La stufa

 




Da quando Luca vive per i fatti suoi, io e Dan passiamo più tempo a Becket, dove possiamo comunque lavorare. A Emma non dispiace stare a casa da sola, anzi: ci chiede continuamente quando andiamo e se dobbiamo proprio tornare così presto. D’altronde, si è meritata la sua autonomia. A scuola va molto bene, tranne un votaccio in biologia. La casa è sempre perfettamente in ordine quando arriviamo. Nessun vicino si è lamentato di baccano o altro. Non beve alcolici. Non fuma erba o sigarette. La sua amica del cuore, Ella, ogni tanto si ferma a dormire, e insieme guardano il Disney channel. Soprattutto, Emma sa benissimo che al primo sgarro le viene tolta tutta questa libertà, e che ce l’ha proprio perché si è conquistata la nostra fiducia. Insomma, partiamo abbastanza tranquilli: la sentiamo tipo dieci volte al giorno, videochiamate in cui la vediamo coricata sul letto, in pigiama, giocare a Fortnite con le sue amiche, anch’esse coricate nel loro letto. Pazzesco: se a diciassette anni avessi avuto la casa libera durante i fine settimana, certamente non sarei stata davanti alla tele! Segretamente spero che un giorno si faccia un bel cannone, ma sono sogni nel cassetto.

 

Dopo aver passato a Becket il Natale con mia sorella e il Capodanno (una serata bellissima, malgrado il secondo, dolorosissimo anniversario della morte della mamma), Dan è tornato a Cambridge e io sono rimasta qui per lavorare. Mi capita abbastanza spesso di sottotitolare in inglese dei documentari italiani molto interessanti. Il mio caro amico Paolo, montatore, me li manda dopo averci lavorato a lungo con i registi, per poterli spedire a diversi festival europei. L’ultimo, che ho finito di tradurre ieri, è un documentario diviso in tre storie. Tre uomini che hanno commesso o vissuto atti di violenza nei confronti delle donne e il loro percorso per lavorare su se stessi. Molto interessante e, a tratti, commovente.

 

Il meteo di Becket annuncia una bufera di neve per il fine settimana; Dovrebbe scenderne tantissima, per cui sono andata a comprare tanta legna e del cibo per fare cenette da consumare davanti al caminetto, magari a lume di candela. Dan si è precipitato ieri sera, contento di poter passare tre giorni insieme, con il calore dell’amore (scusate, so di essere melensa. Infatti è una battuta) e della stufa, a lui particolarmente cara. 

 

Nei giorni in cui sono rimasta qui da sola, ho fumato in casa (libidine!) e, malgrado le sigarette, ho notato che la casa si riempiva di fumo proveniente dalla stufa. Pensavo fosse la legna che stavo bruciando: legno molto vecchio e polveroso che ho trovato dietro la piattaforma. Tossivo, ma pensavo che in realtà fossero le sigarette, anche se fumo poco. 

 

Stamattina, mi sveglio con Dan che smadonna: la stufa è rotta. Esce del fumo da dietro. Non si può usare. Intanto, fuori fa un freddo terribile e il riscaldamento va usato poco perché non abbiamo tanto propene. D’un tratto, il fine settimana romantico sotto la neve potrà facilmente trasformarsi in tre giorni vissuti in un enorme freezer. 


Per fortuna che c’è l’amore. (edaje!)

 



(Nella foto, un disegno della stufa fatto da Emma anni fa, quando ancora le piaceva venire a Becket con noi)

 

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