Da nonna Vera a Simon & Garfunkel è un attimo
Un altro quattro di luglio in campagna, qui a
Becket, nel Berkshire, che in fondo è la quintessenza dell’America: rurale, enorme,
verde, semplice. Quest’anno sono sola con Luca, e in questa sera di festa
nazionale io e lui non abbiamo nessuna intenzione di festeggiare: per Luca i botti sono spaventosi, per Gus, il nostro cucciolo di pittbull anche,
e a me non interessa proprio uscire a celebrare una nazione che malgrado gli
anni, non mi appartiene. Opto invece per il concerto di Simon and
Garfunkel a Central Park che trovo su Spotify, mentre aspetto i botti dei
fuochi artificiali che forse riuscirò a vedere oltre il bosco dietro casa. Quindi ce ne rimaniamo qui, io, Luca, Gus, la
chitarra di Paul Simon e con il gilerino nero tanto trendy di Art Garfunkel che rendono l’atmosfera
più di americana di mille bandiere a stelle e strisce.
Dopo mezza bottiglia di
rosé e mi viene come sempre un po’ di malinconia. Penso al giorno in cui ci fu
questo concerto, perché in un certo senso quella sera lì dell’estate 1981 ha a
che fare con il mio presente, qui, a Becket, in questa strana sera solitaria del quattro
di luglio.
La storia di Simon, di Garfunkel, del concerto a
Central Park, della nostra casa a Becket, di Luca, di Gus e del rosé inizia negli anni prima della
seconda guerra mondiale, quando io non ero neanche nei meandri dell’immaginazione
di questa umanità. Per la precisione, inizia a Bordighera, dove vivevano due
ragazze che facevano le babysitter agli inglesi in
villeggiatura in riviera. Una delle ragazze era mia nonna Vera e l’altra era la sua amica
Serafina. Alla fine di quell'estate, una delle famiglie chiese a mia nonna di
andare in Inghilterra, ma mia nonna era troppo legata a sua mamma e ai suoi
fratelli per accettare. Estese l'invito alla sua amica, che aveva uno spirito molto
più avventuriero e che accettò senza esitazione. In Inghilterra Serafina
conobbe un italiano, si sposarono fecero due figli, Victoria e Charles, e insieme aprirono una scuola di lingua per stranieri nel Kent, vicino alla cattedrale di
Canterbury.
Mia nonna invece rimase a Bordighera, dove
conobbe mio nonno Franco. Insieme si trasferirono a Crema, dove la famiglia di
mio nonno aveva un albergo, e poi a Milano. Ebbero due figlie, mia zia Milena
(nata nell’albergo) e mia mamma, nata a Bordighera quando erano sfollati. La
mia mamma nacque la notte di Natale in una casa che si chiamava Casa della
Lerda, nome che anni dopo solleticò non poche battute a mio padre. Ma
questa è un’altra storia.
Passò la guerra, si scoprì che le dittature non funzionano, passò il referendum
monarchia-costituzione, passarono gli anni della ricostruzione, passarono anche gli anni di scuola dalle suore di mia zia e mia
mamma, e prima una e poi l’altra andarono in Inghilterra per un anno, nella scuola
di Serafina come ragazze alla pari, a imparare: l'inglese, a fumare, a ascoltare il
rock and roll e a innamorarsi di ragazzi stranieri. Diventarono anche amiche di
Victoria, di una decina di anni più giovane di loro.
Poi passarono anche gli anni cinquanta, si spararono degli astronauti sulla Luna, sulla Terra si scoprirono cose strane tipo femminismo, lotta di classe, flussi migratori dal sud al nord, mia mamma e mio papà si sposarono e ebbero prima
una, poi due, poi tre poi quattro figlie. Poi Serafina invitò me e mia sorella Renata
in Inghilterra, in una scuola uguale a quella che lei aveva
aperto anni prima con il marito, ma gestita da una signora bizzarra, Mrs Guest. Era l’estate del 1981 e nella saletta della
scuola c’era fermento perché tutti aspettavamo di vedere in televisione il
concerto a Central Park di Simon e Garfunkel. Io e mia sorella non sapevamo chi fossero, ma Ruggero, un ragazzo idi San Remo particolarmente carino anche lui
studente lì, ci tirò dentro nell’agitazione.
“Ladies and gentlemen, Simon and Garfunkel!” E nel delirio di
migliaia di persone si sentirono i primi accordi di Mrs. Robinson.
L’anno dopo morì mio papà e la nostra vita
cambiò completamente, ma andò avanti: mia mamma lavorava alla RAI, noi tra un
fidanzato e l’altro stavamo dietro a nostra sorellina, facevamo i compiti e
cercavamo di non farla fuori dal vaso che ci mancava solo che anche noi creassimo problemi.
Poi nel 1987 arrivò quella telefonata e per puro caso risposi io. Era Victoria, la figlia di Serafina. Viveva in America,
nel Massachusetts, aveva due figli e un lavoro a tempo pieno. Chiedeva se una di noi volesse venire a fare la ragazza alla pari per un anno a casa sua. Dissi subito
che ci sarei andata io.
Passano velocissimi ancora tanti anni e d'un tratto mi ritrovo qui, a
Becket, il quattro di luglio, con Luca e il cucciolo Gus. I fuochi artificiali
sono appena finiti, Gus è sotto il tavolo, Luca in camera sua che ascolta Fly
Me to The Moon e Simon e Garfunkel suonano per me American Tune, la mia canzone
preferita.
<3 un abbraccio forte super Donna Marina
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