Cuore meneghino









Sempre la stessa solfa. Ogni volta che vado a Milano, mi viene su un grumo indomabile di nostalgia. Lo so, l’ho detto cento volte. E lo so, ormai vivo negli Stati Uniti da seimila secoli. Ma c’è poco da fare, il mio cuore è lì.

 

Durante questo giro ci sono state tante prime volte. La prima volta, per esempio, che sono venuta solo con Dan per più di quattro giorni. Ero stata invitata al festival di satira Antani, che si tiene tutti gli anni a Livorno. Il primissimo evento, che ha aperto il festival, è stata una chiacchierata sul palco di un bellissimo teatro, fra Cochi, Luca Bottura, Paolo Maggioni e me. Si parlava di quei tempi lì, quelli che, dopo le Cinque Giornate, sono rimasti i più significativi di Milano. Io ho raccontato dei personaggi incontrati in quegli anni, amici di mio padre, come il Giuliano, L’Ernestin Bel Farcitin, il Ninone del Tonno.

 

Il primo venne a casa nostra poco dopo la morte di mio padre per dire che se qualcuno avesse osato infangare il nome di papà, non avremmo dovuto far altro che alzare le mani e dire “Non è più di mia cumpetensa”, come a far capire che non ci sono scuse che tengono, lo avremmo chiamato e lui lo avrebbe ammazzato. “Poi del corpo ci penso io”. L’Ernestin Bel Farcitin veniva chiamato così perché, siccome per mestiere vendeva le cravatte rubate all’Upim, non aveva mai una lira, e quando lo invitavano al bar per un caffè e gli chiedevano cosa volesse, la sua risposta era sempre: “Un bel tustin bel farcitin”. Il Ninone del Tonno, invece, era uno che nel cruscotto della sua macchina aveva sempre mezzo chilo di spaghetti e una scatoletta del tonno Consorcio, “perché nella vita non si sa mia”. Personaggi, insomma, che adesso non esistono più e che fecero di Milano una leggenda. Si è anche parlato molto del Derby, di Jannacci, di papà e di tutta quella bella gente lì. Per la prima volta Dan mi ha potuto vedere al lavoro, ed ero molto emozionata.

 

Dopo Livorno siamo passati per Bologna a salutare mia sorella e poi a Bordighera, dove abbiamo un piccolissimo appartamento proprio sull’Aurelia, dove passano ambulanze che neancher ER, motorini truccati, camion che fanno tremare la casa e che non danno tregua, soprattutto di notte. Però è anche l’unico posto rimasto della mamma, e sono voluta andare perché lei, o qualcosa di lei, c’è ancora. È stato emozionante: tutto esattamente come lo aveva lasciato. È stato un po’ come ricevere un abbraccio da lei, che ancora mi manca come l’ossigeno. Anche lì è stata la prima volta che io e Dan siamo stati da soli in quella casetta, la prima volta che siamo riusciti a girare per le colline, grazie alla macchina che abbiamo noleggiato. Dan ha scoperto la Liguria, e, ammette, è molto più bella di quanto immaginasse.

 

Infine, siamo arrivati a Milano. La prima volta che invece di andare in via Sismondi, abbiamo prenotato un airbnb. Ormai, a Milano non ho più una casa, e questo mi ha messo molto in crisi. È tutto uguale identico a prima: via Lomellina è sempre strepitosa, la casa di mia zia (in via Sismondi) è identica, così come la casa dell’altra mia zia. C’è Pizza a Pezzi, Alber, la Cooperativa con il Rudy che ogni volta mi fa un sacco di feste. I tram e gli autobus fanno lo stesso giro da quando ero piccola, a parte qualcuno. Insomma, tutto come l’avevo lasciato, tranne che ormai non faccio più parte di quella zona. Di nessuna zona milanese.

 

Il mio passato milanese, quello che ho raccontato a Livorno, non esiste più, come non esiste più un possibile presente. Sono andata al cimitero, a trovare i miei genitori, che sono finalmente nello stesso loculo. Se penso alle centomila volte che mia madre andava per lasciare un fiore, per sentirsi vicino al lui. E adesso è diventata casa loro.

 

A parte il mio cuore, a Milano ci sono ancora i miei genitori (seppur in forma diversa), ci sono le mie sorelle, la mia famiglia tutta, gli amici anche. Forse è proprio per questo che sento un istinto fortissimo di ricostruire sulle macerie, rifarmela mia. Trovare un posticino da comprare e metter su casa, come se non fosse successo niente di diverso, come se Milano non mi avesse dimenticata e avesse un posticino anche per me. È un progetto molto complicato a causa della nostra situazione famigliare, che non riesce ad essere elastica come molte altre. Ma, come mi diceva mia mamma, quando ho in mente un obiettivo da raggiungere, cascasse il mondo, ma prima o poi ci arrivo.


(nella foto, io che mi sento Michael Jordan a casa di mia sorella Anna)

Commenti

  1. Mi commuove cio'che scrivi.
    ..tuo.padre a Lambrate è li vicino.ai miei genitori ci passo sempre tuo.padre lo adoravamo.col mio.ex marito...e via Lomellina pezzi.della mia vita....Alber...la cooperativa la sanitaria ecc. Spero che tu riessca a comprarti una piccola casa...li
    Tiziana Egi
    ..





    .....

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  2. La prossima volta che andrò a Milano, mi farò in giro in via Lomellina e anche in via Sismondi. Così, in onore della famiglia Viola.

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