Frode fiscale? No grazie!








Ieri era tutto chiuso perché si aspettava una grande nevicata. Tutto tranne il mio dentista, che mi attendeva puntuale alle nove su quella sedia che hanno loro negli studi fighetti e che emana ansia solo a guardarla. Dopo mezz'ora di tortura, sono tornata a casa e tutto era già avvolto nella coltre bianca che tanto piace fino a quando bisogna spalarla. 
Emma nel frattempo aveva incontrato quattro suoi amici di scuola e con loro era andata al parco qui vicino, a giocare. Sono andata a prenderla e non so perché ho invitato tutti a casa mia a pranzo. D'un tratto avevo sette ragazzi da sfamare, due (Luca e Graham, uno dei migliori amici di Emma) con la sindrome di Down, e pochissimo da offrire. Ce la siamo cavata con una sana pasta in bianco con tanto bel parmigiano e via. Poi, verso le due, dopo aver messo la folla di bambini davanti a un bel film, sono scesa nel mio studio a lavorare un po'.

In quel momento, un classico come la Cumparsita, come diceva un amico di famiglia, squilla il telefonino: è un numero di Washington. Strano, mi dico, non conosco nessuno che vive lì. Rispondo e una voce maschile con un accento non so se tedesco o israeliano (stranamente parlano inglese con la stessa cadenza) che mi dice essere dell'IRS, che è l'ufficio delle tasse americano. Mi chiede di verificare il mio nome e il mio indirizzo, cosa che faccio dopo avergli chiesto il suo, di nome, che mi dà velocemente.

Poi continua: "È da tempo che cerchiamo di contattarla. Non so se è al corrente del fatto che abbiamo revisionato le sue tasse, e c'è un buco dal 2011 al 2015. Una frode fiscale che noi reputiamo sia intenzionale". Io sbianco. Il cuore comincia a palpitare a seimila al minuto. Gli dico: "No, ma scusi È sicuro che..." "Non mi interrompa, signora Viola! Per favore. A suo nome c'è una richiesta di arresto immediato. Ha violato il Chapter 113, section 407 delle regole federali. Sono quattro i motivi del suo arresto", e comincia a elencarli.

Io vado nel pallone più totale. Però mi sembra strano, penso: prima di tutto le tasse le facciamo sempre fare a un commercialista di fiducia, pignolo e antipatico. Secondo, io non guadagno praticamente niente, per cui ho ben poco da non pagare le tasse. Ma questo signore, che dice di chiamarsi Jerry Martin, numero di matricola IRS 4537, sembra non avere dubbi sulla mia situazione a dir poco preoccupante.

Già mi ci vedo: in carcere federale, con i ragazzi che vengono a trovarmi due volte al mese, pallidi e imbarazzati. E io, con quella tuta orrenda che ti fanno mettere, grigia, o peggio ancora beige, che ingrasserebbe anche Angelina Jolie, con i capelli sporchi, il terrore negli occhi. La paura delle mie colleghe incarcerate incazzate con me, perché non c'è merda peggiore di chi non paga le tasse, che aspettano che le guardie, ancora più stronze, si distraggano per darmi un sacco di botte. E poi mia madre, che viene da Milano, che deve chiedere tutti i permessi per venirmi a trovare, che piange disperata. E le mie sorelle, che dicono a tutti: "No,no, è andata in vacanza perché aveva bisogno di staccare" perché non vogliono giustamente dire che sono parenti di un evasore fiscale tipo Berlusconi.

Nel panico più totale, salgo da Dan, che è in camera nostra con la porta chiusa e sta facendo una video conference con la sua capa e con la capa della sua capa perché appunto, la casa è invasa da minori, con un'alta percentuale di disabili a cui piace cantare a voce alta e ascoltare James Taylor e che se ti incontra sul pianerottolo vuole essere abbracciata per una decina di minuti.

Apro la porta di camera nostra e Dan mi fa segno di "No, adesso non posso". Il signor Martin continua a dirmi che sono nella merda, che devo decine di migliaia di dollari al governo americano. Gli dico: "Scusi un attimo, mister Martin", e passo il mio telefono a Dan annunciando enfatica: "Sto per andare in galera". 

Lui mi guarda, ma non sembra allarmato. Forse, penso, si è fatto due conti e pensa che in fondo sia il modo migliore per liberarsi di me senza finire anche lui in carcere. Dice alle sue cape di aspettare un attimo, prende il telefono e dice a Jerry Martin: "You are a piece of shit! Fuck you!" Sento Jerry urlare: "No, fuck you! Asshole!" e mette giù.

Io a questo punto mi vedo già seduta sulla sedia elettrica, sempre con i bambini che mi guardano attraverso il vetro e piangono, tranne Luca, che ascolta il suo iPad, forse per autodifesa. Mi sento svenire. Mi devo sedere sul letto. Dan copia il numero di telefono di Washington e chiama la polizia spiegando l'accaduto. Il poliziotto gli dice che è la settima persona oggi che chiama dicendo di aver ricevuto la stessa telefonata e che l'FBI ha aperto un'indagine su questi stronzi che telefonano alla gente per farsi mandare dei soldi e risolvere così la questione. Poi Dan mi guarda e mi fa: "Ma secondo te noi non paghiamo le tasse? Ma sei pazza?"

Penso a tutte le persone che hanno come me ricevuto questa telefonata e che non hanno uno come Dan che le salva. Pensa se fosse capitato che ne so, a mia mamma, o a una persona che non parla bene inglese e che non capisce i dettagli. Chissà quanti infarti hanno causato, questi stronzi, mi dico. Dan mi dice con gentilezza di lasciarlo in pace ancora per una decina di minuti. Poi gli scappa da ridere. Vado da Sofia, che si sta riguardando un film dei fratelli Coen e le racconto cosa mi è successo. Mi dice: "Ma mamma, è la truffa più conosciuta al mondo...". Però poi mi abbraccia e ridendo mi fa: "Sono degli stronzi, lo so...".

Niente, neanche questa volta vado in galera, penso quasi un po' delusa mentre tento di scendere le scale e vengo intrappolata dalle braccia forti di Luca che mi chiede un abbraccio.

Ne sarebbe uscito un libro della Madonna.







Commenti

  1. Mi aspettavo che ti svegliassi dall'incubo. Sognavo.
    Invece no è tutto vero. Mi hai fatto stiantare da i' ridere.
    Te l'ho scritto in fiorentino, tanto per capissi meglio. Marina sei un mito.

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  2. AMMAZZATEOOO che spaghetto!
    Senza dubbio più traumatico lì negli USA che qui da noi,
    sempre pronti a metterci una pezza, magari corrompendo uno della finanza.
    Un abbraccio a te e ai tuo pargoli.
    Cristiana

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