Stephen King mi spiccerà casa










Sono passati cinque mesi da quando hanno chiuso tutto per via del Coronavirus.

Cinque mesi che Luca non va al centro diurno.

Cinque mesi che Emma se ne sta in camera sua quasi tutto il giorno.

Cinque mesi che Dan è a casa, tre mesi da quando ha perso il lavoro.

Cinque mesi che io aspetto quello che ormai sembra un miraggio: il mio spazio da sola, la mia casa silenziosa e ordinata, come piace a me. Il tempo per concentrarmi e ricominciare a scrivere, tranquilla, nel mio bellissimo studiolo, che in questi mesi è sempre stato vuoto.


Quando mi chiamano, gli amici mi chiedono come va. Va, rispondo io, perché per andare va, e finché la barca va, lasciala andare. Nel senso che è meglio non fermarsi un attimo a pensare a quello che questi primi cinque mesi - e non se ne vede ancora la fine - hanno significato per me.


La parola che mi viene in mente nel descrivere questi cinque mesi è letargo. È come se in questo periodo la mia testa, le mie idee, la mia voglia di scrivere si siano nascosti in una specie di nido, di bozzolo e si siano addormentati. Non riesco più a trovarli, o a svegliarli da questo letargo forzato e nocivo in cui mi ritrovo.


Come dice Emma tra le lacrime, non c’è nulla da attendere con entusiasmo, sembra di essere incastrati sempre nello stesso giorno, come quel film con Bill Murray. E ogni giorno inizia sempre un po’ più tardi: ci svegliavamo tutti verso le sette, adesso quando ci alziamo alle dieci pensiamo di non aver dormito abbastanza. Facciamo colazione, in silenzio, e poi passiamo ore a far niente. Luca se ne torna in camera sua ad ascoltare la stessa canzone da marzo; Emma torna a letto a vedersi Grey’s Anatomy, la sua nuova ossessione. Io gioco al mio stupido giochino a telefono per ore prima di fare qualcosa di più utile; Dan porta fuori i cani per una breve passeggiata e poi si mette davanti al computer a cercare lavoro. Spesso capita che sono le cinque del pomeriggio e nessuno ha ancora fatto la doccia. Spesso capita che nessuno abbia voglia di andare a fare la spesa, quindi si ordinano delle cene al cinese, o alla pizzeria. La sera, si guarda la tele fino a tardi, e si va a letto senza peraltro riuscire a dormire bene.


E il giorno dopo, riprende la stessa, identica solfa.


Ormai siamo tutti assuefatti a una vita in cui non succede assolutamente nulla di nuovo. Non riusciamo, nessuno di noi, a uscire da questo letargo, non riusciamo a imporci una vita più attiva. Fuori ci sono 40 gradi, le strade e i negozi sono deserti. In spiaggia non si può andare; per fare shopping ci vuole mascherina, guanti, disinfettante per le mani e poi ci vogliono soldi che abbiamo ma temiamo di spendere in caso Dan impieghi più tempo del dovuto a trovare lavoro. Le passeggiate con i cani sono sempre belle, ma il caldo ammazza sia loro che me. Girare in bici con il casco e la mascherina è difficile, sempre per via del caldo.  Ovvio, sono tutte scuse, lo so. 


Portiamo Luca a fare dei giri in macchina: c’è l’aria condizionata e la musica che sceglie lui. Emma a volte incontra la sua migliore amica al parchetto vicino a casa nostra, ma devono stare distanti anche solo per chiacchierare.


Io, dopo aver fatto un bucato o aver pulito la cucina, non ho più nulla da fare. Faccio un po’ di fisioterapia tutti i giorni, parlo con il mio nuovo pesciolino, ascolto un po’ di musica e a volte, se riesco a concentrarmi, leggo.


Temo che il Coronavirus avrà delle ripercussioni enormi sulla salute mentale di tutti e noi quattro e che faremo fatica a ritornare a come eravamo prima. Per quanto tutti odiamo questa nostra nuova routine, ci sembra che non ci siano alternative, per ora. E chissà ancora per quanto.


Tengo però gli occhi e la mente puntati sul mio miraggio: un giorno, chissà quando, Dan uscirà per andare in ufficio, Emma e Luca andranno a scuola e al centro, e io, dopo la mia passeggiata al parco con i cani, vincerò contro il letargo. Brucerò il bozzolo in cui si è nascosta la mia voglia di fare e scriverò un libro bellissimo, che neanche Stephen King.


Me lo sento.



(nella foto, io e Rosie spaparanzate sul divano)





Commenti

  1. Cara c è di peggio...mia moglie mi ha lasciato con una figlia di 14 anni..tu almeno puoi contare sul calore di una famiglia...io neanche su quello

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari