Obama, Tim e la fine di un'epoca
Oggi è l'ultimo giorno della presidenza di Barack
Obama. La cosa mi rende triste, perché è la fine di un'era importante,
piena di entusiasmo, piena di speranza, senza mai uno scandalo, mai una parola
fuori posto. Intrisa di una politica americana diversa, che ha dato alla
diplomazia sempre un'importanza primaria. Certo che le delusioni ci sono state,
gli errori, i tentativi falliti, le promesse fatte e non mantenute. Ma ci sono
state anche tante vittorie: la riforma sanitaria, l'ambiente, i diritti civili
per gay, disabili, minoranze. Il tentativo di chiudere Guantanamo, non riuscito
per via che gli erano tutti contro. Tentativo di diminuire gli arsenali nelle
case degli americani, anche quello fallito non per mancanza di volontà, ma per
un Congresso di destra. Sono tante le cose che avrebbe voluto fare, ma che gli
hanno impedito. Eppure lui è andato avanti come un bulldozer, senza mai perdere
d'occhio le sue priorità. Ci ha fatto commuovere, Obama, e ci ha fatto
sorridere, e ci ha fatto pensare, cambiare idea su alcune cose. Ha ispirato
tutta una generazione di bimbi, bianchi ma soprattutto neri, magari ai margini
della società, a cui ha detto YES WE CAN, come dire che possiamo tutti, da adesso in poi.
Vedere le immagini dei sostenitori di Trump mi mette un'ansia e un
terrore che mi tengono sveglia la notte. Anche a me, come a tanti europei un po' snob, viene da dire: "Questi
americani di merda, bigotti, ignoranti e ciccioni". Perché alcuni di loro lo sono. Eppure devo tenere bene in mente il fatto che la maggior parte degli americani, soprattutto quella che, come me, vive in aree
urbane, non è bigotta, non è guerrafondaia, non è ignorante e è ben più magra di me, ahimé. È gente per bene,
onesta, tira avanti senza fare il furbetto, senza chiamare il fratello dell'amico
del cugino per ottenere favori e pagando le tasse, come dovrebbe essere
dappertutto. Brava gente, vi assicuro: vivo con loro da ventisei anni, e li conosco
bene. E Obama è la prova che questa brava gente esiste, perché è come loro.
Ricordo quando venne eletto la prima volta, otto
anni fa. Io e Dan eravamo davanti alla televisione nella nostra sala insieme ai nostri vicini, che allora
erano più o meno gli unici amici che avevamo qui a Cambridge, perché ci eravamo
da poco trasferiti da Brooklyn. Uno degli amici, Tim, era quello a cui ero più
legata. Più grande di me - infatti, aveva una figlia della mia età -, aveva i
baffi come quelli del signor Armando della Pimpa, i capelli un po' grigi e un
po' lunghi e una storia bellissima e di trionfi alle spalle. Nato da una
famiglia di origine irlandese di padre sindacalista e madre un po' matta, iniziò presto a
lavorare come pescatore di aragoste e poi come camionista. Era sempre
stato interessato alla politica, e la sua curiosità lo spinse a costruire
dentro il suo camion una specie di biblioteca: aveva messo delle mensole e una
bella luce, così poteva studiarsi Marx, la dialettica hegeliana, i controsensi
del capitalismo e del socialismo, i saggi di sociologia, di storia, di
filosofia. Presto cominciò a scrivere: prima articoli per The Nation (una
rivista molto rinomata e di sinistra), e poi libri sui diritti dei lavoratori,
tradotti in trenta lingue, tra cui in italiano. Fu così che Cossutta si accorse
di lui, e divennero amici e collaboratori. Divenne insomma uno dei principali
punti di riferimento dei sindacati prima in zona, poi nel resto degli Stati
Uniti, e poi in Cina, dove andò per mesi a parlare con i lavoratori sfruttati,
a aiutarli a organizzarsi, e infine in Brasile, per fare la stessa cosa. Era un po' timido, sempre sorridente, con
un'intelligenza fuori dalla norma. Lavorava da casa, come me, e spesso ci si
incontrava a pranzo, o ci si telefonava per dire: "Vado a prendere il latte,
serve qualcosa?" Si era risposato con Susanne, una donna danese con cui
ebbe una bimba, Pia, che è la migliore amica di Sofia, mia figlia. Per cui, milioni
di telefonate su chi le andasse a portare o a prendere a pattinaggio, alle
lezioni di chitarra, o alle feste di compleanno. Si andava insieme ai saggi, agli
eventi (tanti, troppi) della vita sociale dei bimbi.
Quella sera di otto anni fa, davanti alla
televisione mentre si aspettavano i risultati delle elezioni, lui, che ha
sempre odiato l'establishment per principio e ha sempre criticato fortemente Washinton, l'ho
visto commosso, sotto quei baffoni. Appena diedero la notizia della vittoria di
Obama, scattammo tutti in piedi e ci abbracciammo a lungo, commossi e ubriachi
di speranza e di vino. Due anni dopo, un cancro al pancreas ce lo portò via in pochi mesi, il nostro Tim, e le sue ceneri vennero sparse un po' in mare
e un po' in un bosco, dove andava a camminare e a pensare.
Ecco, per me gli otto anni belli di Obama sono aggrovigliati
a quella sera là e al mio affetto per Tim, e questo ultimo giorno di Obama, mi fa
risalire un rigurgito di tristezza, di fine di un'eopca bella, felice. Mi
sembra che con la fine degli otto anni scivolino via anche i ricordi, che si
allontanino fino a diventare piccolissimi.
Spero invece che Tim non faccia lo gnorri e che
dal mare o dal bosco dove è, riesca a darci la forza necessaria per superare i
prossimi quattro anni, orrendi, che iniziano domani.
"Spero invece che Tim non faccia lo gnorri e che dal mare o dal bosco dove è, riesca a darci la forza necessaria per superare i prossimi quattro anni, orrendi, che iniziano domani."
RispondiEliminaChe bella preghiera ...
Otto anni fa mi commossi anch'io, con la mia amica africana che vive in Italia da quasi trent'anni, ci venivano le lacrime all'elezione di questo presidente di colore, pensando alla nostra infanzia a com'era diverso il mondo allora. Obama non ci ha deluso, è stato grande e umano, e anche la sua famiglia. E ora coraggio...
RispondiEliminaL'elezione di Obama è stato un giorno che davvero in tanti ricordiamo..sono entrata al lavoro ed eravamo speranzose e ammirate,eccitate..
RispondiEliminaSarebbe stato bello dopo il primo presidente nero, il primo presidente donna..!!
L' America sopravvivera' perché tutti quelli che hanno votato Obama sono ancora li.
RispondiEliminaL'Europa non faccia la furba...
.
ma scrivi del presidente degli stati uniti o di te e dei tuoi amici?
RispondiEliminaTim era davvero speciale. Come Susanne, del resto
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