Ci sono vacanze e vacanze






Per noi snob di sinistra, la vacanza deve essere occasione per scoprire altre culture, i siti archeologici, le sveglie all’alba per mettersi in fila per questa o quella mostra da vedere. Prima di partire, noi snob di sinistra studiamo il percorso sui siti web di gente come noi, cerchiamo i luoghi più significativi da visitare, addirittura speriamo di trovare angolini ancora non scoperti da altri turisti. Ci piace osservare la gente del posto, soprattutto se povera, per dire ‘guarda noi che possiamo venire qui e loro non hanno neanche un posto dove stare’ e aggiungere quella punta di senso di colpa che noi, snob di sinistra amiamo molto. Non sono concepiti, questi viaggi, per rilassarsi, per dormire fino a mezzogiorno e per cazzeggiare, ma per arricchirsi culturalmente, sociologicamente e umanamente. 

Quest’anno, io e Dan abbiamo scelto una vacanza molto diversa, impregnata sul cazzeggio assoluto, sui mille cocktail e su pasti a base di gamberetti e champagne. In poche parole, siamo andati in un resort all-inclusive a Cancun, in Messico. Ci era sembrato quasi sembra un affarone. Mille e qualcosa dollari a testa per una settimana che pagano: il viaggio andata/ritorno (durata: 4 ore e 30 minuti), hotel della Madonna, tutti i pasti e tutte le bevande, alcoliche o no, servizi di ogni genere. Quattro piscine, di fronte a un mare da sogno, cinque ristoranti più uno con un buffet incredibile. Gita fuori dal resort: non prevista. Si sta dentro questa specie di bolla americana e non si fa assolutamente niente che non si ha voglia di fare. 

La giornata comincia con una colazione da sogno al buffet, dove si trovano qualsiasi tipo di cibo e di bevande; poi si torna in camera per lavarsi i denti e mettersi il costume, poi in spiaggia. Appena si arriva, le persone che si occupano di preparare sdraio e ombrellone, chiedono se si preferisce un posto sotto le palme o più vicino alla riva. Dopo qualche minuto arriva chi invece si occupa di servire cibo e bevande, e, mentre si aspetta ciò che si è ordinato, ci si butta in mare per il primo bagno della giornata. L’acqua è di diversi colori di azzurro, il mare sempre un po’ mosso, ma stupendo. Se nella notte si sono accumulate delle alghe (ce ne sono tante), le persone che si occupano di rastrellarle e metterle nei sacchetti della pattumiera, si presentano vestiti di bianco con le maniche lunghe per non scottarsi. Si fanno un culo così. Noi, invece, continuiamo a non fare assolutamente nulla se non leggere, fare le parole crociate, chiacchierare.

Verso l’una, si va a pranzo, sempre al buffet, che nel frattempo ha rimpiazzato il cibo per le colazioni con ogni bendiddio, dalle aragoste, al salmone, ad ogni tipo di carne, frutta, verdura; cose fritte e cose alla griglia, dolci, gelati, diversi tipi di pane. Il bicchiere di champagne viene riempito da un cameriere mentre ci si riempie il piatto. Poi, pennica. Il sole è bollente, l’aria incredibilmente umida. La camera, è stata pulita alla perfezione, basta solo coricarsi, leggere un po’ e dormire. Il pomeriggio è dedicato alla piscina esclusiva, per chi, come noi, ha pagato un po’ di più per non essere sempre tra rompicoglioni. Verso le sette, si torna in camera e si scopre che qualcuno è entrato per risistemare il letto e lasciare un cioccolatino sul cuscino. Ci si fa una bella doccia, ci si veste eleganti, e si va in uno dei ristoranti a piacere. Dopo cena, invece, ci si ritrova al bar, dove si viene inondati da cocktail di ogni tipo. Verso le undici, io e Dan lasciavamo il locale per tornare in camera a guardare una serie tv giapponese. Così, ogni giorno. È facile trovarsi in una routine senza pensieri, senza alcun tipo di stress. 

Eravamo a Cancun, ma avremmo potuto essere da qualsiasi altra parte del mondo. Di messicano c’erano soltanto le persone che lavorano al resort e il guacamole. Insomma, per noi e per i nostri amici snob, più che una vacanza, è una vergogna. Mi hanno chiesto “Ma come, non siete curiosi? Non volete andare a vedere le rovine Maya o che ne so, i paesini attorno che sono autentici e non creati per i turisti?” La risposta è che sinceramente, no. Cancun è una città costruita nel 1970 con l’unico obiettivo: creare resort e attrarre turisti da tutto il mondo, che poi sono soprattutto americani, quasi tutti XXXL e molti di destra. Quindi, no, non eravamo curiosi, non questa volta. 

I figli sono grandi, a settembre anche Emma se ne va al college e avevamo voglia di rilassarci e basta. Un giorno abbiamo noleggiato una macchina e abbiamo visitato un bellissimo paese a un’oretta dal resort, dove abbiamo nuotato nelle grotte vulcaniche piene di acqua di un blu che sembra finto tanto è bello. Insomma, siamo andati perché ci siamo sentiti in colpa a non fare niente tutto il giorno, non per altro. 

Siamo tornati bruciati dal sole e con il fegato allarmato dal troppo bere, ma tranquilli, felici. Non so se ritorneremo in un resort: troppa gente, troppo casino, troppi americani. Ma comunque sia, è stata un’esperienza molto rilassante e lussuosa. 

Alla faccia di chi va in campeggio.


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