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Sogni

Stanotte ho fatto un sogno che non riesco a togliermi dalla testa, proprio come quello che feci ormai quarant’anni fa, poco dopo la morte di mio padre.   Allora sognai di essere dentro a un flipper pieno di luci dentro il quale io, mia madre e le sorelle, portavamo papà alla fermata dell’autobus. Lo stavamo aspettando e intanto ci abbracciavamo per salutarci. In qualche modo sapevamo che non ci saremmo più visti. Poi cambiava scena ed ero ritornata a casa, terrorizzata, perché c’era un carissimo amico di mio padre che mi rincorreva e sapevo che si era nascosto nell’armadio a muro di camera mia. Un sogno indelebile.   Anche quello di questa notte sarà indelebile, me lo sento. Ero in una città, presumibilmente Milano, ma che non conoscevo bene, e dovevo andare a trovare mia madre, che era stata trasferita in un appartamento di un palazzo nuovo, modernissimo. Per entrarci, bisognava sapere il nome dell’ala del palazzo in cui viveva, bisognava compilare un sacco di fogli, bisognava prender

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