Dalla parte di Spinoza (viva Ezio Bosso!)
Per la prima volta da quando avevo otto anni, ieri sera ho
guardato il Festival di Sanremo (che, ho scoperto da poco, si scrive tutto
attaccato). L’ho fatto perché Prugna, pagina di satira con cui collaboro, ha
chiesto di mandare live commenti e battute. Abbiamo, io e un’altra ventina di
persone, mandato a raffica battute, alcune bellissime, alcune meno belle e devo
dire che mi sono divertita moltissimo. È un ottimo esercizio, perché in pochi
secondi bisogna stabilire cosa dire e come dirla. Non è facile, e sto ancora
imparando.
Emma, mia figlia di nove anni, era seduta accanto a me,
perché ieri si è finta malata e invece di andare a scuola si è appiccicata a me. Le avevo detto che per ‘lavoro’ dovevo guardare questa trasmissione e
prendere un po’ in giro i cantanti. Intanto le battute che scrivevano gli altri
di Prugna su Patti Pravo, su Ramazzotti, su Garko, sulla Kidman arrivavano sul
mio schermo ad una velocità pazzesca, difficile a volte stargli dietro.
Poi è arrivato un certo Ezio Bosso, sulla sedia a rotelle.
Devo ammettere che Emma mi aveva distratto (voleva fare i biscotti al
cioccolato per le sue amiche) e non ho ascoltato attentamente l’intervista
iniziale, ma io e Emma abbiamo capito che il pezzo del musicista aveva un
titolo inglese, “Following a Bird”.
Poi il pianista si è messo a suonare, e io e Emma abbiamo ascoltato in
silenzio. Ho detto a Emma: “Beh su questo è difficile fare delle battute,
perché è bravo veramente”. Emma ci pensa un po’ e mi risponde: “Potresti
scrivere che se la sua musica parla di un uccellino, dovrebbe chiudere la bocca
mentre suona, altrimenti magari l’uccellino gli fa la cacca dentro”. Si sa, a
nove anni parlare di cacca fa sempre ridere. Noi la disabilità la viviamo in
maniera diversa, forse. Emma non era interessata al fatto che Bosso fosse sulla
sedia a rotelle: non è un dettaglio che la stupisce più di tanto. Era un
musicista come gli altri che prendevamo in giro da un’ora, e basta.
Oggi mi sveglio, sei ore dopo di voi dato il maledetto fuso
orario, e vedo sulla mia bacheca di Facebook un linciaggio nei confronti di
Spinoza, che ha fatto una battuta su Bosso, cioé un malato di sclerosi multipla (non SLA, come tutti erroneamente dicono). Il musicista
ha risposto alla battuta in maniera autoironica e intelligente, legittimando,
forse, la scelta di Spinoza di prendere un po’ in giro anche lui. Giustamente,
aggiungo io. Certo che la sclerosi multipla è una malattia orrenda, non
solo per chi ne viene colpito, ma per chi gli sta attorno. Certo che la forza
di Ezio Bosso sta nel ricordarci che si può cercare di combatterla con una
passione forte, fortissima come la musica. Certo che in una serata dedicata
alla superficialità, una testimonianza importante come quella di Bosso colpisce
tutti noi.
Certo.
Ma l’autore di Spinoza ha scherzato sulla pettinatura di
Bosso e non sulla sua malattia: non ha fatto una battuta sulla tragicità della sclerosi multipla, non ha fatto una battuta sulla disabilità. Ha preso in giro un musicista
di Sanremo, come stava sicuramente facendo da un’ora emmezza, esattamente come
stavamo facendo io e i miei amici di Prugna. Anche qualcuno di noi ha sparato
la battuta su Bosso, qualcuna faceva anche molto ridere. Non era, quella di
SPinoza, una battuta offensiva, o cattiva. A qualcuno può non far ridere, ma
nessuno può dire che fosse offensiva.
Le battute sulla disabilità non sono facili da fare, certamente.
Eppure, se fatte bene, e lo dico da madre di persona gravemente disabile,
ben vengano! Ben venga un po’ di leggerezza, ben venga la possibilità di essere
inclusi nella satira e nella comicità! È un modo come un altro di normalizzare
una situazione complessa, messa ai margini della società. Basta con questi
finti pietismi, per favore! Se siete così interessati alle persone disabili, andate
ad aiutarne qualcuna a scuola, o in ospedale, o a casa. Credete, abbiamo
bisogno di tante persone: come dice Bosso, “La musica, come la vita, si può
fare in un solo modo: insieme”. I disabili, invece, sono spesso lasciati soli,
come ben sapete.
Abbiamo tutti riso sulle battute fatte su Ray Charles
(ricordo la scena nel negozio di strumenti musicali dei Blues Brothers, per
esempio), o su Stevie Wonder. La disabilità, come l’omosessualità, o la
questione razziale, che sono cose serie e importanti, fanno parte della vita, e
cioé hanno una loro normalità, e devono essere trattate come tali. Si può
prendere per il culo la diversità senza offendere; Louis CK, il più grande
comico americano, parla sempre di gay e di ebrei, e di neri, e lo fa senza peli
sulla lingua: lui sa farlo bene, perché fa ridere ma fa anche pensare.
De Paoli, consigliere regionale ligure, ieri ha detto alla
stampa che se avesse un figlio gay lo brucerebbe. Ecco, di quello dobbiamo
scandalizzarci, non di Spinoza che prende in giro la pettinatura di una
persona, abile o disabile che sia.
(Fine)
Dire una battuta potrà essere anche lecito, dare del coglione a qualcuno, abile o disabile, non lo è.
RispondiElimina"Ma l’autore di Spinoza ha scherzato sulla pettinatura di Bosso e non sulla sua malattia: non ha fatto una battuta sulla tragicità della sclerosi multipla, non ha fatto una battuta sulla disabilità. Ha preso in giro un musicista di Sanremo, come stava sicuramente facendo da un’ora emmezza". Non direi... Tua figlia di nove anni, lei sì ha fatto una battuta su un cantante; mentre Spinoza non è riuscito a fare ua battuta sulla pettinatura di Bosso senza tirare in ballo la disabilità.
RispondiEliminache piacere Marina leggere queste tue parole, una voce fuori dal coro del linciaggio. Mi permetto di segnalarti un pagina facebook che si occupa di cani disabili, orrendi e tiepidi sul punto di dipartire che usa l'ironia al posto del pietismo e per questo viene attaccata duramente. Le ragazze che compongono questa associazione hanno tutte a che fare con la disabilità, la malattia e gli anziani negli ultimi periodi di vita, non parlano per sentito dire e usano l'ironia come ancora. Si chiama Progetto Quasi. Un saluto e un abbraccio, Valeria
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