Giardinetti Giuseppe Viola (in arte Beppe)




Oggi la via Sismondi è in fermento. Dopo tanti anni, dopo l’impegno di Rossella Traversa e dell’amico fraterno Paolo Maggioni, finalmente Milano ricorda mio padre, con tanto di Rai, sindaco e tanta bella gente. I giardinetti di via Sismondi 32, che noi vediamo dalla finestra della cucina, diventeranno dalle diciotto di stasera i giardinetti Giuseppe Viola.


L’emozione al trentasei è incommensurabile. Volano i “cosa mi metto?”, gli “oddio devo andare dal parrucchiere”, i “per fortuna ho fatto la pedicure qualche giorno fa” e i soliti “sì, ma togliti i baffetti che si vedono”. Come dice Serena, cinque donne che si devono preparare per un evento importante creano un’energia che neanche l’Enel.


Oggi rivedremo gli amici di papà, quelli che hanno lavorato con lui e che in qualche modo sono testimoni viventi del suo esistere. Sì, perché dopo quarant’anni molti ricordi cominciano davvero ad annebbiarsi, alcuni sono già spariti. Ma c’è ancora in giro gente che ha delle belle cose da raccontare e che spero voglia condividere. Beppe Viola, lo dico da tempo, è quasi impossibile da dimenticare. Nelle mie tre settimane italiane se ne è parlato tantissimo: il mio amico Luca Bottura lo ha nominato, con un’impercettibile magone, durante la presentazione del suo ultimo libro, in cui ha dedicato parole sincere e struggenti. Al Festival in Val Trompia, dove sono stata invitata a parlare di mio padre, le tante persone che sono venute ad ascoltare me che parlavo e il mio amico Claudio Sanfilippo cantare le canzoni scritte assieme a Jannacci, si sono commosse e divertite. Ieri sera Giorgio Terruzzi ha fatto anche lui la presentazione del suo nuovo libro e, ovviamente, è venuto fuori il nome di mio papà che è un po’ anche suo.


E poi oggi.


Come Garibaldi, come le cinque giornate di Milano, come tanti santi, anche il mio papà avrà la sua bella targa con nome, cognome, e le due date, che sono troppo vicine tra loro.


Pensavo ieri che mio padre è stato come una specie di lampo: è arrivato, ha fatto quello che ha fatto senza menarsela più di tanto, e puff, è sparito. Non solo nel suo lavoro, ma anche il Beppe Viola papà: era in salotto un giorno, a commentare “come è bella questa casa” e poi, come un temporale estivo, non c’era più.


Una delle cose che mi fa sorridere della giornata di oggi è il fatto che le mamme della zona diranno: “dai, ci incontriamo ai giardinetti beppe viola”, come dire ci incontriamo in porta Romana o all’Ortica. Lui, immagino, sarebbe fiero, timido e la sua autoironia, oggi, sarebbe alle stelle. Nel mio piccolo, mi dico che se i miei figli un giorno decideranno di venire a Milano e non avranno dove stare, potranno sempre dormire su una panchina del loro nonno. Sono soddisfazioni.

Poi, dicevamo io e le sorelle, se i bambini ai giardinetti fanno troppo casino, possiamo sempre comprare una bella cerbottana e sparare qualche pallina di carta masticata. 


Ché va bene divertirsi, ma non esageriamo.


Commenti

  1. Un gran bel momento per una persona che ha lasciato un segno indelebile in tutti noi!

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  2. Ho proprio cercato il post, perché ho sentito ieri la notizia su Radiopop, è stata intervistata tua sorella Anna mi sembra.

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