Ecco, dai che ci siamo


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Ci siamo: domani esce il mio nuovo libro.

C’è sempre un misto di emozione, di paura e di tensione quando esce un libro nuovo. I miei, soprattutto, in cui mi rendo sempre estremamente vulnerabile, parlando in modo (fin troppo) sincero di me, della mia vita, dei pasticci che faccio. Mentre scrivo, mi sembra sempre di vivere un momento estremamente intimo, e non mi viene mai da pensare di non raccontare qualcosa solo perché poi lo leggeranno in tanti. Io vado, senza soffermarmi su come un certo racconto, una certa frase può rendermi così nuda davanti a chi conosco.

Poi però esce il libro e me le trovo lì, tutte quelle cose che avevo scritto dal tavolo della cucina o dalla mia scrivania, di sopra, illuminata dalla lampada quella bella che era de genitori di Dan. Me le ritrovo lì, tutte le mie imperfezioni di donna, di madre e di figlia. Rileggendolo, comincio a pensare: “Oddio, è vero! Avevo scritto ‘sta cosa! Adesso è qui, a pagina trentacinque…”.

Questo ultimo libro, in particolare, tratta di un tema delicato: la sessualità spiegata ai figli. Sessualità e figli nella stessa frase rappresentano già un terreno minato in partenza. Figuriamoci cercare di sviscerarlo, di rispondere a domande che sono sempre rimaste nel cassetto, o dietro la porta per vergogna, per paura di fare danni, per profondo pudore. Perché per parlare di sessualità ai figli bisogna sapersi mettere in gioco, bisogna sperimentare, bisogna avere il coraggio di barcamenare nel buio, bisogna scacciare la quasi-certezza di dire delle cazzate. E bisogna anche mostrare tutte queste vulnerabilità ai figli, saper chiedere scusa quando l’errore è madornale.

Io ho tentato di farlo usando uno strumento che mi viene abbastanza bene: l’autoironia. Mi sono presa per il culo moltissimo, ho fatto ridere di me e delle mie debolezze, come sempre per nascondere il mio imbarazzo. Quindi sì, a parte l’emozione di condividere con chi vuole leggerlo un mio lavoro, provo un certo timore e un po’ di tensione.

Una delle cose che più mi spaventa è come reagirà mia madre quando leggerà  ‘sta roba tutta di sesso e confessioni. Lei che con noi ha sempre mantenuto un pudico silenzio su questo tema, già me la vedo, seduta su una delle due poltroncine in cucina, intenta a leggere. Come reagirà? Ci rimarrà male? Capirà che scherzavo (‘posso sempre dire che scherzavo, al limite’, mi dico cercando di calmare la mia ansia), sarò riuscita a strapparle uno di quei suoi sorrisi così immensamente belli?

Un’altra cosa che mi spaventa è che ogni volta che esce un mio libro, mollo Dan con i ragazzi, i cani, il gatto e tutto l’ambaradan indescrivibile della nostra vita quotidiana in mano sua. Il senso di colpa per essere lontana misto al desiderio sfrenato di starmene lontana per ben tre settimane da tutti e fare le mie cose mi strugge.

Beh, forse strugge è troppo: diciamo che mi spiace per Dan, ma sono contenta (macché contenta! estasiata! raggiante! deliziosamente esultante!) di staccare per un po’ e di dedicarmi a me e al mio lavoro. E poi comunque lo so, come sempre andrà tutto bene: Dan, che è un santo, riuscirà a fare tutto bene, benissimo, e ci sentiremo tutti i giorni e sarà fiero di me e io di lui. Lo so. Siamo gli eterni fidanzati, che ancora ci manchiamo come quando si andava in vacanza e si lasciava il moroso a Milano.

Insomma, tutto per dire che domani esce questo mio ultimo lavoro, che ho impiegato ben due anni a scrivere, e che sono emozionata.

Ecco.



Commenti

  1. Non vedo l'ora di leggerlo!
    Per ora: complimenti!!

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  2. voi Viola avete un grande ascendente su di me. quindi a domani.
    e complimenti sulla fiducia

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