il 47 mi sta largo







Domani sono 47, porca malora. Quarantasette, che poi è uno di quei numeri primi odiosi, non divisibili con nessuno al mondo, con tutti i numeri che ci sono. Isolato, spocchioso. Solo, sempre solo. Per fortuna c’è ancora quel quattro lì davanti, che sbandiera irrevocabilmente il fatto che io faccio ancora parte di quelli della quarantina.

Malgrado il numero oggettivamente altino, però, mi sento ancora giovane, correndo pure il rischio di essere una di quelle vecchiette un po’ patetiche che si credono sempre ventenni. 
Ma cosa vuol dire sentirsi giovani? Questo:

-       - mi commuovo per una carezza non data, per una frase buttata lì,

-       - sto ancora bene con i jeans,

-       - ho le mestruazioni regolarissime,

-       - non ho ancora deciso di smettere di fumare, anche perché vedo Keith  Richards e mi dico che ho ancora molti anni prima di,

-       - ascolto M Ward, Citizen Cope e Bright Eyes,

-       - nei contest musicali di Christian Poli voto Vasco Rossi e non De André,

-       - ho ancora mille progetti, molti dei quali sono cagate fortunatamente irrealizzabili,

-       - ho amici più giovani di me che però sembrano più vecchi,

-       - mi sono laureata da qualche anno,

-       - non faccio i mestieri ma mi sono fatta un tatuaggio,

-       - mi prendo delle cotte spaventose per uomini e donne,

-       - sono autoironica e auto centrata, polemica e contraddittoria,

-       - reggo l’alcool benissimo, più delle distanze,

-       - vado ai concerti,

-       - aspetto ancora l’avventura della mia vita,

-       - non ho le rughe,

-       - faccio arrossire gli adolescenti per le cose che dico,

-       - vado in palestra, ma rubo la Nutella,

-       - uso, capisco e amo i social network,

-       - ho una madre giovane,

-      -  ho un po’ di capelli bianchi (lo ammetto), ma roba che distingue e non invecchia,

-       - viaggio in treno con le cuffie e la lacrima facilissima,

-       - rido per le battute di Amy Schumer sul sesso,

-       - sono andata a vedere il documentario su Amy Winehouse e l’ho capito,

-       - mi metto in competizione costante con le altre donne, la maggior parte delle quali non reggo,

-       - ho un sacco di scarpe con i tacchi, compreso un paio gialle,

-       - ho paura di tante di cose, compresi il pollo crudo, i medici e i topi,

-       - sogno ad occhi aperti e infatti rischio spesso di schiantarmi mentre guido,

-       - sto per scaricare Instagram,

-       - non ho mai imparato a essere stronza e mi imbarazza parlare di soldi,

-       - ho la pelle che sembra il culo di un neonato, grazie anche a anni di creme post doccia,

-       - per il mio compleanno voglio la festa con candeline e regali impacchettati con fiocco,

-       - mi annoio facilmente,

-       - e molto altro.

Quindi, concludendo: se è vero che bisogna prima o poi fare dei bilanci, ammetto con sollievo di essere ancora perfettamente immatura, e che a me il numero quarantasette sta largo. 

Per ora.


(nella foto: io, da piccola)







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