

Devianza è una parola che fa molta paura. Lo dico indipendentemente dalla mia fede politica. Fa paura perché richiama un concetto che ha portato a stermini, a olocausti, a marginalizzazioni, razzismi, paura del diverso. Devianza, mi spiega la Treccani, è un termine usato per indicare quei comportamenti che si allontanano da una norma o da un sistema di regole. In poche parole, tutte le persone come mio figlio, di mestiere autistico a basso funzionamento. Si allontana dalle norme, per esempio nel suo modo di imparare: a 25 anni suonati non ha ancora imparato a leggere o a scrivere o a limonare. Non gliene frega niente se non si mangia con le mani a tavola, le regole sociali non lo intaccano minimamente. Ha comportamenti che si allontanano non solo dalle norme e dal sistema di regole italiano, ma proprio da ogni regola sociale. 

 

Si allontanava dalle regole cristiane e naziste la famiglia di mio marito, decimata nei campi di concentramento settant’anni fa perché di religione ebraica. Si allontana dalle regole eterosessuali la mia Sofia, che è di genere non-binario. Mi allontano dalle regole anch’io, che invece di valutare e razionalizzare, m’incazzo come una bestia quando sento dei politici usare certi termini a vanvera.

 

Siamo ormai arrivati ad un punto della nostra politica in cui passa tutto: due o tre giorni di polemiche sui social, che fanno tanto bene per le campagne elettorali perché bene o male se ne parla, e poi si ritorna alle foto delle vacanze, al bel mare e alle foto di gattini. Non c’è più indignazione. Per questo i politici (“politici”: dove sono finiti quelli seri, preparati?) si sentono liberi di riproporre simboli fascisti, di sfruttare l’ignoranza della gente per proporre leggi inique sulle tasse, per dividere ulteriormente il Paese invece di provare a diminuire le differenze che esistono in una società complessa come la nostra. 

 

La lista che la signora Meloni ha stilato per descrivere le devianze è, a mio avviso, pericolosissima. Prima di tutto, la tossicodipendenza, i problemi legati all’alimentazione, l’alcolismo non sono deviazioni. Sono delle malattie che vanno capite e curate. Sarebbe strepitoso eliminarle, perché sono malattie difficili da gestire. Mi chiedo se ci sia un programma per accogliere persone che hanno bisogno di supporto, se si propone una grossa somma di denaro per supportare chi se ne occupa. Mi chiedo se ci sia un programma per parlare nelle scuole di questi problemi sociali per educare i giovani. Mi chiedo poi se la lista della signora Meloni sia provvisoria, incompleta e se a questa verranno aggiunte altre problematiche sociali. Mi chiedo per esempio se l’autismo grave degli adulti abbia uno spazio nel discorso politico attuale, perché noi genitori stiamo diventando anziani e abbiamo alle spalle decenni di difficoltà e davanti a noi c’è l’abisso, la solitudine i “mi scusi, ma non c’è posto”, i “non ci sono soldi per case famiglia, per centri, per niente, ve ne dovete occupare voi genitori”. 

 

Mi chiedo come possano certi cittadini decidere di non andare a votare, perché tanto loro mica sono deviati: hanno la loro bella laurea, un lavoro ben retribuito e un figlio neuro tipico che non si fa neanche le canne quindi cosa gliene frega a loro se fuori di casa regna il menefreghismo? Siamo migliori di tutto questo schifo. Indigniamoci. Usiamo il nostro potere di decidere chi ci rappresenta. Tutti, non solo alcuni.


(foto spedita via WhatsApp da mia sorella Serena)




 

 

 

 

 

 

Commenti

  1. Mah, forse mi sbaglio, ma io il termine "devianza" lo intendo come commettere qualcosa di sbagliato che danneggia me e/o gli altri. Non credo che l'autismo sia questo. Per me devianza è sinonimo di criminalità.

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