Sull'oro in bocca della mattina
Era ormai diventata un’abitudine poco sana: la sera, ultimamente, quando verso le dieci emmezza vanno a letto Dan e i ragazzi, iniziavano le
mie due o tre ore di tranquillità: mi spaparanzavo sul divano, davanti a
Netflix, birrette, sigarette, svacco. Capitava quasi sempre che andassi a letto
verso l’una o le due di notte, sempre un po’ brilla, con la gola infuocata
dalle sigarette in più. Ogni tanto (leggi: spesso) capitava anche che
cominciassi a mangiare cagate: le patatine, dei biscotti, pane e salame.
Nottate poco sane, che poi spesso risentivo il giorno dopo, quando ero sempre
un po’ stordita. Ma sono ormai tre settimane che ho iniziato una nuova routine,
nella speranza di non morire giovane: la sera, a cena, bevo solo un bicchiere
di vino, vado a letto presto e mi sveglio fresca come una rosa.
A volte mi alzo imbronciata, perché mi mancano
le mie serate da sola, senza nessuno che mi interrompa, libera di mangiare bere
e fumare quanto volevo. Mi alzo anche controvoglia, malgrado le mie nove ore di
sonno, scendo in pantofole in cucina verso le sette e un quarto, un’ora del
giorno che non ho mai apprezzato in vita mia, visto che sono una dormigliona da
sempre.
Non so come dirvelo, ma a quell’ora, ho scoperto, c’è
già gente che fa un sacco di roba: Luca ha già fatto la doccia, è già vestito,
ha già fatto colazione e aspetta il suo pulmino. Dan ha già aiutato Luca a fare
tutto, ha già portato fuori i cani, la pattumiera e il più delle volte ha anche
pulito bene la cucina. Emma è ancora a letto, ma è davanti al telefonino a
guardare video su youtube.
Ogni tanto, come oggi, mi sveglio euforica, contenta.
E la cosa mi innervosisce immediatamente, perché cazzo serve essere felici alle
sette e un quarto? Uno spreco di felicità imperdonabile. Sì, perché la mia
mattina non dà spazio a cose divertenti da fare. Ci sono i cani da portare al
parco, che in questi giorni è una lastra di ghiaccio e fa un freddo della
madonna. Poi torno a casa, infreddolita fino al midollo, e devo fare i letti,
devo fare il bucato, piegare quello del giorno prima, distribuirla nelle varie
camere da letto. Mi tocca mettere a posto, pulire i cessi, fare la doccia e, dulcis in fundo, mettermi a lavorare.
Adesso dimmi tu cosa c’entra in questa routine tutto ‘sto
buonumore che mi riempie l’anima? Preferirei avere tutta questa voglia di
vivere, non so, verso le otto emmezza di sera, per poter chiamare un amico e
andare a bere qualcosa o al cinema o solo a fare un po’ di casino da qualche
parte. Invece, svegliarsi felici come una pasqua alle sette e un quarto vuol
dire che la sera si è già stanchi, assopiti da una giornata di lavoro e di
pulizia della casa.
L’oro in bocca mattutino non fa per me.
Sempre a lamentarsi, mai contenti. Anche quando ti alzi contento (se non altro perché intanto altri hanno già fatto un mucchio di cose al posto tuo) trovi la maniera di rovinarti la giornata, lamentandoti. Ma anche la Contentezza ha i suoi torti: dovrebbe andare da chi le risponde con un bel sorriso e un grazie, come faccio io. Da me, per la verità, non si vede spesso. Sembra preferire i soliti ingrati recidivi. Elda
RispondiEliminaTutti noi viviamo di emozioni. Stiamo bene o stiamo male a seconda delle emozioni che proviamo. Se accettiamo quello che proviamo, sarà molto più facile gestire le emozioni. Buon Anno!
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