Un oggetto che ci manca - Federico Bernocchi







Uff, ma tu non sai quante cose mi mancano. Un sacco di cose, mi mancano. Tipo: mi manca quella manovella che c’era a sinistra del volante della mia prima macchina, la Polo rossa che aveva smesso mia madre, di cui bizzarramente ricordo ancora la targa a memoria. Non ci credi? Guarda, così, a freddo, senza guardare da nessuna parte, non c’è trucco e non c’è inganno: MI40915X. Boom! Una manovella che dovevi tirare prima di accendere la macchina. Non so perché, eh? Me l’aveva detto mio padre: se fa freddo, basta che tiri l’aria. Mi piaceva molto quella manovella lì. Dava un che di valvolare alla macchina, come le vecchie casse dell’impianto Hi-Fi dei miei genitori, quello che tenevano in sala e che, boh, secondo me non usavano mai. Meno male che l’ho usato io a strafare. Le casse erano valvolari e ci mettevano un po’ ad accendersi. Esattamente come la Polo rossa. Le casse facevano un rumore un po’ più carino, ma secondo me il concetto è un po’ lo stesso. 

Poi, vediamo, cosa mi manca? Mi manca il mio maglione preferito, quello che secondo me era verde e quindi mi stava bene perché era tipo dello stesso colore dei miei occhi. Cioè, è andata così fino a quando la mia ragazza dell’epoca mi ha detto, ma guarda che quel maglione lì è grigio, eh? E io le ho risposto, sì, vabbè, dai, grigio, verde… stessa roba. Al ché lei mi ha portato a fare una visita agli occhi e ho scoperto a 18 anni di essere daltonico. Che poi, aspetta. Non sono propriamente daltonico. Sono discromico. Che vuol dire che quando il mio cervello vede il rosso e il verde insieme si confonde tutto e allora sceglie di non farmi riconoscere più nessun colore. Alza bandiera bianca, insomma. Troppo sbattimento riconoscere tutti quei colori lì, grigio, verde, rosso? Tutto uguale. 

Poi mi manca uno Shuriken. Lo Shuriken è una stellina Ninja. I Ninja sono stati una mia grande passione di gioventù. Insieme allo skateboard, Freddy Krueger e il metal. Guardavo i film con Michael Dudikoff e sognavo di essere un emissario della morte vestito da mimo (questa è una citazione da un gruppo che mi manca molto, i Laghetto). I Ninja hanno un sacco di armi pazzesche e tra queste armi le più pazzeschissime in assoluto sono sicuramente le stelline Ninja. Ce ne sono di tutte le forme e dimensioni. Le più famose sono quelle a otto punte. Io ne avevo una tre, stupenda, color acciaio. Per ottenere questa stellina Ninja ho dovuto affacciarmi per la prima volta (e mi sa unica) sul mercato nero. I miei genitori - comprensibilmente - non volevano comprarmi un’arma da taglio per giocare in giardino. Però c’era un ragazzo più grande di me che frequentava la mia stessa palestra e che mi aveva assicurato che me la poteva vendere di nascosto. Lui non so dove se le fosse procurate, ma fatto sta che ce le aveva e le smazzava nello spogliatoio della palestra Indalo di via Archimede. Mi chiese 10 mila lire, una cifra molto distante da ogni mia mancetta. Per cui feci uno scambio: gli proposi di scambiare quella stellina Ninja bellissima a tre punte con due palline da golf che avevo trovato e prelevato senza permesso (le avevo rubate) da un campo pratica. Non so quanto valesse all’epoca una pallina da golf di un campo pratica zona idroscalo di Milano - dubito costassero 5 mila lire l’una  - fatto sta che lo spacciatore di armi Ninja acconsentì incredibilmente allo scambio, per cui uscì da quello spogliatoio con una letale arma da taglio nascosta nella giacca. Una volta a casa non riuscì a tenere lungo il segreto e rivelai il tutto a mia madre che si dimostrò piuttosto comprensiva: mi mise in punizione per quindici anni (pazzesco quanto sia soggettivo il tempo, no? In realtà la punizione durò penso una settimana, ma sembrò di quindici anni almeno). La stellina Ninja a tre punte fu ovviamente sequestrata dai genitori che non so che cosa ne fecero. Dubito che ne fecero quello che ne avrei voluto fare io, ovvero lanciarla contro degli alberi dopo aver fatto una ruota e qualche rumorino con la bocca tipo: “fiuuuu, ptshhh, uattà!”. Probabilmente la buttarono o la abbandonarono in qualche cassetto della credenza con i cassetti chiusi a chiave. Di sicuro io non l’ho più rivista. Mi manca molto. 

Anche la carriera da killer a pagamento mi manca molto. Cioè, mi manca in potenza. Nel senso che se i miei avessero investito i loro soldi in un addestramento Ninja di quelli come si deve, tipo vacanza studio nella provincia di Iga, invece di mandarmi a fare lezioni di sci all’Abetone, probabilmente oggi sarei un ottimo Ninja. È un peccato.


Federico Bernocchi (conduttore e autore radiofonico e televisivo)



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