Due anni senza Luca




Oltre ad essere il compleanno di zia Milena, il 27 novembre marca il secondo anno della vita di Luca a casa sua. Un traguardo che ancora mi stupisce, mi rende fiera, ma anche un po’ sola. La cosa positiva è che Luca sembra contento di stare dove sta. Certo quando lo riaccompagno io, vorrebbe stare con me e a volte i saluti sono davvero strazianti. La settimana scorsa, per esempio, si è molto agitato quando ha capito che sarebbe rimasto lì mentre io e Dan proseguivamo il viaggio per andare a Becket. Ogni volta è uno strappo al cuore, un dolore lancinante, anche se so benissimo che dopo cinque minuti è in camera sua con il suo iPad e i suoi video preferiti, oppure sull’altalena blu nel mezzo della sala a chiedere uno snack e ad ascoltare la musica. Ma è normale: anche io quando andavo a trovare mia madre, ogni volta che dovevamo salutarci era un supplizio. 

A parte questo, Luca si è abituato a una nuova routine, a una casa nuova, con altre persone con cui ha dovuto imparare a comunicare, malgrado i suoi limiti verbali. Mi sembra essere molto amato dallo staff, che, da due anni a questa parte, è completamente cambiato. Abbiamo fatto un incontro proprio ieri con tutte le persone che si occupano di lui, sia quelli del centro diurno che quelli della casa e tutti lo hanno descritto come un uomo felice, gentile, affettuoso. Insomma, se non si trovasse bene, lo si capirebbe lontano un miglio. In poche parole, è un figo della madonna. Il mio eroe. Abbiamo fatto la scelta giusta, due anni fa, anche se mi è costata un enorme dolore, un’infinita solitudine e un silos di sensi di colpa, soprattutto per il fatto che anche la mia, di vita, è migliorata.


Quando Luca verrà a trovarci domani, che è anche il giorno del Ringraziamento, una delle feste che mi mette più tristezza di ogni cosa, sarà bellissimo rivederlo e stare con lui per quattro giorni, ma sarà anche difficile e faticoso soprattutto per me, che sono il suo oggetto ossessivo più forte. Mi starà sempre addosso, non avrò la libertà di fare niente, neanche andare al cesso senza di lui. Mi sveglierà prestissimo la mattina e supplicherà di andare in camera sua e coricarmi sul suo letto. “A hug”, dice, che significa, più che un abbraccio, un vero e proprio sequestro di persona. Ogni volta che torna a casa sua, mi sento alleggerita da tanta oppressione e allo stesso tempo triste per non averlo più con me. 


Il senso di colpa di sentirmi alleggerita, quello mi ammazza. Non soltanto perché è una sensazione di sollievo e dunque negativa - sto meglio senza di lui - ma anche perché sembra che se è la mamma a trarre vantaggio di una situazione del genere è egoista e mostra poco amore verso i figli. Tutto deve essere in funzione loro, senza che i vantaggi dei genitori pesino su nessuna decisione. Sia mai ammettere che la mia vita è più semplice senza di lui: sarei una mamma stronza.


Dopo anni di terapia, faccio ancora fatica a dare importanza anche ai miei, di bisogni. Vengono sempre prima quelli degli altri, ed è per questo, anche per questo,  che il giorno del Ringraziamento mi incute molta tristezza, perché bisogna essere felici a tutti i costi di stare insieme, ignorando quelli che sono gli elefanti nella stanza delle dinamiche familiari. 


Ma, come diceva mia mamma, arriva sempre il giorno dopo. 





Commenti

Post più popolari