Al Gore aveva ragione
È ormai da settimane che nevica. Non nevica così tanto dal
1717, pare. La prima bufera tutti a dire che bello. La seconda un po’ meno
gente era entusiasta, ma andava ancora bene: però bello, diceva ancora
qualcuno. Alla terza c’era silenzio. Alla quarta qualche singhiozzo di pianto.
Alla quinta ho perso la mia macchina, sotterrata da metri di neve
e ghiaccio.
Le finestre del piano terra sono per metà coperte di neve:
non si possono aprire, ovviamente. Neanche quella del cesso, che io uso per
fumare. Tra qualche giorno, se continua così (continua: hanno annunciato con il
magone che stasera finisce questa bufera, ma martedì ne inizia un’altra) saremo
letteralmente sotterrati. I supermercati sono aperti, ma non ci va nessuno e
infatti tutto costa la metà perché sta marcendo. Le strade sono
irriconoscibili. Il silenzio è da catacomba, da fine del mondo. Io vivo d’ansia
e lo Xanax va giù che è un piacere.
Luca, che ha 18 anni di pigrizia incastonati nel suo DNA, è a
letto da tre settimane, a ridere per lo stesso video in polacco del Bear in the
Blue House. A volte ha i pantaloni del pigiama, a volte se li toglie per
cercare un po’ di piacere, e a volte scende per mangiare. Quando entro in
camera sua è conciso nei suoi commenti: "snow, I love you, go away and shut the
door".
Sofia, anni 15 e capelli viola, sta anche lei in camera sua
da tre settimane. Ogni tanto vado a controllare che sia ancora viva. Altre volte
la sento che suona il suo ukulele e canta che quelli di Sanremo se lo sognano.
A volte disegna. Raramente la vediamo in sala. In cucina mangia in fretta, in
piedi, e poi si rintana.
Emma ha già:
- scritto la Costituzione,
- imparato dei passi di tip tap da un video du youtube,
- telefonato a tutti i bambini di otto anni che abitano nel
Nord Est americano,
- guardato infinite ore di tele (Disney Channel),
- fatto due docce in tre settimane, lavata i denti: una,
- creato una biblioteca in camera sua,
- fatto la lista di cosa fare quando fra due anni andrà
(forse) in Florida all’ Harry Potter World.
Qualche volta ha pianto di noia.
Lola e Oscar vanno a pisciare velocemente nel parcheggio di
fianco a casa nostra e poi implorano di rientrare. Mister Goldberg, il
pesciolino rosso, nuota imperterrito e attonito.
Io e Dan abbiamo visto un casino di film e abbiamo raggiunto
un livello di alcolismo a noi mai conosciuto prima. Le birre, che invece di
essere in frigo teniamo nella montagna di neve del terrazzo, vanno giù meglio della Coca Cola.
Anche i vicini stanno impazzendo: l’altro giorno ho sentito
degli spari e mi sono precipitata fuori a vedere: era Micheal, il mio vicino,
che sparava al ghiaccio che avvolgeva il filo della luce appeso tra un palo e
l’altro della strada. Mi ha guardato e mi ha detto: “I fucking hate this shit”,
che per chi non capisce vuol dire che non ce la fa più. L’ho abbracciato forte
e gli ho detto: “Spring will come, my dear friend”. Abbiamo pianto insieme.
Aveva ragione Al Gore, raga: il globo ci sta abbandonando.
Mi faccio un té con dei Digestive vecchi, che l’antidepressivo non va preso a
stomaco vuoto.
Addio, amici. Vi ho amato tantissimo.
Io lo so, so tutto, e vorrei dirti che mi dispiace tanto ma mi hai fatto sbellicare dal ridere, la descrizione di Luca poteva essere quella di Figliogrande (coetanei) e qui non nevica mai. Non so se la cosa ti possa consolare. Ti abbraccio, tieni duro. (ti condivido ma poi voglio la foto in bikini ;) )
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