La matematica è un'opinione?




 









Ieri era il mio compleanno. Tra l’altro, invece di uno in più, ho guadagnato un anno, visto che fino al giorno fatidico pensavo di avere 56 anni e invece li ho compiuto solo da un giorno solo. D’altronde, non sono mai stata brava in matematica. La professoressa Silvana Butta, insegnante di matematica alla scuola media Ascoli di via Mezzofanti a Milano, una volta in un compito in classe mi diede il voto “quasi scarso”. Abbastanza umiliante, perché ero (sono?) a un gradino sotto lo scarso. È stata una prof molto severa, ma secondo me, con me avrebbe perso la pazienza anche Giobbe. Vale anche sottolineare che, benché fosse una matematica e non una donna di lettere, ho sempre apprezzato il suo dono della sintesi: dietro quelle due parole si apre un mondo di fallimenti, di cretinerie, di incapacità logica spaventosi e pericolosi. A 56 anni e un giorno, non sono ancora capace di fare le sottrazioni, tipo 2024 meno 1968. Quasi scarsa, come quando ero una ragazzina. Modestamente.

 

Fresca di compleanno, ieri ho cominciato a pensare a come una persona si dovrebbe comportare quando entra nella seconda metà della sua cinquantina. Come la maggior parte delle donne, per la maggior parte della mia vita da adulta mi sono occupata degli altri. Da moglie tipica degli anni Cinquanta, ho sacrificato la possibilità di avere una vita soddisfacente al di fuori della famiglia: invece di lavorare, sono rimasta a casa, ad occuparmi della baracca. Mio marito invece, è riuscito ad avere un’ottima carriera, compresi compiacimenti, promozioni e tutto il resto. Mentre lui usciva alle otto emmezza e tornava verso le sette, mi sono spaccata la schiena per offrire a mio figlio una vita serena, malgrado le sue enormi difficoltà. Ho cresciuto Sofia ed Emma con attenzione e affetto, offrendo loro tutte le possibilità a mia disposizione per avere una vita felice e appagante. Credo di esserci riuscita. Sono riuscita a ritagliarmi pochi momenti al giorno per cominciare a scrivere, ed è stata la prima cosa che fatto solo per me.

 

Non rimpiango nulla. Credo di aver fatto un ottimo lavoro con i figli con la mia relazione con Dan, che sembra facile, ma dopo più di trent’anni di vita insieme ha ancora bisogno di lavoro, pazienza, capovolgimenti, ritoccate.

 

Tutto per dire che a 56 anni vorrei cominciare a farmi i cazzi miei, come dicono i francesi. I ragazzi sono grandi, quasi tutti sistemati (Emma ha ancora un anno di liceo e poi anche lei uscirà di casa per andare all’università, per prendere il volo da sola). Vorrei imparare a scrollarmi di dosso tutto ciò che non mi piace, cominciare ad eliminare cose e persone che mi hanno sempre pesato e rimpiazzarle con tutto quello che non ho potuto avere in questi anni: tre o quattro giorni con un’amica in campagna, un viaggio in Italia da sola, un bel film da guardare senza interruzioni. In poche parole, occuparmi di me, del mio corpo e della mia mente: manicure e pedicure a gogò, leggere anche per due ore senza interruzione, ascoltare musica ad alto volume. E se qualcuno si dovesse lamentare? Beh, c’è sempre un sano vaffa che potrebbe partire da un momento all’altro senza preavviso. Vorrei, in poche parole, essere indipendente, poter scegliere cosa fare (o di non farle) senza dare conto a nessuno. Vorrei non dover mai più chiedere il permesso a nessuno per fare qualcosa, ma annunciarlo a tavola, apparecchiata e piena di cibo cucinato da qualcun altro, che poi farà anche la cucina. Fortunatamente, ho trovato un compagno che capisce questo bisogno e che, anche se da bravo maschio si tiene tutto dentro, vorrebbe certamente fare anche lui. E, sempre fortunatamente, ho trovato un’ottima casa-famiglia dove mio figlio viene seguito bene, dove è felice di stare. Per quanto riguarda altri possibili intralci, invece, voglio imparare a ignorarli. Perché adesso è arrivato il tempo per me. Solo per me.

 

Ho dato, e ho dato con tutto il cuore. Lo rifarei centomila volte. Ma adesso basta. Egoista? E chi se ne frega! Capricciosa? E allora? Qualcuno ha qualcosa da ridire? Peccato per loro, perché sarebbe fiato sprecato.

 

Ma poi mi torna come uno schiaffo in faccia la realtà. Mi sono dimenticata un piccolo dettaglio: prima di tutto, devo imparare a combattere i sensi di colpa di occuparmi prevalentemente del mio star bene. Riuscirò mai a mettere i miei desideri davanti a tutto il resto? Sarò davvero capace di fregarmene?

 

Troverete la risposta tra un anno, su questo canale. Stessa ora. Quando ne compio 57, sempre che la matematica non sia un’opinione.

 

 

 

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