Grazie, grazie a tutti!







Tra qualche giorno, due per l’esattezza, in America si festeggia il giorno del Ringraziamento, che è quando gli europei approdarono su queste coste pensando di non trovare nessuno e invece ancora una volta si erano sbagliati. Passarono un primo anno di merda, con il freddo porco che c’è da queste parti, ma una sera dell’anno dopo vennero invitati a cena dai nativi (che loro pensavano fossero indiani), che gli insegnarono a tirare il collo ai tacchini, farcirli, e metterli nel forno dalla mattina ma a temperature basse che altrimenti si secca. Poi, qualche anno dopo, oltre ai tacchini, gli europei (cioé i nostri avi, che però adesso sono americani) fecero fuori anche tutti i nativi e, come si dice qui, the rest is history.

A me il tacchino non piace molto, ma sono ormai più di vent’anni che vengo tirata dentro, durante il giorno del Ringraziamento, a mangiarlo, assieme a tutte le altre cose (buone, devo ammettere) che fanno parte del cenone. Quest’anno saremo solo noi cinque, nella nostra casetta di Becket, con il camino acceso e accogliente, i tacchini di carta appesi che Emma fa tracciando con una matita la sua mano, e colorando il pollice come se fosse la testa, con tanto di crestina e le altre quattro dita le piume; con Luca che andrà in giro per la sala tenendo il suo iPad come se fosse un vassoio, e Sofia, spaparanzata sul divano, davanti al suo computer.

Ci metteremo poi a tavola, e a me verrà da ringraziare qualcuno, forse le gambe lunghe e affusolate di Dan, la cui bellezza mi catturò a tal punto da venire via da Milano. O forse ringrazierò Luca, per avermi fatto scoprire cosa vuol dire essere veramente felici; o Sofia per la sua dolcezza e la sua bellezza, o Emma per essere nata malgrado prendessi la pillola religiosamente. Mi sentirò di dire grazie, grazie a tutti e quattro per avermi fatto trovare comunque una mia strada, malgrado gli anni passati a fare la mamma. 
Grazie Dan per avere imparato a fare goulash, per avermi ascoltato quando dicevo che cosa vuoi che sia avere due cani. 
Grazie a Emma per fare le photo bombs e rovinare le duemila foto di famiglia ma aver riso come una pazza.
Grazie a Sofia per avere imparato a suonare l’ukulele da sola, guardando i video di youtube ed averlo accompagnato alla sua voce bellissima. 
Grazie a Luca per ricordarci che nel mondo ci sarà anche l’ISIS, ma lui non se ne occupa affatto.
Grazie a Oscar per il quindici anni da perfetto golden retriever che ci ha donato. Grazie anche a quella rompicoglioni di Lola, la boxerina che a sette anni non ha ancora imparato a stare ferma e insiste a dormire nel lettone.
Grazie ancora a Dan, per essere stato tutti questi anni al mio fianco, anche durante le mie crisi di coppia, anche durante la mia ormai incurabile depressione e i miei attacchi di panico; anche durante le volte che gli impongo di vedere trasmissioni che non gli piacciono o mi incazzo perché dopo due settimane il bucato da mettere via è ancora lì.

Mi verrà anche da fare un po’ un brindisi, con il magone che mi viene ogni volta in questi casi e Dan dirà: ‘ammadonna che palle!”; Sofia chiederà di andare in camera sua. Emma invece dirà che prima ha lei un brindisi da fare. Luca avrà probabilmente la faccia nel piatto, e si riempirà la bocca di pasta per finire in fretta e riconquistarsi il suo ipad.

E io rimarrò, lì, bicchiere a mezz’aria, con un’espressione un po’ da scema. Poi uscirò a fumare, con un bicchiere di vino.








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