Benedetti orecchini


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“Mamma, posso farmi i buchi alle orecchie?”, mi chiede Emma in un momento di coraggio. Certo che sì, le rispondo. Siamo prima andate a portare Sofia al campo estivo dove lavorerà per l’estate come animatrice. Il posto è molto bello, a circa un’oretta da Becket. Aveva un sacco di cose da portare nella stanzetta che le avevano offerto al campo, per cui abbiamo preso la macchina di Dan, che è molto più grande della mia.

Arrivate, abbiamo aiutato a scaricare le cose dalla macchina e a organizzare la sua nuova cameretta, molto carina, e l’abbiamo abbracciata. Emma era agitatissima per questi orecchini, che l’anno scorso aveva giurato non avrebbe mai fatto perché aveva paura che facesse male. Prima di andare al mall, dove c’è il negozietto dove fanno i buchi, ci siamo fermati in un negozietto sulla strada che vende cose che qui chiamano di “antichità’: oggetti carini anni quaranta e cinquanta a cui io sono attratta come le api al miele. Abbiamo lasciato la macchina nel largo parcheggio fuori dal negozio, dove c’era anche un grande tendone bianco con diversi oggetti in saldo, e siamo entrate nel negozio. “Facciamo in fretta, però, perché voglio farmi ‘sti buchi!”.

Eravamo tutte e due di ottimo umore, e camminavamo per il negozietto facendo battute sceme. Abbiamo visto un bel cartello di ferro battuto rosso che abbiamo comprato per appenderlo sulla casa di Becket. Mentre stavamo pagando, Emma nota degli orecchini in vendita, e si mette a raccontare alla commessa che stavamo andando al mall a fare i buchi alle orecchie. La commessa le diceva di non preoccuparsi, che fa male all’inizio ma poi sarà bello comprare orecchini e cambiarli. Una conversazione di forse due minuti. Dopo di ché, Emma, che era davanti a me, ha aperto la porta di legno antico del negozio per uscire. Io ero dietro di lei. In quell’esatto istante, un camion pick-up molto grosso con attaccato un rimorchio, esce di strada, entra a cinquanta all’ora nel parcheggio dove c’era la nostra macchina, e si schianta nel tendone. Emma e io eravamo a quattro metri dall’incidente. Lei urla e ritorna immediatamente nel negozio, piangendo. Io corro verso il pick-up per vedere se qualcuno si è fatto male, mentre urlo alla commessa di chiamare un’ambulanza. È coperto dal tendone bianco, ma riesco a vedere nel finestrino. Il guidatore è sulla quarantina. Ha la barba, i capelli molto corti, è di stazza molto grossa.

È morto.

La bocca aperta, gli occhi anche, è bianco tendente al verde. Il vetro del camion ha un buco proprio davanti alla sua faccia. Ma niente sangue. Cominciano a fermarsi altre macchine, per vedere cosa è successo. Decido quindi di correre da Emma, che è ormai isterica. Piange e urla, terrorizzata.

Non vedo l’ora di mettermela in macchina e andare via. Io sono completamente scioccata. Non avevo mai visto un morto, e sento che le gambe mi tremano e l’adrenalina è alle stelle, per cui spero di non crollare. Davanti a Emma, la padrona del negozio che durante l’incidente era in un ufficio appena sopra, dice che crede che nella tenda ci fosse qualche cliente. Emma mi guarda con gli occhi ormai stralunati dal terrore e mi dice: “È vero? Se è vero, è morto”. In effetti, nel parcheggio c’era un’altra macchina. Solo poco dopo è venuto fuori che invece, fortunatamente, il tendone era vuoto. Dico alla padrona del negozio e alla commessa, anche lei sotto choc, che io devo portare via mia figlia da una scena così violenta, ma me lo impedisce. “Siete state le uniche a vedere cos’è successo. La polizia vorrà un verbale da voi”. Le dico che va bene, ma che la commessa deve portare Emma da un’altra parte del negozio, calmarla e provare a distrarla.

Torno fuori. Adesso ci sono circa sei persone che cercano di aiutare. Corro verso l’incidente e io e una donna togliamo il tendone che ricopre il pick-up. Due signori cercano di tirare fuori dalla macchina il corpo ormai senza vita del guidatore, ma è troppo grosso, e non ci riescono. La polizia arriva dopo una decina di minuti, e in quattro lo estraggono e lo appoggiano sul prato. Il corpo è coricato a pancia in su davanti a me. Osservo la maglietta, i pantaloni. Non c’è sangue. Ma penso anche che qualche ora prima questo signore si era alzato, si era bevuto un caffè, aveva scelto quella maglietta e quei pantaloni, aveva salutato sua moglie e i suoi figli e si era messo sul furgone per andare a lavorare. Adesso era lì, davanti a tutti, morto.

Un poliziotto è venuto da me per chiedermi di compilare un verbale. L’ho portato dove c’era Emma e lo abbiamo fatto insieme. Era un po’ più tranquilla. Mi ha detto che la commessa le aveva regalato una bottiglietta d’acqua fresca e che era molto carina. Ancora non sapeva che il guidatore era morto. L’avrebbe scoperto un’oretta dopo, dai giornali. Aveva avuto un infarto, e lasciava sua moglie e due bimbi piccoli. Aveva 42 anni, l’età di mio padre quando è morto mille anni fa. Dopo poco, ce ne siamo andate via, verso il mall, per fare questi benedetti buchi alle orecchie. 

Benedetti è la parola giusta. Se Emma non si fosse fermata a parlarne con la commessa, io e lei saremmo uscite dal negozio prima, saremmo salite in macchina, saremmo andate alla fine del parcheggio per rientrare nella strada e saremmo state travolte da un furgone che andava a cinquanta all’ora fuori strada, direttamente verso di noi.

I buchi delle orecchie ci hanno letteralmente salvato la vita. A volte la vita è appesa a un filo. O a un paio di orecchini.


(nella foto, il pick-up che ci ha quasi ammazzate)

Commenti

  1. Terrificante.
    Dovremmo vivere ogni istante di vita con la consapevolezza che potrebbe essere l’ultimo, dovremmo gustare ogni istante di vita e non stare a pre-occuparci del domani, il domani potrebbe anche non arrivare, purtroppo.

    Serena giornata.
    sinforosa

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  2. Ciao Marina sono Patrizia. Ho trovato solo questo modo per raggiungerti e chiederti il Tel.di Pupa. Vorrei tanto parlare con lei dopo tanti tanti anni.
    Un abbraccio

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    1. Ciao Patrizia! Il numero non è cambiato, ma se mi scrivi un'email te lo rimando. marinaviola@yahoo.com

      Un abbraccio a te!

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  3. Adoro questo blog e i suoi libri. Attendo con ansia ogni nuovo post. La ringrazio molto.

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