Sei minuti all'alba











Io e Dan partiamo domani mattina all’alba. Per la seconda volta in 22 anni abbandoniamo la nave, con dentro figli tre, cani due e gatto stronzo per andarci a spaparanzare sulla spiaggia di un’isola caraibica per una settimana. Con l’emozione di riscoprire chi c’è dietro un marito sempre preso con il lavoro e una moglie sempre presa tra lavoro, figli, casa e cani, arriva irrimediabilmente un senso di disagio, dovuto alla preoccupazione di andare lontano dal gregge.

Ho provato a spiegare a Luca che io e Dan prendiamo un aereo (ma no, non andiamo a Milano dalla nonna Franca e no, non prendiamo l’ascensore che lui tanto ama), ma che la sua ex terapista Ariel verrà a stare qui per la settimana, che lo aiuterà a prepararsi la mattina per andare al centro, e che sarà qui ad aspettarlo quando di pomeriggio arriva con il pulmino. Un ok sussurrato da lui mi ha fatto capire che non ha colto esattamente tutto quello che gli stavo dicendo. Lasciare Luca è sempre difficile, anche se è in mano a persone che gli vogliono bene: è un po’ come lasciare un bambino di due anni a una babysitter e sperare che tutto fili liscio. Una preoccupazione di cui non ci libereremo mai e che inevitabilmente lascia un’ombra di ansia in tutti i (pochi) movimenti che facciamo senza di lui.

Sofia si occuperà dei cani. Fiona, che ha un anno, è un cane di stazza piuttosto grande, ma la parte più enorme di lei è l’energia che ha: se non la si porta al parco almeno una volta al giorno, a inseguire la sua pallina arancione, abbaia, si lamenta, smangiucchia quello che le capita fra le mani. Rosie è invece più calma e anche più piccola di stazza, ma ha comunque bisogno di muoversi spesso, perché ha scoperto che la cosa più buona da mangiare sono i libri, tutti quelli che riesce a pescare, e se si annoia fa fuori una biblioteca. Il parco permette ai cani di andare senza guinzaglio solo fino alle nove del mattino, e Sofia, da brava diciannovenne, non è sempre sveglia e pimpante alle sette emmezza, quando io vado ad incontrare tutti gli altri cani. Ha anche molta meno pazienza di me, e tende a rimanere al parco per venti minuti al massimo, prima di tornare a casa. Poi deve portarli fuori almeno ogni tre ore, onde evitare pisciate in corridoio. Insomma, un impegno che spero riesca a mantenere.

Emma ieri aveva ancora un po’ di febbre e un dolore che nessuno riesce a capire cosa sia dietro gli occhi. Ieri l’ho portata dal dottore, che siccome è americano mi ha detto che potrebbe essere allergie o forse un cancro nel cervello che spinge contro gli occhi. Insomma, le solite buone notizie 24 ore prima di partire. Avrei dovuto portarla d’urgenza da un oculista e, più avanti, da un neurologo. Invece l’ho accompagnata a scuola e le ho detto che se fanno male gli occhi, di andare dall’infermiera e farsi dare un’aspirina. Speriamo funzioni.

Oggi, oltre ai bucati e alla valigia, preparo del sugo per la pasta di Luca, delle bistecche impanate e delle crepes che piacciono a tutti. È tutta ansia che mi impone un rigore inutile: voglio che la casa sia perfetta, i bucati fatti, i pasti preparati, il frigo pieno, come se chi rimane qui non potesse neanche farsi una pasta.

I miei vicini, tutti, mi hanno detto che se Sofia ha bisogno di qualsiasi cosa, di chiamarli e di contare su di loro. Deb e Liz, la coppia che vive di fronte a me, hanno promesso a Sofia che una sera prepareranno loro una cena per i ragazzi e la porteranno. John ha detto che se Sofia ha bisogno di aiuto con i cani, di chiamarlo. Julie ha voluto dare a Sofia il suo numero di telefono. Tutti, senza eccezione, mi hanno assicurato di andare tranquilla, che con la vita che faccio questa vacanza me la merito tutta. Ho detto a Rebecca, l’altra vicina, che se vede delle fiamme uscire dalle finestre, di non chiamarmi perché tanto sono lontana e io non posso farci niente. Ha riso ma mi ha detto che ci pensa lei. Io mi sono commossa, con quella lacrimuccia stronza che mi cade sempre in queste occasioni.

Poi so che una volta coperta di crema solare 70 (esiste!) e coricata di fianco al mare caraibico, tutta l’ansia scompare. So anche che andrà tutto bene, e che la settimana passerà troppo veloce. So che Emma non ha un tumore, che Sofia si sveglierà in tempo, che Luca tornerà a casa contento e chiederà subito un bicchiere di latte e tre o quattro Orios e se ne andrà soddisfatto in camera sua, ad ascoltare Gianna Gianna.

Devo solo arrivare a domani mattina all’alba.




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