Ventotto anni da formichina
Quando sono da sola, ascolto sempre musica: appena mi alzo, quando non lavoro (quindi spesso), quando faccio la doccia, quando sono in macchina. Senza musica mi sento sola. La parte più bella è ascoltare i testi, che ogni volta cambiano di significato a seconda del mio umore.
L’altro giorno ero nella cucina fredda dell’appartamento che ho affittato per un mese qui, a Milano, e sorseggiando il secondo caffè, dalla cassa rossa portata da Cambridge è arrivata d’un tratto una canzone di Brunori Sas, che si intitola Capita Così. Racconta di come ci sembrino essenziali alcuni desideri che in fondo sono futili, e come sembrino futili anche pensieri più profondi, occasioni mancate. Come esempio racconta di come non sia riuscito a salutare suo padre, morto d’improvviso, tema che mi riguarda da vicino. Il senso del testo è che malgrado questi sentimenti, siamo piccoli, minuscoli, ridicoli quando pensiamo di essere uno su sette miliardi e che forse è già tardi per concentrarsi su cose del genere. È una canzone che avevo ascoltato molte volte, ma per qualche ragione oggi mi ha colpito particolarmente. Mi sono ritrovata con la tazza del caffè a mezz’aria, a pensare a quanto questa sua osservazione sia così vera.
Io sono una dei sette miliardi di persone sulla Terra, e a pensarci mi fa girare la testa. D’altronde, il suo è un dato di fatto: siamo tanti, tantissimi. Talmente tanti da capire che chi siamo e cosa facciamo non importa. Non solo, nessuno di noi sette miliardi ha alcun valore di fronte all’immensità dell’Universo. Nessuno di noi, anche chi ha fatto scoperte straordinarie come la penicillina, i vaccini, il bidet, i buchi neri, i maron glacé, le operazioni a cuore aperto, lo sci di fondo, avrà alcun valore al di fuori di questa palla volante nel mezzo di uno dei miliardi di universi. Valiamo come un filo d’erba, un brutto sogno.
Eppure, oggi è il compleanno di Luca e la cosa mi provoca mille emozioni, anche se non hanno alcun valore universale, anche se sono piccole, ridicole, non cambiano nulla. Ne fa 28, tantissimi. Io, alla sua età, l’avevo appena partorito.
Sarà capitato anche ad alcune formichine particolarmente sensibili di provare emozioni enormi ignorandone l’effetto globale. Eppure anche noi umani veniamo travolti da centomila emozioni. La nascita di Luca, diventato automaticamente uno dei sette miliardi di persone, avvolto in una coperta bianca, ha cambiato radicalmente la mia piccola esistenza, l’ha peggiorata, ma anche migliorata, arricchita. In questi ventotto piccoli anni ho provato mille piccole, inutili emozioni: mi sono sentita diversa, incazzata, depressa, vulnerabile, sola, terrorizzata. Poi, più avanti, tutto si è trasformato in fierezza, incredulità, scoperta del fatto che ciò che noi consideriamo ‘normalità’ è solo una piccola fetta di quello che abbiamo attorno, anche se a volta sembra l’unica risposta. Ho provato pietà per chi inneggia al conformismo, per chi si sente forte quando emargina le persone diverse senza capire invece di essere estremamente limitato, impaurito da chi è diverso. Soprattutto, mi sono sentita invincibile, privilegiata. Ho provato e provo sentimenti fortissimi per quanto silenziosi e infinitamente piccoli di fronte al mondo, all’universo.
La realtà è che ci dimentichiamo di essere insignificanti: malgrado tutto, ci sentiamo essenziali, perché quando soffriamo, soffriamo davvero, anche quando amiamo, quando ci moltiplichiamo, quando abbiamo paura, o dubbi, o soddisfazioni. Valiamo meno di un atomo di una formichina, eppure, quando perdiamo una persona cara ci disperiamo, ci sentiamo scartati, incazzati. Malgrado tutto, facciamo progetti, vogliamo arrivare alla fine dei nostri giorni soddisfatti di quello che abbiamo fatto. Malgrado tutto ci sentiamo soli, felici, innamorati, frustrati. Intelligenti. Depressi. Finisce una storia d’amore e siamo distrutti per sempre. Vogliamo essere sul pezzo, vogliamo essere curiosi, gentili, invidiosi. Vogliamo fare l’amore, quasi sempre. Eppure lo sa la madonna perché, esistiamo, perché ci sia stata data una sola possibilità di fare con il tempo a nostra disposizione qualcosa di meraviglioso o di terrificante. Malgrado tutto, nel mio essere quasi invisibile, mi sento fiera, felice, estasiata di aver messo al mondo una persona straordinaria come Luca, che oggi diventa grande pur rimanendo bambino per sempre.
Il mio piccolo atomo di formichina oggi pensa a Luca e lo ringrazia: il mio eroe, il mio profeta e il rompicoglioni più grande in un mondo così piccolo eppure così straordinario.
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