Silenziosamente
Stamattina mi sono svegliata alle cinque meno un quarto, senza
motivo. Mi sono alzata silenziosamente per andare in bagno a bere. Poi sono
tornata a letto, alla ricerca di un paio d’ore di sonno, che ho trovato
soltanto verso le sei emmezza. Motivo per cui, quando Emma, alle sette mi è
venuta a svegliare per fare la colazione assieme in cucina come sempre, le ho
detto che stamattina sarei stata a letto per cercare di dormire ancora un po’.
Lei mi ha baciata ed è scesa da sola e un po’ triste, giudiziosa com’è.
Ho aperto gli occhi che erano le nove passate. Mi sono
svegliata che ero triste, e ho capito subito che oggi
sarebbe stata una giornata di quelle difficili. Mi sono fatta un caffé, ho
lavorato un po’ e poi ho telefonato alla mia amica che mi aveva chiamato la sera
prima per chiedermi dei consigli. L’avevo sentita stanca, piena di dubbi e di
ansia, e volevo sapere come aveva passato la notte. Ci siamo messe d’accordo
che sarei andata a casa sua per pranzo, e abbiamo passato un paio d’ore a parlare
delle difficoltà dell’essere madri, mogli, adulte. Delle cose che vorremmo fare
meglio, di quelle che piacerebbe ricevere senza dover sempre chiedere. Dello
sforzo che a volte si fa per restare a galla, per trovare la forza di andare
avanti nel modo più sereno possibile.
Poi, pensierosa e un po’ triste, sono tornata a casa. I cani
mi aspettavano per una passeggiata, che ho fatto più lunga del solito, forse
per smaltire quel sapore di cose che si vogliono scacciare che mi accompagnava
dall’alba. Sono tornata a casa, sileziosamente come sempre, e ho aspettato che
prima Sofia e poi Luca venissero a casa. Mi sono occupata di loro, sforzandomi
di essere la mamma tipo anni Cinquanta che accoglie felice i figli che arrivano
a casa da scuola, e mettendo da parte la mia tristezza, che a loro non serve.
Poi ho passato un’oretta al telefono con un caro amico
italiano, che mi telefona ogni volta che è in treno e torna da un corso che insegna
a una quarantina di minuti da casa. Cercavo di spiegargli, tra un ‘mi senti?’ e
l’altro, la mia giornata in cui non era successo nulla di grave, ma che era una
di quelle che gli esperti chiamano ‘giornata no’. Mi ascoltava, cercando le
parole giuste e belle per confortarmi. Poi mi ha parlato del suo momento
difficile, anche il suo, in cui alcuni progetti belli sono intercalati da
difficoltà che paiono insormontabili, soprattutto quando ci si è dentro, ed è stato il mio turno per cercare
le parole per dirgli che lo capisco, che poi si trova una soluzione, di pensare
a quello che vuole fare lui, di quello che vale la pena affrontare per essere
davvero felice.
Ci siamo abbracciati telefonicamente, e poi sono andata a
prendere Emma, infestata di pidocchi, per portarla da Kathy, che per soli
centotrenta dollari all’ora te li toglie tutti a botte di pettine sottile
sottile. Ci ha fatto vedere un video sul ciclo della vita dei pidocchi, dal concepimento
in poi, e devo dire che quasi mi spiaceva che li ammazzassimo tutti lì, mentre
si parlava di loro. Emma, dopo il video, ha raccontato a Kathy tutta la sua, di
vita, praticamente come quella dei pidocchi, iniziando cioé dal concepimento fino a quel
momento lì, in cui era seduta su quella sedia a farsi spidocchiare. Sembravano
contenta lei e curiosa Kathy, che le faceva un sacco di domande. Le ho
ascoltate, silenziosamente, attentamente, con un sorriso di fierezza sulle mie
labbra, stranamente senza rossetto.
Poi sono tornata a casa e ho trovato un Dan arrabbiato,
deluso, stufo del suo lavoro: insomma, anche lui aveva avuto una giornata di
merda. Dopo cena ci siamo seduti sul terrazzo e ha tirato fuori tutta la sua
frustrazione, la sua rabbia, la sua stanchezza nei confronti del suo lavoro,
dei suoi sforzi poco apprezzati, della sua vita che vorrebbe tanto diversa e che invece è legata a un mondo di corporations che a lui fa cagare.
L’ho ascoltato, senza interromperlo, e gli ho ricordato le
cose positive, gli ho detto di aspettare fino a domani prima di dare fuori di
matto al lavoro, che stasera era giusto essere arrabbiato ma che forse non è il
momento migliore per prendere decisioni drastiche. Gli ho dato un bacio e ci
siamo divisi i compiti: lui avrebbe fatto la cuina e io mi sarei occupata di Luca, e cioé ricordargli di fare pipì, di lavarsi i denti e di spegnere la luce che è tardi. L’ho aiutato a togliersi i
jeans e a mettersi sotto le coperte. “I love you, mister Shmoo”. “Mommy!”, mi
ha detto lui con quel modo lì che ha lui di sciogliermi il cuore, e poi io e
Dan abbiamo portato fuori i cani. Dan mi sembrava più tranquillo, e mi ha
annunciato che sarebbe andato a letto più presto del solito, stasera, che
domani vuole essere in forma.
Ha ragione.
E io sono rimasta qui, in sala, sienziosamente, a pensare. E
ho pensato che alla fine la mia giornata iniziata di merda non è molto diversa
dalla giornata di merda di Dan e dei miei amici. E ho pensato a quanto sia
grottesca tutta questa nostra disperata ricerca di qualcosa che non sappiamo
neanche noi cosa sia: sappiamo solo che non ci piace quello che c’è, senza
sapere cos’è che invece vogliamo. E niente, ho pianto anche stasera.
Silenziosamente, come sempre.
Brava . Un abbraccio .
RispondiEliminaQuante giornate no come questa ho vissuto. Eppure basterebbe stare nel presente e alla sera accorgersi quanto abbiamo dato con il cuore. Sono pensieri che aiutano ad accoglierci. Adoro l'essenzialità della tua scrittura che riesce a trasmettere le emozioni più forti.
RispondiEliminaQuante giornate no come questa ho vissuto. Eppure basterebbe stare nel presente e alla sera accorgersi quanto abbiamo dato con il cuore. Sono pensieri che aiutano ad accoglierci. Adoro l'essenzialità della tua scrittura che riesce a trasmettere le emozioni più forti.
RispondiEliminacome ti capisco..
RispondiEliminae come è vero, essere lì e pensare che mentre la nostra è una giornata di merda gli altri sono allegri, felici, e magari vanno a vedersi un film o a cena fuori..
però poi, vedi che si è in tanti ad avere giornate così, alla ricerca di...felicità? serenità? la sensazione che ho è che se vivessi su una splendida isola nell'oceano sarei forse u po' più in pace col mondo e con me stessa, ma..sarà vero?
Vorrei tanto farti compagnia, silenziosamente..o anche no..un abbraccio
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