Cosa vuol dire
Aprile è il mese designato a sensibilizzare la gente all’autismo. Io la sensibilizzazione me la cucco dalla mattina alla sera, ma magari voi no. Eccovi dunque una mia lista di cosa secondo me vuol dire convivere con una persona autistica. La condivido nella speranza che anche voi, come abbiamo fatto io e Dan, apriate la mente e il cuore. Non fate quelli che piagnucolano che poi mi dicono che sono troppo malinconica.
Vado:
Avere un figlio autistico vuol dire non vergognarsi di cantare le canzoni di Sergio Endrigo a voce alta trecento volte mentre si passeggia nel bel centro di Manhattan
Avere un figlio autistico vuol dire svegliarsi la notte, con
l’alito che fa schifo, e mettersi sotto le coperte di un letto singolo con un
quindicenne che vuole un po’ di coccole
Avere un figlio autistico vuol dire non battere ciglio
quando le altre mamme ti chiedono dove va tuo figlio a scuola e tu dici in una
scuola per ragazzi gravemente handicappati
Avere un figlio autistico vuol dire scusarsi con quelli
seduti di fianco te al ristorante, dopo che Luca ruba l’ennesima patatina dal
loro piatto
Avere un figlio autistico vuol dire essere tra le famiglie,
una su quarantotto, ad avere un figlio autistico
Avere un figlio autistico vuol dire avere la pazienza di
sedersi per terra con lui nel mezzo di un grande magazzino, mentre lui,
coricato, non ha nessuna intenzione di alzarsi fino a quando non gli si compra
l’ennesimo paio di cuffie. E avere la soddisfazione di rispondere male a chi
osa dire qualcosa
Avere un figlio autistico vuol dire, per cena, fare le bistecche
impanate o la pasta al pomodoro e basta
Avere un figlio autistico vuol dire accettare che il
presente e il futuro sono ben diversi da quello che ti immaginavi quando in
bagno avevi pisciato sul test di gravidanza ed erano venute fuori due lineette
blu
Avere un figlio autistico vuol dire scoprire un modo
completamente diverso di comunicare, e un modo completamente diverso di
utilizzare quella macchina stranissima che è il cervello
Avere un figlio autistico è dover spiegare perché quando
Luca entra in casa d’altri non saluta: non è perché è maleducato, è solo che
vuole andare a vedere dove sono i tuoi cd, e se ne hai uno di James Taylor, è
suo
Avere un figlio autistico vuol dire imparare a non fare
confronti tra lui e le sue sorelle, che a un anno emmezzo parlano, a quattro
imparano a scrivere le prime letterine e ti raccontano i loro sogni e se le
convinci, i loro segreti
Avere un figlio autistico vuol dire accettare che, quando
hai degli ospiti, c’è una buona possibilità che Luca si presenti in sala nudo, o
al limite con una calza, perché vuole farti ascoltare per la trentamilionesima
volta un pezzo di una canzone
Avere un figlio autistico vuol dire andare alle riunioni di
scuola di Luca e aspettarsi che qualche suo compagno abbia una crisi
epilettica, o una crisi di pianto, o una crisi di nervi, e far finta di niente
Avere un figlio autistico vuol dire accettare il terrore del
futuro
Avere un figlio autistico vuol dire avere una famiglia
handicappata, nel senso che è diversa dalle altre, e insegnare a Sofia e Emma a camminare con la testa alta, con fierezza, e insegnare a chi non lo sa che
Luca è semplicemente Luca, come avrebbe dovuto essere dall’inzio della
moltiplicazione delle cellule
Avere un figlio autistico vuol dire avere un figlio che è
solo, senza nessuno della sua età da invitare al suo compleanno, a cui
telefonare, nessun amico da invitare a casa per stare insieme
Avere un figlio autistico vuol dire mantenere un’espressione
normale quando la tipa della riunione ti dice che il test d’intelligenza conclude
che tuo figlio è profondamente ritardato mentale
Avere un figlio autistico vuol dire non saper rispondere
alla domanda: in che classe è? terza media?
Avere un figlio autistico vuol dire andare ogni anno al
concerto di James Taylor e vedere Luca ballare come un pazzo, che per lui
ballare vuol dire fare una specie di girotondo con la testa inclinata, e sentir
dentro una tenerezza enorme e una fierezza senza limiti
Avere un figlio autistico vuol dire dover accettare quello
che la società non ha ancora accettato, senza sembrare presuntuosi
Avere un figlio autistico significa andare dai parenti a
Natale, e tenerlo fermo o lui apre tutti i regali sotto l’albero. Tutti
Avere un figlio autistico vuol dire saper aspettare fuori
dalle sale operatorie con il New Yorker magazine, che leggi le barzellette
settanta volte e non le capisci
Avere un figlio autistico vuol dire che ogni piccola cosa
che si fa fuori di casa diventa monumentale: fare la spesa, portare i cani al
parco. Andare a fare un viaggio è un’impresa eroica
Avere un figlio autistico vuol dire dover spiegare alla
babysitter un sacco di robe strane
Avere un figlio autistico vuol dire sviluppare una pazienza
che gli esseri umani non hanno naturalmente: tipo gli atleti che sviluppano in
modo esagerato alcuni muscoli. Ecco, noi che abbiamo un figlio autistico
abbiamo una pazienza che si può comparare ai muscoli delle gambe di Moser
Avere un figlio autistico vuol dire saper chiedere aiuto
Avere un figlio autistico vuol dire lottare con le
istituzioni, che cercano sempre di fare il minimo perché pensano: in fondo
cosa serve…
Avere un figlio autistico è come parlare un’altra lingua,
vivere su un altro pianeta, respirare un’aria diversa. Eppure, è il viaggio più
bello che si possa fare, perché ti mette di fronte ai limiti che hai quando non
sei che un essere umano normalmente inserito, e ti insegna un modo diverso di stare al
mondo
Sapreste farlo anche voi, se aveste un figlio autistico.
Sapreste apprezzare, amare, ascoltare meglio.
Sareste delle persone migliori.
'azz.. solito abbraccio! ma più forte, oggi
RispondiEliminaalessandra
Grazie anche a te che scrivi perchè dicendoci queste cose ci fai già migliori!ho un 'amica con un figlio autistico...le vorrò più bene!
RispondiEliminaun pò so cosa vuol dire ....
RispondiEliminasono mamma di un ragazzo di 16 anni soffre di un ritardo globale abb serio e alcuni tratti di autismo ....
ama la musica, ama camminare, ama gli animali ed ama le persone che sanno comprenderlo .....
un bacio grande da una mamma e da una famiglia diversa, ma che per il sorriso del proprio figlio non si spaventa davanti
a nulla e fa l'impossibile perchè quel sorriso sia sempre sul suo viso ...
Cristina
GRAZIE!
RispondiEliminaAlfredo D'Amato
Lo girerò a mia figlia che si è appena laureata in medicina e si specializzerà in neuropsichiatria infantile. Le sarà sicuramente altrettanto utile di quello che studia.
RispondiEliminaGrazie!
visto che non ho CD di James Taylor in casa vi invito per cena il prossimo week end che siete a Cambridge.... :)
RispondiEliminaGiulia
wow. io non ho figli autistici..io sono solo una che la pensa come te "saremmo persone migliori". da quando ho conosciuto questo disturbo che preferisco chiamare mondo ho deciso di studiarlo e specializzarmi per poter lavorare con questi bimbi..pensa che ci ho pure costruito una tesi ed un progetto..perchè le istituzioni, è vero, in Italia sono drammaticamente sorde...
RispondiEliminagrazie per questo post
grazie per avermi presentato Luca!
Grazie ogni altra parola mi sembra inutile. E ringrazio il mio amico Cielo per aver linkato il tuo post.
RispondiEliminaMeravigliose parole di una madre di una meravigliosa famiglia.
RispondiEliminaCiao Marina, dal Giro del Trentino, ciclismo, e Moser - Francesco ma prima di lui Aldo e dopo di lui Moreno - è di qua. Marco Pastonesi
RispondiEliminaCome sono contenta di averti scoperta...
RispondiEliminaGrazie
"me la cucco dalla mattina alla sera". Mamma mia quanto Beppe che c'è in questa frase, Romanzo Popolare docet. Sono molto contento anche io di averti scoperto.....scrivi proprio bene e metti nelle tue parole una sferzante ironia che è un inno alla gioia e alla vita. Complimenti, comprerò il tuo libro e lo metterò a fare compagnia vicino agli scritti del tuo babbo che mi hanno allietato nel piacere della lettura. Un abbraccio. Omar
RispondiEliminaCiao Marina, sono la mamma di un bambino di 11 anni, autistico. Grazie con tutto il cuore per aver espresso tutto quello che proviamo ma che non riusciamo sempre a dire perche' la rabbia verso le istituzioni e le persone cattive e ignoranti blocca a volte, ogni altra emozione buona...grazie e ancora grazie...
RispondiEliminaSimona
Simona, grazie a te e un bel bacione al tuo sicuramente bellissimo bambino!
RispondiEliminaMi hai emozionato.
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