Quando le vacanze erano diverse








Mi ricordo le vacanze di quando ero più giovane: quelle che prendi e vai. Una in particolare salta alla mente, quella che ho fatto con questo ragazzo americano consciuto da questa parte dell’oceano (quella yankee, per chi legge). Era venuto a trovarmi a Milano e abbiamo deciso di prendere il treno “La Freccia de Sud” con un chilometrico, due zaini, e pochissimi soldi in tasca. Siccome la Freccia, 23 ore dopo ci arrivava, abbiamo deciso che la nostra prima tappa sarebbe stata Cefalù, e da lì poi, passo passo, saremmo ritornati al Nord, e cioé a casa (mia). 

La vacanza, a quei tempi, era senza telefonini, senza bancomat, senza Tripadvisor che sta anche a dire di che segno è l’aiuto cuoco. Si andava in stazione Centrale con il 5, sperando di trovare un posto per dormire da qualche parte in Italia, nello stesso letto, abbracciati malgrado il caldo siciliano, e da lì cercare altre tappe. Le preoccupazioni di qualsiasi tipo, le si lasciavano a casa, dietro i poster di Vasco.

Adesso le vacanze non assomigliano per niente a quelle vacanze lì. Adesso, con tre figli e due cani, io e l’americano le vacanze le facciamo cambiando ambiente e basta. Veniamo per lo più a Becket, paesino nel mezzo delle colline della zona chiamata Berkshires, dove abbiamo una casetta. L’abbiamo comprata perché con tre figli e due cani e un’incombenza autistica, le vacanze vere ce le sognamo, e quindi avere un posto dove andare senza dover viaggiare (nel senso di aerei, zaini, Frecce del Sud e balle varie) può assicurare se non altro uno spostamento di casa periodico e sicuro per tutti.

Non mi lamento. So benissimo che la vita va avanti e offre quello che può in ognuna delle sue fasi. Ho avuto la fortuna di prendere svariate Frecce del Sud con una persona che tutte le donne mi invidiano, e ho l’immensa fortuna di avere avuto la possibilità economica di comprare una seconda casa, in campagna. Bellissima, tra l’altro. Vorrei farla vedere a tutti, soprattutto quando facciamo la nostra mega festa annuale, con un’enormità di persone da tante parti degli States che campeggiano nel bosco dietro a casa nostra per un paio di notti. Siete tutti ufficialmente invitati, infatti. Quest’anno, per via che la fossa biologica è stata costosissimamente cambiata, la facciamo la seconda settimana di settembre. Organizzatevi.

Ma la malinconia ogni tanto fa degli scherzi imperdonabili, e ci si ritrova a sperare  che le cose siano diverse da come sono. Stasera per esempio, che siamo qui nella nostra bellissima casa di Becket, dopo un’ottima cena, della musica che fa venir voglia di ballare, le lucine accese in giardino e il vino, che va giù che è una meraviglia, vorrei far casino, vorrei sentirmi in vacanza come quella volta là. Sono viziata, immatura e probabilmente un po’ stronza. Ma sincera, ecco. Quello sì.

Sono tanti i motivi per cui non si può far casino qui a Becket. Eccone dieci, per iniziare:

1)    Siamo circondati dalla natura, che sarà anche bella ma è noiosissima e senza un briciolo di ironia

2) Siamo anche circondati da ragazzini che si lamentano di tutto (“ho sonno”, “ho fame”, “ci sono le zanzare” “quando torniamo a casa?”)

3) Non abbiamo amici attorno, a parte il nostro ex vicino Bill che non so come spiegarvi, ma anche no 

4) Ci sono orsi, volpi, cerbiatti e zanzare, ma morire se si trova un locale

5) Non so ballare (quello anche in città, ma qui, in qualche modo, pesa di più. Abbiate pazienza)

6) I nostri nuovi vicini quando sono venuti a presentarsi, hanno detto che: non fumano, non bevono, vanno a letto alle nove emmezza che si svegliano presto

7) Il paesino più vicino, che non offre un cazzo, è a mezz’ora, ma comunque non abbiamo babysitteraggio per cui è fuori discussione a priori

8) Ho il miei 47 anni e l’americano due più di me: dobbiamo volare basso

9) Se ti spogli nuda e balli in giardino sulle note di Citizen Cope (dico ipoteticamente), i bambini si traumatizzano e poi vanno male a scuola e dobbiamo spiegare alle assistenti sociali robe che sono anche private

10) Tutti i pusher sono in galera, per cui anche quella come ipotesi si scarta a priori


Sabato prossimo, invece, andiamo in Florida, con Luca che come se non bastasse il fatto che è severamente autistico, si è rotto un piede, ciliegina che renderà il viaggio ancora più complesso, un’adolescente che mi continua a chiedere: “ma perché?” e Emma, che invece è felicissima. Come se non bastasse, la Florida è stata governata dal fratello di George Bush, che sta lottando per la Casa Bianca con Donald Trump.


Ma non mi sto lamentando. Anzi.

(foto dell'americano: Luca  Becket)


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